Un fulmine colpisce 4 alpinisti e il capo cordata rimane ucciso

Un fulmine colpisce 4 alpinisti e il capo cordata rimane ucciso GRAVE SCIAGURA BUI, DENTE BEI* GI&ANYE Un fulmine colpisce 4 alpinisti e il capo cordata rimane ucciso È un elettricista di Torino - La scarica lo ha raggiunto durante un improvviso temporale - Muore mentre i compagni, tutti ustionati, tentano di portarlo a valle - Il cadavere abbandonato a causa del maltempo (Dal nostro inviato speciale) Courmayeur, 9 luglio. Un' insolita grave sciagura — un fulmine — ha concluso tragicamente ieri l'ascensione compiuta da quattro provetti alpinisti torinesi sul Dente del Gigante. Uno di essi è morto, gli altri hanno riportato ustioni più o meno gravi e princl pi'i di congelamento. La vittima è l'artigiano Luciano Zontone, di 23 anni, abitante a Torino in via Ascoli £1. I superstiti sono: il signor Franco Bartolomei, di 24 anni, operaio alla <Michelln>, abitante in corso Vinzaglio 19; l'ing. Renato Roberto, di 31 anno, dipendente della Fiat, abitante in piazza Carrara 7, e il rag. Domenico Vitrotti, di 27 anni, contabile alla Ceat, abitante in via Mongrando 51. Sabato pomeriggio essi erano partiti da Torino col proposito di scalare il Dente del Gigante lungo la difficilissima parete Sud, che presente difficoltà di sesto grado ed esige pertanto una consv.mata perizia da parte degli attaccanti. I quattro giovani conoscevano le difficoltà e sapevano di poterle superare. Essi, infatti, sono noti agli alpinisti torinesi ?ton soltanto per la loro provata capacità, ma anche per l'assoluta prudenza con la quale hanno compiuto ogni loro precedente ascensione. Sabato sera hanno pernottato al rifugio Torino e all'alba di ieri si sono messi in marcia. Divisi in due cordate, formate rispettivamente da Bartolomei e Zontone e da Roberto e Virrofti, hanno superato il ghiacciaio del Gigante e hanno iniziato l'asce7isio ne, che li avrebbe condotti a quota 4000 circa. La prima cordata, formata da Bartolomei e Zontone, giun se alla vetta che erano quasi le 14,30. Il cielo intanto si era fatto minaccioso, percorso da grosse nuvole nere; violente e gelide raffiche di vento sferzavano i fianchi della montagna. Essi aspettarono mezz'ora che giungessero gli amici della seconda cordata e quando Roberto e Vitrotti stavano per concludere la scalata un fulmine si abbatté presso Bartolomei e Zontone, lasciandoli storditi ma illesi. La tempesta esplose in tutta la sua violenza. 1 quattro si trovarono come al centro di un infernale bombardamento Li avvolgeva un susseguirsi fittissimo di bagliori e di boati, un vortice di fuoco e di scariche elettriche che h raggiungevano sotto forma di scosse, squassati dal vento che tentava di lanciarli nel precipizio. Un lampo più accecante degli altri e un fragore assordante li investi, li travolse e li lanciò tramortiti. Zontone, Bartolomei e Roberto si ritro¬ varono con la pelle brucìac-lch'iata dall'enorme vampata-dei fulmine che li aveva col- piti in pieno, Quando poterono riprendersi, ancora storditi e doloranti, e tuttavia lucidi nelle loro azioni, iniziarono ' la discesa. E sempre attorno a loro lampeggiavano i fulmini avvolgendoli in un'atmosfera elettrizzata che si concentrava riche ad alto potenziale, Scendevano cautissimi. Alle 19 giunsero alla Grande Placca: per un percorso che di solito si fa in Quindici minuti, essi impiegarono quattro ore. Qui furono scorti dalle guide Enrico Rey ed Eugenio Bron, che di propria iniziativa erano andate in loro soccorso. E' stato un groviglio di fatalità. Nel rombo della bufera le guide e gli alpinisti non si capirono. Questi credettero di potersela cavare da soli; quelle credettero che gli altri, declinassero l'offerta, e ripresero la via del ritorno.- E di aiuto ne avevano grande bisogno. Erano sfiniti dalla sofferenza, dalla stanchezza, dal freddo. Continuarono a scendere cautamente. Zontone appariva ti più provato, il più sofferente. Quando egli non potè più proseguire, la comitiva decise di fermarsi. Era già buio. Fu sistemato in una specie di giaciglio, i compagni gli si strinsero attorno. Zontone si sentiva sempre più debole, ma essi nulla potevano fare per lui, nulla per combattere le ustioni, nulla per combattere il freddo, nulla per combattere soprattutto la tremenda insidia celata nel suo cuore da un « soffio » che qualche mese fa gli aveva fatto interrompere il servizio militare con una.lunga licenza di convalescenza. Luciano Zontone moriva a poco a poco; a ogni respiro il fiato si faceva più debole, a ogni battito il cuore diventava più fioco. Durante la notte, alle due, gli amici — che Quasi lo alimen- sitile loro persone in vere sco- ' „.tavano con il loro alito, come, a infondergli la vita che gli\sfuggiva — constatarono, sgomenti, smarriti, che il cuore di Luciano Zontone aveva cessato di battere. Accanto alla sua salma tra-\ scorsero, doloranti nei corpo• e nello spirito, il resto della, notte. All'alba, vitrotti, il me-;no provato dei superstiti, riprese la discesa e giunse al rifugio Torino. Fu dato l'allarme, e una spedizione di soccorso parti immediatamente in aiwfo d. Bartolomei e di Roberto, e furono portati al rifugio. Mentre una squadra composta dalle guide Ulisse Brunod, Enrico Rey, Attilio Trucchet, Luigi Glarcy ed Eugenio Bron saliva verso il Dente del Gigante per- recu| perare la salma di Zontone, li tre superstiti scendevano a -Courmayeur. Qui sono stati vi sitati dal dott. Sincero. A Franco Bartolomei ha medicato ustioni di fi" grado da folgorazione al viso e all'avambraccio sinistro, e congelamento alla mano destra, giudicandolo guaribile in SO giorni, a Renato Roberto, ustioni da folgorazione alla fronte e alla gamba destra, e conge- /amento alla mano destra, gua- ' ribile in 10 giorni; a Domenico Vitrotti, congelamento alle mani, guaribile in 8 giorni. Ma la salma di Luciano Zontone non ha potuto essere riportata a valle. La montagna oggi e fino a tarda sera è stata sferzata da un'altra tempesta, sia pure meno violenta di quella di ieri. Impossibile era i» trasporto lungo la ripida parete. Esso sarà tentato domani, e soltanto allora i familiari potranno riabbracciare il loro caro. Giuseppe Farad Luciano Zoiitone, la vittima I sopravvissuti: Franco Bartolomei (da sinistra), Renato Roberto e Domenico Vitrotti

Luoghi citati: Courmayeur, Torino