Un altro idolo caduto

Un altro idolo caduto Un altro idolo caduto L'ondata della « destalinizzazione » ha finito col travolgere anche Rakosi, l'epigono più tenace dello stalinismo, nonostante la sottile, abilissima resistenza che egli aveva opposto in questi ultimi mesi contro il corso degli avvenimenti. La caduta di Rakosi rappresenta anzi, per il modo come è maturata, un caso esemplare nella storia del comunismo, il cui significato va molto al di la della persona coinvolta e del piccolo Paese teatro della vicenda'. Esso dimostra che il nuovo corso impresso al comunismo dal rapporto Kruscev, ha liberato delle energie a lungo compresse, ad arrestare le quali sono impotenti persino uomini del calibro di un Rakosi. Questi era il capo potentissimo del comunismo ungherese, un «duro», un co munista che aveva dedicato tutta la vita, fin dalla prima gioventù, a perseguire implacabilmente il solo scopo della conquista del potere, per sé e per il partito Aveva fatto parte nel 1919 dell'effimero governo sovie tico instaurato in Ungheria da Bela Kun, era poi stato oltre quindici anni rinchiuso nelle prigioni di Horthy, infine era tornato in patria sulla scia delle armate rus' se. Da allora si era irnpa dronito delle leve di coraan do, sia come segretario del partito sia anche, per un certo periodo di tempo, co me presidente del Consiglio dei ministri. < Il suo dominio sul partito e sul Paese, per quanto assai solido, non si era tuttavia affermato senza contrasto. Ma Rakosi, manovratore politico consumato, ne era venuto a capo, usando quella che egli stesso definiva « la tattica del salame » : tagliare una piccola fetta oggi e un'altra domani dell'opposizione, si da eliminarla insensibilmente ma completamente. Nei momenti di emergenza, ovviamente, non si faceva scrupolo di adottare provvedimenti assai più radicali, come nel settembre del '49, quando fece impiccare Rajk, il « numero 2 » del comunismo ungherese. Durante l'« èra Malenkov» comunque, dovette cedere il passo all'altro maggior rivale rimastogli, Nagy, che era l'esponente tipico della « destra », contrario alla pianificazione a oltranza, alla preminenza assoluta dell'industria pesante e alla collettivizzazione precipitosa delle terre. Attuando questa sua politica, Nagy però incappò in gravissime difficoltà economiche, sicché Rakosi, che era rimasto segretario del partito, ebbe facile gioco, nell'aprile del '55, a sconfiggere definitivamente l'avversario ed a riafferrare più che mai saldamente le redini del potere. Sembrava che ormai nessuno potesse più strapparglielo di mano quando, nel marzo scorso, ebbe inizio la destalinizzazione. Se c'era uno stalinista ortodosso, questo era proprio Rakosi, intorno al quale la storiografìa ufficiale del comunismo ungherese e la propaganda avevano creato un intenso « culto della perso nalità ». E tuttavia Rakosi era passato anche attraverso tale prova. Si era di volta in Volta cosi bene adattato alle mutevoli direttive di Mosca, che non disperò di poter superare il pericolo so frangente pure questa volta. Con la massima tranquillità fece riabilitare Rajk, come se egli fosse stato del tutto estraneo al la sua impiccagione; pagò altresì il doveroso tributo di parole alla condanna di Stalin e del « culto della personalità », mantenendo sempre inalterata nei fatti, però, la linea « dura ». Era per lui una necessità capitale non dare la minima impressione sostanziale di debolezza, perché intanto l'Ungheria si veniva svegliando e, quel che è peggio, segni sempre più gra vi di irrequietezza si notavano proprio tra i membri del partito comunista. Cominciarono gl'intellettuali a richiedere quella li berta, che è loro atmosfera vitale, e si ebbero riunioni vivacissime, come quella organizzata in giugno dal cir< cEtllssvsdzdei colo studentesco « Pétofi ». Era chiaro che gl'intellettuali intendevano rivolgersi alla classe operaia per averla alleata nel tentativo di liberalizzazione, mentre le speranze di molti ungheresi si volgevano a Nagy, in cui vedevano particolarmente il sostenitore di un « comunismo nazionale ». Rakosi accettò la sfida e reagì subito duramente, in diverse direzioni: da un canto espulse dal partito Nagy e prese energiche misure contro gli intellettuali indisciplinati; dall'altro cercò di venir incontro alle esigènze degli operai. Così 1 sindacati furono

Luoghi citati: Mosca, Ungheria