In Appello la nobildonna siciliana accusata di avere avvelenato il marito

In Appello la nobildonna siciliana accusata di avere avvelenato il marito In Appello la nobildonna siciliana accusata di avere avvelenato il marito Assunta Vassallo, già condannata a 20 anni, avrebbe messo della stricnina nel caffè del consorte per amore di un cugino - Due perizie contrastanti - Oggi la requisitoria del Procuratore Generale i (Nostro servizio particolare) Ernia, 5 luglio. Dopo quattrocento giorni da quello in cui, il 2 giugno dello scorso anno, fu condannata a 20 anni di reclusione per aver avvelenato il marito, notaio Rosario Raimondi, la nobildonna siciliana Assunta Vassallo è tornata nella stessa aula della Corte d'Assise di Enna per il processo d'appello. Contro la sentenza hanno ricorso sia l'imputata, per reclamare l'assoluzione con formula piena o quanto meno per insufficienza di prove, e sia il P. M., il quale sostiene che alla Vassallo va applicata la massima pena prevista dal codice. Stamane l'imputata si è presentata in aula meravigliando tutti perché da molti giorni ella aveva fatto pervenire alla Corte un certificato medico che attestava la sua impossibilità ad assistere al dibattito. I difensori hanno chiarito che la imputata ha voluto presentarsi pur essendo in condizioni fisiche precarie per ossequio alla Corte. Ma la sua permanenza ir. aula non è durata a lungo: verso le 11, infatti, la Vassallo ha chiesto di allontanarsi, ciò che le è stato concesso. Vestita di nero, e col volte coperto dv. occhiali scuri, /isibiimr.iiie sofferente ma sempre astiai bella, l'imputata è apparsa notevolmente dimagrita rispetto allo scorso anno: si dice che abbia perso addirittura dieci chili di peso. L'udienza poi, dopo un breve intervento dell'avv. Cassinelli, il quale ha dichiarato alla Corte che insisterà su tutti i motivi d'appello contro le ordinanze e la sentenza dei primi giudici, e che farà richiesta di una nuova perizia collegiale da affidarsi a tossicologi di fama nazionale, non ha avuto più alcun interesse, perché nelle restanti tre ore si è esaurita nella lunghissima e monotona lettura della relazione dei fatti. Il delitto di cui la Vassallo è accusata risale all'agosto del 1948. La sera del 27, mentre si trovava con alcuni amici al caftt, il notaio Raimondi fu colto da un grave malore. Accompagnato a casa, dopo aver bevuto un po' di bicarbonato somministrato: gii dalla moglie, fu assalito da j atroci dolori viscerali e da co- nati di vomito che si sussegui rono fino alla ' sera successi va, quando, dopo una più vio lenta crisi, cessò di vivere. Poiché si' sapeva che Assun ta Vassallo aveva una relazione con il proprio cugino, Raimondo Gangitano, furono avanzate contro la donna, da parte della madre e del fratello del defunto, accuse che si concretarono il 31 agosto in una istanza presentata dal fratello del notaio, Luigi, aftinché venisse disposta l'autopsia sul cadavere di Rosario Raimondi. Nello stesso giorno, dopo un colloquio avuto con il cognato, la Vassallo confessò di aver avvelenato il marito e questa confessione ripetè in carcere il giorno successivo. Ma ventun giorni dopo negò che il topicida propinato al marito potesse essere stato la rausa della sua morte e il 17 marzo dell'anno successivo ritrattò tutto quanto aveva fino a quel momerco aichiarato, affermando di aver confessato per ti- more di rappresaglie da parte dei parenti del marito. Una prima perizia tossicolo- j gica, ordinata dalla magistratura, diede esito negativo, ma un secondo esame dette invece per certo che le dosi di stricnina contenute nei reperti erano più che sufficienti a provo- ! care la morte. Domatti - s'inizierà la di-1scussione. prenderà per primo !la parola il P. G. dr. Lamia, la |cui requisitoria occuperà tutta il'udienza. £ '*'* Assunta Vassallo

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