Si delinea la responsabilità dello «Stockholm» nel disastro in cui sono morie 54 persone

Si delinea la responsabilità dello «Stockholm» nel disastro in cui sono morie 54 persone Oli scampati depongono davanti allo Commissioni d'Inchiesta Si delinea la responsabilità dello «Stockholm» nel disastro in cui sono morie 54 persone Sembra innegabile che l'urto fu dovuto ad errore del transatlantico svedese; restano oscure le canse di questo errore - Il radar dello "Stockholm „ avvistò la "Boria,, mezz'ora prima dell'urto - Il capitano Calamai alle 23,15 vide le luci dell'investitore; questi procedeva nella direzione sbagliata, così da tagliargli la rotta - Cinque minuti più tardi, la tremenda collisione in piena velocità - I libri di bordo salvati dal comandante a , i (Dal nostro inviato speciale) New York, 30 luglio. La densa nebbia, che ha circondato per quattro giorni le circostanze che condussero all'affondamento della « Dorla », corninola a diradarsi. Sì dalla nebbia emerge sempre più chiara e convincente la prova che la causa Anale . dello speronamelo della nostra nave è da attribuire In parte ad errore umano degli ufficiali svedesi che si trovavano fra le 2230 e le 23,20 sul ponte di comando, errore che però è stato quasi certamente provocato dalle condizioni di pessima visibilità esistenti in quella ora fatale. Fonti italiane di ineccepibile autorità e fonti svedesi egualmente attendibili hanno fatto dichiarazioni, in base alle quali è possibile ritracciare con sufficiente esattezza le circostanze che hanno condotto allo speronamento. Per prima cosa, è accertato ormai senza più alcuna ombra di dubbio che i « radar » delle due navi che si correvano incontro sullo stesso « binario » convenzionale al largo di Nantucket, la sera del B5 luglio, funzionavano perfettamente. Non solo funzionavano, come la stampa aveva accertato in base alle prime dichiarazioni del personale di comando fin dal giorno seguente, ma la Dorla vide chiaramente sullo schermo dei suoi apparecchi l'ombra dello Stockholm. Ed oggi un ufficiale svedese ha ammesso che anche sul loro ponte U radar aveva segnalato, « circa- mezz'ora prima dell'investimento », che una nave proveniente da oriente stava scendendo verso New York su una rotta assai vicina a quella seguita dallo « Stockholm ». Questa conferma e di fondamentale importanza per comprendere che cosa accadde mentre le due navi navigavano verso a loro tragico appuntamento. Per capirlo, è essenziale ricordare che la Doria segubva la rotta fissata dalle convenzioni internazionali, e che invece lo Stockholm era spostato di Quindici miglia troppo a sud di quella che è seguita normalmente dalle navi che si allontanano in questa stagione dalle coste americane. Questo fatto, che in un primo momento pareva di imporr tanza fondamentale, assume ora una caratteristica di minore gravità, dato che, sebbene una delle due navi fosse fuori del canale conveneionale, esse si erano vedute al <radar», e si doveva quindi escludere la possibi/itd di una loro collisione. Le convenzioni internazionali, inoltre, non « obbligano » le «avi che entrano o escono dall'Atlantico a seguire i « binari-» stabiliti, proprio per evitare collisioni attorno a Nan tucket, quadrivio dell'oceano, ma si limitano a consigliarne l'uso lasciando alla discrezione dei comandanti di seguirle più o meno rigorosamente. Per motivi che verranno chiariti dall'inchiesta, il comandante svedese aveva comunque deciso di seguire una rotta più a sud di quella solita in parten za da New York, ed egualmente il comandante Calamai si teneva uno o due miglia più a nord del « binario » usuale, forse per evitare di trovarsi nella nebbia troppo vicino ai banchi di sabbia che in quella zona al largo delle coste americane hanno provocato, nei secoli, centinaia di naufragi. Ad ogni modo, il comandante della Dorla, sapendo di trovarsi sulla, rotta normale, anche se con un piccolo scarto, decise — quando venne avvi stato al radar il piroscafo che veniva in senso inverso da sud-ovest — di mantenere la sua rotta. Le immagini e le distanze date dal radar, per quanto attendibili, non sono però accurate, e quindi nessu no dei due comandanti poteva stabilire — al momento del primo avvistamento radar — se l'altra nave si trovava sulla sua destra o sulla sua sinistra: egli sapeva solo che le due navi seguivano, o pareva seguissero all'ingrosso, la stessa rotta, in senso inverso, su due linee grossolanamente parallele. ' In questi casi le regole di navigazione non impongono alcuna manovra speciale, eccetto quella di presentare alla nave che viene incontro il fianco destro, reciprocamente. Il comandante Calamai stimò, la sua stima era esalta come i fatti provarono, ohe lo svedese fosse sulla sua destra. Per questo egli decise, quindi, di continuare sulla propria rotta. DdvlatrmfilapvdluntonstsCtvrSebficncsissfpCcCmumdDf r e e o e Diminuita la distanza fra le due navi, che ancora non si vedevano per la forte nebbia, la posizione rispettiva del transatlantici confermò la stima di Calamai: lo Stockolm figurava al radar proprio sul-, la destra della Dorla e, reciprocamente, lo Stockolm doveva vedere la Dorla sulla sua destra. A questo punto è venuta in luce un'altra circostanza- che, nell'inchiesta per l'accertaménto delle responsabilità, sarà tenuta nel debito conto, anche se di minor rilievo di quanto fosse creduto in un primo tempo: la Dorla — nella cui sala radar, per ordine del cap. Calamai, vi erano non due, ma tre uomini — suonava, con intervallo fissato dalle convenzioni internazionali, la. sirena da nebbia, mentre lo Stockholm, forse perché era entrato da poco nella zona nebbiosa (che si stendeva e si infittiva di più man mano che ci si allontanava dalla costa) non aveva ancora cominciato metterla in funzione. Le due navi procedevano così mila nebbia una verso 'altta, su rotte parallele ma separate da una distanza che il cap. Calamai stimò più che sufficiente per evitare qualsiasi pericolo di collisione. Quale fosse questa distanza, lo si saprà esattamente dall'inchiesta: Comunque, si ripete, un uomo cosi prudente e attento come Calamai stimò, che fosse un miglio, poco più poco meno una distanza che offriva ogni margine di sicurezza. Pochi istanti dopo le dal ponte di comando della Doria si cominciarono a scorgere, esattamente nella direzione indicata dal radar, i fanali dello Stockholm. E' un momento di estrema importanza, carico di fatalità: bisogna compiere uno sforzo per immaginare la tensione che deve aver dominato, ben seppellita sotto la maschera di impassibilità e di calma del comandante, fra gli ufficiali della Doria: come apparivano quelle luci, in quale posizione? Se alla destra del ponte il comandante avesse scorto il fanale rosso, allora ci sarebbe stata una sola manovra da fare: accostare rapidamente a destra, come prescrivono le convenzioni internazionali; indubbiamente anche la nave svedese, scorgendo a sua volta un fanale rosso che gli veniva incontro, avrebbe accostato alla sua destra. Le due navi si sarebbero evitate cosi, riprendendo subito dopo la propria rotta. Ma Calamai e tutti i suoi ufficiali videro alla loro destra un fanale verde. Tutti lo videro. Nessuna manovra è prescritta dalle regole di navigazione in questo caso, e Calamai proseguì per la sua rotta. Pdncfmnpcf a a a i a i a . Pensava che lo Stockholm vedesse a sua volta attraverso la nebbia le luci della Doria, e che il comandante svedese non facesse a sua volta nessuna manovra: le due navi, continuando a correre su due rotte parallele, si sarebbero incrociate presentando ognuna il fianco destro. I due transatlantici erano ormai a pochissima distanza l'uno dall'altro, e la velocità assoluta a cui si avvicinavano era di circa quaranta mi-glia all'ora. A questo punto solo l'inchiesta stabilirà cosa sia accaduto sullo « Stockholm». n fatto di Incontrovertibile evidenza è che a questo punto la nave svedese virò a destra avviandosi a tagliare decisamente la rotta seguita dalla «Dorla». La Doria, nel disperato tentativo di evitare ancora la collisione, e sempre seguendo scrupolosamente le convenzioni internazionali, virò a sinistra cercando di non farsi investire e di riuscire a fare in tempo a mettersi daccapo in rotta parallela con lo Stockolm. Afa questo marciava a tutta forza. Quando si accorse della gravità della situazione, era già troppo tardi. Tentò di fare macchina indietro (come viene rivelato oggi da dichiarazioni di marinai dell'equipaggio svedese), ma tutto fu inutile. Come era potuto accadere, che sul ponte di comando degli svedesi, si commettesse un errore così grave? Ripetiamo che solo l'inchiesta potrà stabilirlo; e l'inchiesta e e deve rimanere ancora per molto tempo segreta. Per ora U campo è aperto solo alle suppor sifoni. E Ja più, accreditata fra queste è la-seguente: che, a causa della nebbia, il capitano svedese — per la nebbia o per chi sa quale tragico fattore — non abbia veduto il fanale verde della Doria, od abbia visto solo quello rosso. Credendo di trovarsi fuori mano, egli fece la manovra prescritta in questi casi: virò a destra. E quando alla fine o vide il fanale verde della Doria, o capi che correva allo speronamento e cercò di riparare facendo macchina indie tro a tutta forza, era troppo tardi e condannava la Doria a scendere in fondo al mare. L'inchiesta sommaria condotta dal Consolato generale d'Italia sarà chiusa fra due giorni e le sue risultanze saranno inviate subito a Roma per corriere diplomatico. Con il corriere partirà anche un sacco contenente i principali documenti di bordo che, naturalmente, il comandante Calamai ha salvato e consegnati in voluminoso plico sigillato alle autorità italiane. Gino Tomajuoli La prua dello « Stockholm » dopo la collisione con !'« Andrea Doria ». Tra le lamiere accartocciate dall'urto tremendo è stata salvata Linda Morgan. La giovinetta non ricorda quasi nulla: dormiva. La prua rompighiaccio penetrò nella sua cabina e la strappò dalla cuccetta. La sorellastra Joan, che le dormiva accanto, è morta sul colpo. (Radiofoto) • **0^£» & fé * 1 La quattordicenne Linda Morgan, figliastra del giornalista americano Camillo Clanfarra, ringrazia 11 marinalo spagnolo Barnabe Poi anco Garda cui deve la vita. La giovinetta era stata sbalzata tra le lamiere contorto della prua dello «Stockholm» e 11 marinalo riuscì a trarla in salvo. E' ricoverata all'ospedale con un braccio rotto. (Radiofoto)

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