Due spettacoli francesi di alto stile letterario

Due spettacoli francesi di alto stile letterario -— IL FESTIVAL DEL TEATRO A VENEZIA Alla "Berenice,, di Racine, è seguito "Port Royal,, di Montherlant - Sentimenti colti nel loro effondersi verbale, nella loro rigogliosa fioritura d'arte - Un pubblico attento, lentamente conquistato, e gli attori di Annie Ducaux evocati più volte al proscenio a a a e 111 ! 111111 ! 11C111111 II 1111111111111 ! 111! M ■ 1111111111:1111 to (Nostro servizio particolare) Venezia, 11 luglio. Dopo la recita inaugurale di ieri aera con Berenice di Racine, il XV Featival Internazionale del Teatro, sempre con la Compagnia di Annie Ducaux, ha presentato questa aera una opera moderna, Port Royal, di Henri de Montherlant, aenza tuttavia abbandonare la classicità, tanto cara all'attrice e ai auoi compagni, quaai tutti appartenenti alla « Comédie Frangaisey. Si può anzi dire ohe l'elegante ed esigente pubblico del Festival, ieri al Teatro Verde dell'isola di San Giorgio, un po' allarmato dagli ininterrotti bagliori di temporali lontani, queata sera nel tepore attenuato dalla recente pioggia della « Fenice ■>, è stato iniziato da Racine a meglio gustare Montherlant. Il primo, con quei suoi uersi fluenti e ar- moniosi che narrano, per bocca dei protagonisti, l'ardente, ben corrisposto ma vano amore della regina orientale ptr Tito imperatore a Roma, i! secondo per la sua prosa tutta misurata e occultamente ritmata, quasi meticolosa per l'esattezza nella scelta dei vocaboli, nella sobrietà degli aggettivi e infine nel rigore icastico delle battute. In un certo aenao, non ai potrebbe ammettere un Montherlant, ai noatri giorni, senza un Racine alle spalle che ne garantisca e tuteli lo stretto legame tradizionale. E gli attori di Annie Ducaux lo hanno bene inteso, imprimendo alla loro recitazione, nei due esempi offertici, un simile atìle: quello atile che alcuni spettatori trovano forse un po' troppo accademico, paludato, comunque sollevato dalla nostra terra comune, ma che risulta inevitabile quando le opere rappresentate siano tanto lontane dal naturalismo quanto dal realismo, e si fondino tuttavia sul concetto di una letteratura autonoma, creatrice del proprio linguaggio e non succube della nostra discorsività quotidiana, A Montherlant non piace esser definito un classico: lui che, fra l'altro, esaltò romanticamente nei suoi libri di narrativa lo sport del calcio e le corride; né crede che Port Rovai sia io sua migliore opera di teatro, preferendole La città di cui il principe è un ragazzo, come ebbe a dirci di recente egli atesso. Ma questo non toglie che Port Royal sta la sua prova più singolare, oltre ad apparire un vero e proprio « tour de force »: uh solo atto che dura ben oltre due ore, e nel quale tutta l'azione si impernia sulla resistenza opposta da un gruppo di monache del celebre convento contro gli ordini di un arcivescovo che, allarmato per il giansenismo verso cui sì orientava la loro fede, e istigato tanto dai gesuiti quanto dal potere politico, chiede, esige, e infine ottiene con la forza la loro intera sottomissione. L'autore ha seguito con motta fedeltà l'esemplare, nutritissimo saggio di Sainte-Beuve su quella vicenda che mise in confronto la religione sentita come un impegno mistico e morale, e la religione intesa come mediatrice anche in aenao temporale nei rapporti tra uomo e uomo, tra Stato e Stato; e ti solo arbitrio è consiatito nell'accorciare i tempi atorici, in modo da conaentire all'opera una maggiore drammaticità. Ma l'arte del narratore franceae si è rivelata magiatrale non tanto nel sondare le ragioni di quel conflitto, nel quale egli preferisce stare umanamente dalla parte di chi dovrà soccombere, quanto nell'esprimere attraverso il fitto dialogo, l'angoscia, lo smarrimento, la trepidazione di alcune di quelle suore, gli impeti di rivolta e lo slancio di ascetismo di alcune altre, e soprattutto la tormentata fierezza di suor Ange Uca, che si sente chiamata da Dio alla grazia, fino all'arrivo dell'arcivescovo di Parigi, accompagnato da uomini in ar mi, c all'espulsione da lui imposta con accentuata brutalità Molti hanno ricordato, assi stendo a questo spettacolo, i Dialoghi delle carmelitane i, Bernanos, ma la relazione è di apparenza e non di aoatan za, perché mentre la trama del Bernanoa era, tutto sommato, un suaaeguirsi di felicissime didascalie illustranti un'azione altamente drammatica, questa del Montherlant è un continuo ricorrere di sentimenti colti non soltanto alla loro radice, Due spettacoli francesi di alto stile letterario ma ancor più nel loro effondersi verbale, nella loro rigogliosa fioritura d'arte. Riscossa della letteratura nel teatro, si potrebbe dire; e V'—impio si ricollega a tutto un settore dell'attuale produzione drammatica, impostasi, quasi a dispetto del < teatro teatrale >, con nomi come qur.ìli di un Claudel e di un Eliot. Gli attori, assuefatti al testo da centinaia di repliche in Francia, hanno recitato con dtsinvoltura sempre accompagnata da quella dignità che è la legge prima della loro < scuola*- La parte più impegnativa era sostenuta da Annie Ducaux nelle veati di auor Angelica; assai notevoli Jean Debucourt nella parte dell arcivescovo di Parigi, Mona Dol, madre superiora, Catherine Sellers, suor Frangoise. La regia, intonatissima, era di Jean Mayer. Il pubblico ha seguito l'arduo testo con grande attenzione, e ne è stato lentamente ma sicuramente conquistato, tanto da evocare per otto volte gli attori al proscenio. Il Festival proseguirà al Teatro Verde con recite della Moseheta del Ruzzante il 15 e il 16 luglio, con le Donne gelose di Goldoni, il 27, il 28 e il- B9, e alla < Fenice > con Lìolà di Pirandello il S9, in relazione al ventesimo armiversario della morte del nostro grande drammaturgo. Ci st potrà chiedere come mai la proporzione di opere italiane, in un Festival internazionale, sia di tre a uno. Il mistero sarà presto spiegato quando si pensi che i mezzi finanziari risulfa?io sempre più scarsi; e gli organizzatori, primo fra tutti l'ottimo Adolfo Zaiotti, direttore della sezione teatro alla Biennale, se li vede calare di anno in anno, fino a dover prevedere il totale annullamento a prossima scadenza. I governanti italiani, pare non credano nel teatro: in quel teatro che sta tuttavia rinascendo un po' dappertutto, anche come reazione alla facilità, sovente alla banalità, verao la quale sfa scivolando la vita culturale nel nostro tempo. g. b. a.

Luoghi citati: Francia, Montherlant, Parigi, Roma, Venezia