La lotta in Europa contro l'inflazione di Ferdinando Di Fenizio

La lotta in Europa contro l'inflazione La lotta in Europa contro l'inflazione Dopo di aver esposto le caratteristiche della situazione monetaria europea in questi ultimi mesi (la quale fu dominata, come sappiamo, da preoccupazioni inflazionistiche) l'ultima relazione della Banca dei Regolamenti Internazionali accoglie queste risolute proposizioni: «Fortunatamente i governi e le autorità monetarie sono sempre più propensi a collaborare ». Collaborare a che? Nella lotta contro la svalutazione delle monete. Qualcuno dubita dell'esattezza di questa tesi. Tuttavia, se queste dichiarazioni corrispondono alla verità, si potrà giudicare dai risultati della riunione che si apre oggi a Parigi e che riguarda il Consiglio della Organizzazione per la Cooperazione Economica Europea (O.E.C.E.). Quattro sono i principali argomenti all'ordine del giorno delle sedute che occuperanno tre intere giornate: la lotta contro l'aumento dei prezzi, in Europa, e il coordinamento delle misure antinflazionistiche, prese dai vari governi; la liberazione degli scambi sul piano europeo; il coordinamento delle politiche agricole; la collaborazione europea sul piano dell'energia nucleare. Occupiamoci di proposito del primo argomento, che è quello di più generale interesse. In questo quadro monetario si ritrovano, infatti, nelle ultime settimane, talune grosse novità, che vai la pena di segnalare. La pressione inflazionistica europea, si ricorderà, investì mesi fa soprattutto i due più progrediti Paesi del nostro continente: il Regno Unito e la Germania. E quelle autorità monetarie non esitarono, allora, ad aumentare fra l'altro il loro saggio ufficiale di aconto. Esso, a quota 5,50% (livello giammai veduto, dopo la crisi mondiale del '30) contribuì notevolmente ad un certo miglioramento della situazione. Per contro, i due maggiori Paesi latini (ciò significa Francia ed Italia) non presero nessuna di queste risolute misure antinflazionistiche Perché? Perché, spiega ufficialmente la Banca d'Italia, nella sua relazione, quelle patologiche manifestazioni monetarie non avevano mostrato quivi gran de estensione (pag. 61). Ciò valeva, però, sino a qualche settimana fa. Nel tratto di tempo più recente, tuttavia, mentre la situazione monetaria italiana è rimasta immutata, quella francese ha subito purtroppo un netto peggioramento. Gli aumenti dei prezzi son diventati più rapidi ed inaiBtenti; tanto da indurre il governo ad introdurre una sorta di calmiere sulle quotazioni al minuto. L'inflazione, sino a ieri pervicacemente negata, fu pubblicamente ammessa e. riconosciuta. Alfredo Sauvy, statistico eminente ed econo mista radicaleggiante (quindi, per molti, giudice non sospetto) ebbe a scrivere recentemente: « Siamo entrati, in punta di piedi, nell'inflazione ». Ed il suo giù dizio è ancora moderato. Questo il quadro, mentre inizia le sue riunioni il Consiglio dell'O.E.C.E. al Chà teau de la Muette, La Francia è, sul piano monetario, la grande malata. Peggio: una malata per la quale, purtroppo, non si nutrono soverchie speranze di miglioramento a breve scadenza. Ad una riduzione delle spese statali, infatti, ferma la situazione nord africana, nessuno crede. Le famiglie francesi, d'altro canto, che inorridirebbero all'idea di rivedere tessere e razionamenti, non vogliono di certo aumentare spontaneamente i loro risparmi monetari, proprio oggi; oggi che domina la sfiducia nel futuro potere d'acquisto del franco. Quanto alle imprese, esse non possono di certo accumulare profitti in maggior misura del solito per gli aumentati costi delle materie prime, le va riazioni salariali, le maggiori imposte. Che rimane, per far bilanciare domanda e offerta globale nei prossi mi mesi, che saranno dominati dalle ferie estive? Rimane alla Francia un mezzo di lotta per la stabilità monetaria che fu già utilizzato (e perfino nelle ultime settimane) dalla Repubblica federale tedesca: l'aumento delle importazioni. Le riserve di oro e di¬ tAmlrczal vise pregiate sono al postutto discrete in Francia. Ammontano complessivamente suppergiù a due miliardi di dollari. Possono ricoprire il complessivo controvalore delle importazioni francesi, per più di sei mesi. Volendo, la Francia potrebbe senza dubbio adottare questo mezzo di lotta contro l'inflazione, per un buon tratto. Ma lo vorrà, la Francia? Abbasserà, come ha fatto la Germania occidentale, i suoi dazi doganali, libererà le voci ancor contingentate, rinuncerà ai premi alle esportazioni? Oppure le forze protezionistiche all'interno avranno ancora una volta il sopravvento e faranno prevalere i loro interessi sezionali a quelli del sistema economico francese, tutt'intero ? Questo uno dei più grossi interrogativi che oggi domina la scena monetaria europea. Né, ad esso, forse, si potrà rispondere risolutamente dopo la riunione del Consiglio dell'O.E.C.E., che oggi ha inizio. Ma qualche indizio, qualche sospetto sull'indirizzo preferito dai francesi potrà pur affiorare in quel convegno. Da ciò l'interesse dell'odierno raduno internazionale. Al postutto, i provvedimenti antinflazionistici, adottati da un certo governo per proteggere la propria moneta, hanno questa caratteristica comune: di tentare di toglier un peso dalle proprie spalle per addossarlo alle spalle altrui. Meglio dunque conoscerli e discuterli in - anticipo codesti provvedimenti quando, come l'Italia, non si hanno poi spalle così robuste da poter sopportare, con disinvoltura, pesi su pesi. Meglio una politica di coordinamento monetario, ad una azione concorrenziale, che potrebbe riuscire, spinte su spinte, rovinosa per tutti: specialmente per i meno agguerriti.Ferdinando di Fenizio

Persone citate: Alfredo Sauvy