Il sacerdote spiega ai giudici perché fece invadere i poderi

Il sacerdote spiega ai giudici perché fece invadere i poderi Iniziato ad Acqui il processo per la strada di Ciglione Il sacerdote spiega ai giudici perché fece invadere i poderi Il parroco si addossa la responsabilità dell'azione avvenuta all'alba del 18 agosto '55 Un teste rischia di venire incriminato per falsa deposizione 11 dibattito rinviato a lunedì (Dal vostro corrispondente) Acqui Terme, 4 luglio, Si è iniziato stamane, al Tribunale penale di Acqui Terme, il processo a carico di don Luigi Sch .ivetta e dei nove membri del comitato pro-strada, accusati di invasione di terre e danneggiamenti alle colture. Sul banco degli imputati sledono Celestino Benzi, Giuseppe Giuliano, don Luigi Schiavetta, Tarcisio Cavallero, Emilio Giuliano, Alfonso Giuliano, Giovanni Martino, Giovanni Benzi, Marco Piccardi e Pietro Benzi. Alle 10 si Inizia il dibattimento. In apertura d'udienza, il Presidente procede all'appello degli imputati, delle parti civili — Domenico e Angela Giuliano, padre e figlia, e Giuseppe Piccardi — e d*i 48 testimoni (18 citati dal P. M., 22. dalla difesa e 8 dalla parte civile). L'appello si prolunga per oltre un'ora, non senza una certa confusione che deriva dal ripetersi continuo dei cognomi Benzi, Giuliano e Piccardi, molto diffusi ne.Ha zona, senza che nessun legame di parentela sussista fra i diversi. Finalmente, e sono ormai le 10,30, il Presidente può leggere i capi d'imputazione: violazione di terre e danneggiamento di colture. Al parroco don Schiavetta e a Celestino Benzi, viene contestata l'aggravante di aver diretto e organizzato l'azione del 18 agosto 1955. Inizia quindi l'interrogatorio, e primo a presentarsi alla pedana è Celestino Benzi, presidente del Comitato pro-strada, il quale tiene a precisare come la mattina del 18 agosto, l'invasione venne iniziata dopo le ore 6 e non alle 4,30 come sostiene la parte civile per aggravare la posizione degli Imputati. Terminato l'interrogatorio del Benzi, sale sulla pedana la figura di centro di questo processo, don Luigi Schiavetta, il battagliero parroco che si è meritato l'appellativo di « don Camillo di Ciglione ». Don Schiavetta sì addossa ogni responsabilità di quanto accaduto la mattina del 18 agosto '55, ma sottolinea che con la sua azione intendeva risolvere una situazione ormai insostenibile per la popolazione di Ciglione, costretta alla sicura rovina economica dalla mancanza di una strada. Inoltre, poiché tre dei proprietari del terreno conteso, anche se dopo sono ricorsi alile vie legali, avevano in un primo tempo aderito all'apertura della strada, egli era convinto che, ad invasione avvenuta, anche il Piccardi avrebbe accettato la nuova situazione. Il presidente contesta, a questo punto, al parroco la circoIstanza che il Genio civile | avrebbe certamente concessò i,INIMINNNIINII NINNI NIIINININIll Il'esproprio del terreno in que- stione; e don Schiavetta risponde che le vie burocratiche hanno, da 50 anni a questa parte, precluso il realizzarsi delle legittime aspirazioni dei eiglionesi. Si passa quindi agli altri imputati, i quali non portano alla causa alcun elemento. Viene poi il turno delle parti lese» Domenico e Angela Giuliano, e Marco Piccardi, querelanti; Giovanni Mognale e Giuseppe Benzi, i quali, in un secondo tempo, hanno rinunciato alla querela. « Sembrava una guerra >, dice il Domenico Giuliano riferendosi alla riunione tenuta il 21 agosto per cercare una soluzione amichevole della lite•i Mi misi in mezzo alla strada e intimai l'alt >, afferma Giovanni Mognale riferendosi al l'azioc? del 18 agosto. Frasi che provocano violenti battibecchi fra gli opposti avvocati. Ed ecco di turno la cinquantina di testimoni, che ben poco di nuovo vengono a dirci sull'interessante causa. Il conte Alessandro Thcllung, sindaco di Ponzone, avversario accanito della strada, provoca, con la sua deposizione, un altro lungo battibecco nel corso del quale è chiamato in causa anche l'on. Brusasca che, per interessamento di don Schiavetta, aveva fatto ottenere uno stanziamento di 22 milioni in favore del Comune, somma che, nell'intenzione del parlamentare democristiano, doveva servire per la costruzione della strada ma che, in effetti, è stata diversamente utilizzata: per poco la difesa del sacerdote non chiede la citazione, come teste, dell'attuale sot. tosegretario allo Spettacolo. Pure interessante, la deposizione di Alcide De Bernardi, sindaco di Morbello, il quale spiega le ragioni sociali ed economiche che impongono la costruzione della nuova strada. L'agricoltore Giuseppe Giù. liano, teste a difesa, dichiara, sotto il vincolo del giuramento, che una delle parti lese, 11 signor Domenico Giuliano, la mattina del 18 agosto, all'atto dell'invasione, avrebbe guidato contento l'escavatrice attraverso il suo terreno e quello di alcuni altri oppositori. A questo punto, il P. M., trovando una discordanza tra la deposizione del teste e quella del brigadiere Usai dei carabinieri di Ponzone, che fece il rapporto sui fatti, chiede l'incriminazione del Giuliano per falsa testimonianza. Il tribunale si riunisce in Camera dì Consiglio e decide di ammonire il Giuliano, affinché cambi la deposizione; il teste accetta l'ammonizione, modifica la sua deposizione e pertanto il P. M. lascia cadere la richiesta d'incriminazione. Finalmente, e sono ormai le 24, anche l'ultimo dei testimoni lascia la pedana, e l'udienza ha termine. Il processo viene quindi rinviato a lunedi 9 luglio per le arringhe degli otto avvocati di parte civile e di difesa. , f. m.

Luoghi citati: Acqui, Acqui Terme, Morbello, Ponzone