L'elezione del Sindaco di Roma rinviata per l'assenza delle sinistre

L'elezione del Sindaco di Roma rinviata per l'assenza delle sinistre L'elezione del Sindaco di Roma rinviata per l'assenza delle sinistre 134 consiglieri socialcomunisti non si sono presentati - Essi chiedono un nuovo candidato "non compromesso con i fascisti,, - Tutto rinviato a lunedì - Saragat conferma che appoggerà Tupini - II ministro Rossi solidale con i socialdemocratici genovesi che hanno votato con le destre Roma, 6 luglio. Il sen. Umberto Tupini non è ancora sindaco di Roma, la grande campana « Patarina » non ha suonato, non ci sono state proclamazioni né discorsi, anzi neppure si è votato: come ieri a Palazzo Valentlni i consiglieri democristiani avevano fatto mancare il numero legale per l'elezione del Presidente e della Giunta della provincia, cosi oggi i consiglieri dei gruppi di sinistra non sono intervenuti alla riunione in Campidoglio. Quello che è fatto è reso: mancato anche in Campidoglio il numero legale, Roma rimane ««rara senza sindaco e senza Presidente' della provincia. L'aula di Giulio Cesare, dove si aduna il Consiglio comunale, era piuttosto squallida, oggi alle 6. I banchi di sinistra tutti vuoti, seduti avanti a quel deserto 1 .consiglieri Saragat, Borruso e D'Andrea in melanconica conversazione: questo il triste spettacolo che si offriva a Tupini quando è entrato Il candidato sindaco ha allargato le braccia con espres sione desolata, ha capito che la sinistra aveva voluto rendere la pariglia alla D.C., e rassegnatamente ai è accinto all'appello nominale del consiglieri. Presenti quarantasei, assenti trentaquattro: il numero legale sarebbe stato clnquantaquattro poiché per fare valida in prima convocazione la seduta e necessaria una maggioranza qualificata, debbono, cioè, essere presenti almeno 1 due terzi del Consiglio. Per la seconda convocazione basterà la maggioranza assoluta, cioè 41 consiglieri, numero che Tupini spera di trovare in aula lunedì prossimo, data che ha scelto per la nuova riunione. I suoi calcoli andrebbero a vuoto solo nel caso che lunedì anche la destra si assentasse al pari della sinistra, lasciando 11 centro solo con i suoi trentaquattro consiglieri: ma questa non è altro che un'ipotesi che non appare molto probabile. Comunque, oggi, 11 sen. Tupini si è limitato a poohe parole. Ha comunicato che il consigliere senatore Borromeo (d.c.) è stato colto da malore, che egli ha provveduto a visitarlo in clinica per esprimergli l voti del Cònslglic. e quindi ha sciolto la seduta prendendo atto che non era stato raggiunto il numero legale per la trattazione degli argomenti all'ordine del giorno. Il pubblico è sfollato lentamente, brontolando, e appariva più deluso dello stesso Tupini. Era accorso numerosissimo assai per tempo: indetta la sedu't per le sei del pomeriggio, alle quattro e mezzo erano già in aula due signore eleganti, prime avanguardie di un'autentica folla rapidamente ■• venuta forse col desiderio o la speranza di assistere a pugilati come quelli della prima riunione. Ma anche 11 servizio d'ordine era Imponente: scia¬ mi di vigili urbani in piazza e nell'interno del Palazzo Capitolino, e tutti 1 grandi della Questura presenti in campo, dal questore Musco al comandante dei vigili, maggiore Tobia. Non hanno avuto, per fortuna, niente da fare. L'assenza, a quanto pare, è stata decisa da comunisti e socialisti soltanto all'ultimo momento. Ancora stamattina il comunista Natoli aveva, Invece, preannunciato un suo intervento per dichiarare che a Tupini si offriva la possibilità di evitare che i fascisti continuassero a dargli 1 voti: bastava che facesse un buon discorso nettamente antifascista perché la destra gli si schierasse contro. Notizie raccolte a destr ì indicavano, dp> resto, c'ie missini e monarchici erano incerti sul da fare, sicché appariva abbastanza facile risolverli ad un'astensione o ad un voto contrario a Tupini. Poi, viceversa, è prevalsa a sinistra la decisione di non partecipare alla seduta «per renderla inoperante » come si legge in un comunicato del gruppo consiliare comunista. Lo stesso comunicato spiega che si è voluto guadagnare tempo nella speranza che il centro rinunzi a ripresentare Tupini, sostituendolo con un rltro candidato non compromesso con I fascisti: a questo potrebbero anche andare i voti della sinistra. Come si vede, il tentativo è politicamente ambizioso, e la sua riuscita verrebbe a modificare profondamente tutta la situazione municipale romana: a condizione che Tupini venga sacrificato, comunisti e socialisti offrirebbero appoggio ad un candidato del centro. E' tuttavia molto difficile che 1! tentativo riesca. A parte la resistenza della D.C, prevedibilmente incrollabile, lo stesso Saragat ha dichiarato che con i suoi continuerà a votare per Tupini, e che neppure chiederebbe una seconda sua rinuncia anche nel caso che Tupini continuasse ad avere i voti della destra: « La nostra avversione per la destra l'abbiamo già mostrata a sufficienza », ha detto. Per conseguenza, è facile che lunedì Tupini venga finalmente eletto, dopo che ad uno ad. uno saranno stati superati tutti gli ostacoli e gli intralci procedurali di numeri legali, maggioranze qualificate, assolute, relative. Resterà da risolvere la questione dell'Amministrazione provinciale, che si presenta piuttosto singolare. Il centro dispone di 20 voti, la sinistra di 20, la destra di 5. O il candidato democristiano Andreoli riceve ed accetta voti dalla destra (ma In questo caso si imporrebbe la sua rinuncia, per analogia con il caso Tupini) o si troverà a parità di voti con un candidato della sinistra. Poiché in simili casi la precedenza tocca al più anziano la sinistra avrebbe intenzione di votare per l'ex-se- gretarlo della Camera del Lavoro Nazareno Buschi, che è il solo consigliere provinciale di sinistra che abbia più anni di Andreoii, il quale è a propria volta il decano del centro. Circa le altre Giunte difficili di Milano, Venezia e Firenze, sarebbe stato raggiunto un accordo tra Matteotti e Fanfani per Giunte bipartite D.C.P.S.D.I., le quali avrebbero l'appoggio esterno dei socialisti. Resta a vedere, naturai mente, quale sarà la reazione dei liberali sul piano politico nazionale: ed a questo proposito Segni si è oggi lungamente intrattenuto con l'on. Malagodi. Per quanto riguarda Genova e la sorte dei sei consiglieri socialdemocratici ribelli alle direttive della segreteria del partito, c'è da registrare una nuova clamorosa ribellione: il ministro Paolo Rossi, genovese, ha scritto all'on. Bettinotti, uno dei colpiti dai provvedimenti disciplinari, una lettera di piena adesione al suo operato. « Capitano queste cose nella vita dei partiti — dice la lettera — ma sono nuvole che passano, spero che tu ed l compagni non ve ne addoloriate, sicuri come siete della vostra .coscienza ». L'Esecutivo del P.S.D.I. ha sconfessato i consiglieri genovesi, ed il ministro genovese sconfessa a propria volta l'Eseeutlvo del partito. Vittorio Gorresio ^ La vana attesa di Tupini Le sinistre non si sono* presentate alla seduta per l'elezione del sindaco di Roma, che è stata perciò rinviata a lunedì. Il sen. Tupini, candidato del centro, allarga la braccia e si accinge ad una nuova attesa. (Telefoto)

Luoghi citati: Firenze, Genova, Milano, Roma, Venezia