Splendida partita fra due grandi squadre

Splendida partita fra due grandi squadre Argentina e Brasile a confronto diretto Splendida partita fra due grandi squadre Malgrado il risultato in bianco le contendenti hanno dimostrato come si gioca il calcio - 1 migliori in campo: N il toc Santos e Dellacha (Dal nostro inviato speciale.) Buenos Aires, 12 luglio. Il poter assistere ad un incontro fra le squadre nazionali dall'Argentina e del Brasile dopo che sia l'una come l'altra avevano battuto l rappresentanti dei nostri colori, è stato un dono della sorte, sotto la forma di una ritardata partenza per vif aerea. Era una decina d'anni che il Brasile non giuocava a Buenos Aires. Uno degli incidenti tutt'altro che insoliti nel Sud America, dove le passioni esplodono repentinamente e portano a scene di violenza ed a gesti di esasperazione, aveva causato, anni fa, una rottura dei rapporti calcistici fra i due Paesi. Ora, in esecuzione del programma della < Coppa Atlantica » fra le tre grandi potenze sportive di questa così interessante parte dell'orbe terracqueo, ha Ravvicinato 1 due nemici di un tempo. Ed il- pubblico bonaerense — un pubblico caldo, passionale, ma competente, un pubblico che ama il giuoco per il giuoco — ha accolto e sottolineato l'avvenimcrto con un contegno che.più sportivo non si potrebbe immaginare. Ad un dato punto ha fischiato sonoramente l'arbitro argentino, per non aver questi concesso un < rigore » agli ospiti per un fallo evidente ai danni di questi ultimi. Si giuocava sul campo del « Racing », la società di Stabile, e rincontro non aveva certo destato la morbosa attesa della gara di quindici giorni prima contro l'Italia. Un frenetico applauso di un settore del pubblico accolse l'ingresso dell'ammiraglio Rojas nella tribuna d'onore: silenzio di tomba invece nei posti popolari. Il Brasile giuoco nel primo tempo colla stessa formazione presentata contro l'Italia. Tre cambiamenti dall'incontro cogli cazzurri», nell'undici argentino: il mediano sinistro Siro al posto di Be negas, il centroavanti Ange litio al posto di Maschio, e l'ala sinistra Crug al posto di Yudica. Poi cambi su cambi alla ripresa. Una gran partita nel senso tecnico del termine. Una esibizione di giuoco tipicamente sudamericano. I due contendenti hanno fornito una dimostrazione pratica — il risultato nullo lo conferma — di come ci si possa efficacemente difendere con cinque uomini soli, portiere non compreso, senza richiamare indietro nessun elemento dell'attacco. All'antica: con mobilità e velocità, con copertura recipr^ia. dei giuocatori, con sceltt 'lei tempo e decisione. Una lezione che sarebbe servita a molti tecnici italiani. E due elementi della difesa sono stati i migliori uomini in campo: Nilton Santos fra i brasiliani e Dellacha fra gli argentini. Il primo, tipico prodotto della razza negra, si esibì in tutta una serie di interventi felici e di sforbiciate alla Caligaris: il secondo è la serietà, l'attenzione e la precisione personificate. Due grandi giuocatori. Nei complesso del giuoco, il Brasile s'è dimostrato leggermente superiore all'Argentina. Quest'ultima non possiede grandi attaccanti in questo momento. Grillo solo riluce nella prima linea. Fra gli ospiti invece Zizinho, Canario, e quel Dìdi, che a Milano era stato quasi nullo, hanno impressionato. Di una vera tattica d'attacco non si può parlare, né per l'una squadra né per l'altra. Le avanzate, ih questo giuoco, nascono dalle situazioni improvvise che la maestria dei giuocatori fa sorger.; qua e là, di colpo, come dei fuochi d'artificio che illuminino l'orizzonte. Libero sfogo all'estro, alla fantasia, al senso di improvvisazione di questi uomini che fanno della palla assolutamente quello che vogliono. E', evidentemerte. una esagerazione, quella del giuocatore sudamericano, che s'innamora delle sue capacità e possibilità artistiche, fino al punto di dimenticare lo scopo per cui è sceso in campo. E' una fantasmagorìa di tocchi, di finte, di finezze, di prodezze, di trovate, che induce a perdere di vista l'utilità pratica. Ma è una fantasmagorìa grandiosa e smagliante! che manda il pubblico in visibilio e che ubriaca gli avver¬ sari. A sfrondarla dei suol difetti pratici, essa dice in termini'chiari e-convincenti fino a qual punto noi, in Europa, siamo caduti in errore, militarizzando 11 giuoco, riducendolo a pochi schemi nudi e crudi, togliendogli ogni fulgore per farne una cosa che desse frutti immediati. Facendo del giuocatore un soldato dalle consegne rigide e severe, abbiamo ammazzato l'artista. Limitandone l'orizzonte, togliendogli libertà di azione, abbiamo impedito alla sua genuinità di prevalere, al suo estro di svilupparsi, al suo talento di dominare. Al giuocatore latino occorre lasciare dello spazio in cui muoversi dei margini di libertà in cu il suo senso di indipendenza e di iniziativa possa spaziare, perché le sue doti naturali e le sue qualità migliori prendano il sopravvento. Bisogna dargli dei temi da svolgere, non degli ordini che siano degli imperativi assoluti ed inderogabili. Giuocando co me giuochiamo ora, noi degli attaccanti, dei veri costruttori di azioni, non ne abbiamo più, e non ne avremo mai. Questa la prima, la grande lezione che, con tutti 1 suoi difetti, il calcio sudamericano, visto nel confronto diretto con noi e considerato Isolatamente, preso cioè a sé, ha dato a tanta gente nostra, diventata troppo tattica per essere tecnica, trop po calcolatrice per conservarsi sportiva. L'incontro di domenica scorsa, fra l'Argentina ed il Brasile, meritava di essere visto e studiato da qualche migliaio di nostri tecnici e responsabili di squadre. Vittorio Pozzo

Persone citate: Ange, Caligaris, Maschio, Nilton Santos, Rojas, Vittorio Pozzo