Uno sciopero impopolare di Vittorio Gorresio

Uno sciopero impopolare Uno sciopero impopolare Roma, 23 luglio. Sono pochi i temi di cui sia tanto difficile trattare come di uno sciopero degli addetti ad un servizio pubblico di primaria necessità. Per quanti buoni argomenti si riesca di trovare a favore dei Sindacati ferrovieri che provocano la generale paralisi delle comunicazioni nel Paese, sarà difatti sempre impossibile fronteggiare persuasivamente le spontanee reazioni dei cittadini, milioni di cittadini, che ne subiscono il disagio. E' come dire che, per quanto possano avere fondamento le rivendicazioni della categoria interessata alla vertenza, la loro decisione di sciopero sarà sempre impopolare. Non si ottiene la comprensione e la solidarietà del pubblico facendogli mancare la prestazione di un servizio essenziale, e sarebbe ingenuo illudersi che possa accadere diversamente. Di più, quando l'arma dello sciopero viene impiegata, come oggi, soltanto a scopo dimostrativo, è ancora più difficile comprendere quale utilità possa avere, per gli stessi interessati, il farvi ricorso. Si può pensare che la si adoperi soltanto allo scopo di compiere una prova di forza, o almeno di saggiare la capacità e la saldezza della propria organizzazione sindacale: ma in verità ci sembrano passati i tempi in cui poteva convenire un'esibizione di questo gènere. Nella stessa coscienza della loro forza potrebbero trovare ispirazioni per adottare procedure di lotta meno estremistiche, e meno turbatrici della vita quotidiana di milioni di cittadini. Non è quindi simpatia che i ferrovieri troveranno nella pubblica opinione durante l'odierna giornata di treni- fermi, soprattutto nel caso che sia esatto l'annuncio dato stamattina secondo il quale questo sciopero sarà il primo di una serie destinata ad esaurirsi soltanto quando sarà raggiunto un accordo completo sulla vertenza in corso. La prospettiva susciterà reazioni di apprensione profonda, ma assai difficilmente contribuirà a far riconoscere quella parte di buon diritto che forse hanno i ferrovieri nelle loro ♦rivendicazioni. Si parlerà piuttosto di un ricatto che si può anche essere costretti a subire, e ad ognuno è evidente come il diffondersi di un simile convincimento possa riuscire pericoloso, politicamente parlando, per i ferrovieri stessi.. Diventerà più forte la spinta che è già in atto da parte della destra per una legislazione sindacale che sostanzialmente mortifichi i diritti dei lavoratori, e quello che è chiamato « il regolamento » dell'esercizio del diritto di sciopero, specie da parte degli addetti ai pubblici servizi, potrà domani risultare un'espressione puramente eufemistica. Ciò detto al fine di avvertire il carattere pericoloso del gioco che si svolge, si mancherebbe di obbiettività se non si facesse notare anche quella parte di buon diritto che, come si è già detto, i ferrovieri hanno dalla loro. Le rivendicazioni che avanzano trovano fondamento nelle assicurazioni che a suo tempo lo stesso Governo ha dato loro, quando, cioè, nello scorso gennaio molto affrettatamente furono approvate tabelle e piani di ricostituzioni di carriera, di riqualificazioni, di sganciamenti organici e salariali per questa o quella categoria. Mosso ad urgenza dalllimminente scadere dei termini della legge-delega per la sistemazione degli statali, il Governo ebbe allora molta fretta nell'assumere impegni e nel sancire principi, la cui applicazione è, a propria volta, venuta a scadenza con l'ineluttabilità di una cambiale che sta per andare in protesto. Il seme di un'attività normativa affrettata dà inevitabilmente frutti pessimi, quali son quelli che oggi assaporiamo. Di fronte a queste conseguenze poco vale anche il nobile appello che il presidente Segni, citando il nome e la memoria di Vanoni, ha rivolto iecgscvcgrfsifiatacdrApmcqcm ieri ai lavoratori perché consapevolmente si assoggettino a sacrifici che possano tornare a vantaggio di chi, mancando affatto di lavoro, si trova tuttora in condizioni ancor più disagiate. Questo principio ispiratore del piano Vanoni ha, infatti, un senso, irrefutabile, solo nel caso che davvero il piano sia applicato: ma fino ad oggi non si è visto ancora l'inizio di una politica organicamente diretta a questo scopo. Fin tanto che essa mancherà, appelli del genere accennato, saranno delle prediche inutili. All'inopportunità dello sciopero si aggiunge in questo modo la vanità del rimedio che si cerca di porvi, ed è quasi superfluo giungere a concludere con una nota di melanconico sconforto. Vittorio Gorresio

Persone citate: Vanoni

Luoghi citati: Roma