La salma dell' alpinista folgorato recuperata dalle guide nella tempesta

La salma dell' alpinista folgorato recuperata dalle guide nella tempesta Ditflohe improsa tra le insidio del Dente del nte La salma dell' alpinista folgorato recuperata dalle guide nella tempesta 17 tragico fulminee stato attirato dai chiodi di montagna-1 pietosi soccorritori,al rientro, hanno detto: "Abbiamo visto la morte da tutte le parti „ - Il corpo dello Zontone presenta orribili bruciature (Dal nostro inviato speciale) Courmayeur, 10 luglio. Oggi alle ore 16 le guide Ulisse Brunod, caposquadra, Enrico Rey, Eugenio Bron, Attilio Truchet e Luigi Glarcy, hanno portato nel piccolo cimitero di Courmayeur la salma di Luciano Zontone, perito ier l'altro sul Monte Bianco, Dente del Gigante, parete Sud, sesto grado. E' già noto che la disgrazia non fu dovuta ad imprudenza di sorta e nemmeno all'inesperienza trattata con eccessiva disinvoltura, bensì ad un fulmine. Luciano Zontone e i suoi tre compagni di escursione, Franco Bartolomei, Renato Roberto e Domenico Vitrotti, componevano un gruppo di rocciatori esperti, in grado di cavarsela egregiamente in condizioni normali, e di far fronte con bravura agli imprevisti di clima se contenuti entro limiti ragionevoli. Contro i fulmini è arbitra assoluta la buona o cattiva fortuna. Né essi sono prevedibili se non come un « incerto » da mettere sulla bilancia quando si affronta questo terribile Dente. Si direbbe che tutti i fulmini del Monte Bianco finiscano li per la sua posizione di picco elevato e ripido e per i molti chiodi indispeìisabili al mantenimento di scale fisse sulla cosiddetta < via normale ». In cima al Dente, la Madonnina di alluminio, ci dice il capo della Scuola Guide di Courmayeur, Emilio Rey, < è tutta bucata dai fulmini ». Vien fatto di pensare allora che bisognerebbe guardarsi dal frequentare una siynile zona in condizioni meteorologiche sospette, ma nessun servizio di previsioni è possibile. Si parte in pie?io sole, con tutto il Monte Bianco che sorride all'estate, l'intero orizzonte limane inalterabilmente sereno per ore e ore, poi, quasi senza preavviso, come una fosca congiura del diavolo, corrono rapidamente nubi pessime da tutte le parti. Ma udiamo adesso il racconto lilIlllllllllllllllIllllllItllllil del recupero. E' quasi allucinante. Parla la guida Enrico Rey, figlio di Emilio, capo di una delle due cordate in cui erano divisi i cinque. Giovane, ma espertissimo, egli ha « almeno dodici anni di Monte Bianco ». « Già domenica — egli dice quattro svizzeri che venivano dal Dente ci hanno detto che avevano sentito gridare nella tempesta. Siamo subito partiti in due. Emilio Bron ed io. Siamo arrivati al Col Rouge (detto anche Gengiva del Dente) verso le 5,30 - le 6. Abbiamo gridato se avevano bisogno d'aiuto perché si sentiva benissimo parlare e che cosa dicevano. Hanno sempre risposto n per tre volte, ma non hanno i e o e i a i a e e eriati onn euva il nri. rhe a el on ri uicpo mai chiamato aiuto ». Su ciò il Rey è categorico, e soggiunge: < Quando si è in pericolo si chiama aiuto>. Allora le due guide sono tornate indietro anche per via del tempo: una tempesta in un oceano di nebbia. Nel pomeriggio di ieri, accertata la disgrazia, le guide ripartivano. Cinque questa volta, quelle che abbiamo già nominato. Ore n al Rifugio Torino. «Il tempo non era tanto brutto, ma nemmeno tanto bello. Abbiamo avvistato la salma — è sempre Enrico Rey che parla — sopra la Traversata, detta pure la prima cheminée (il camino), a sette-otto metri dalla via normale, con il capo in giù, attaccata alla parete per una gamba, con tutto intorno almeno cento metri di corda. Per disfarla abbiamo impiegato mezz'ora. Mentre lavoravamo c'è arriva to addosso il temporale. Abbiamo calato il morto per una quarantina di metri attraverso una strada mai fatta, dove c'erano appigli, ma da far tremare le ossa... In quaranta metri di roccia, quattro volte il fulmine: il primo mi ha dato come un colpo di mazza alla nuca... Le piccozze facevano ai-i-i... Abbiamo dovuto mollarle. Abbiamo visto la morte da tutte le parti, finché è stato giocoforza abbandonare la impresa ». I cinque tornavano a Courmayeur ieri sera alle SI precise con una corsa « apposta » della funivia. Erano fradici di acqua. « Stamane alle 8 ci facciamo coraggio, dato che eravamo nella bagna, e si riparte. Tempo passabile. Il povero morto è fatto discendere giù con una corda, ma incontra un pianerottolo che lo arresta. Bisogna mettere in opera una corda doppia e scendere apctrbdlcurmZltesstt attraverso una strapiombo pauroso ». Il Rey porterà a spalle il cadavere per cinquecento metri circa, sprofondando in quaranta centimetri di neve. « Abbiamo tribolato — egli conclude — quello che abbiamo voluto ». Proprio "voluto" perché animati tutti e cinque da una decisione eroica di portar re a buon fine l'impresa triste. Nel piccolo cimitero di Courmayeur la salma di Luciano Zontone è stata collocata nell'obitorio con due candele a lato, sotto una coperta bianca e una quantità di fiori disposti con amore dalla custode, signora Filomena Poppini. A tarda sera sono giunti i parenti per portarlo a Torino. Lo Zontone presenta orribi- li bruciature nel lato sinistro del corpo fino a mezza vita, altre buciature altrettanto gravi alla svalla destra e alla destra del viso. Ma il suo aspetto ha la serenità di una morte senza strazio. Egli avrà indubbiamente sofferto assai, ma amava la montagna con una passione tale da perdonarle tutto, anche un tradimento cosi crudele. In convalescenza da militare per principio di artrite, egli temeva con una specie di raccapriccio di dover abbandonare questo sport che gli è costato la vita. Dicono che alcune settimane or sono, nella zona di Bardonecchia, un fulmine io abbia sfiorato assai da vicino, senza purtroppo scoraggiarlo a. a.

Luoghi citati: Bardonecchia, Courmayeur, Torino