Lungo colloquio di Dulles con l'ambasciatore Brosio di Gino Tomajuoli
Lungo colloquio di Dulles con l'ambasciatore Brosio Passati in rassegna i principali problemi del momento Lungo colloquio di Dulles con l'ambasciatore Brosio II Segretario di Stato avrebbe chiesto al diplomatico italiano, esperto in questioni russe, il suo parere sugli ultimi avvenimenti sovietici (Dal nostro corrispondente) Washington, 28 giugno. L'ambasciatore italiano ManHo Brosio ha avuto oggi, a sua richiesta, un lungo colloquio con Dulles, colloquio che si è protratto per quaranta minuti. Lo scambio di vedute su tutti i problemi correnti di politica internazionale e sugli avvenimenti che più interessano i rapporti fra l'Italia e l'America è stato molto cordiale ed utile, e soprattutto assai esteso, ha detto l'ambasciatore, pur senza affrontare in particolare, ed a fondo, alcuno di essi. La visita ha attirato molta attenzione non solo _ perché l'ambasciatore Brosio è considerato uno dei più acuti esperti in questioni sovietiche del mondo occidentale (egli ha rappresentato l'Italia a Mosca per cinque anni) ma anche perché l'incontro è avvenuto, (sebbe; ne solo per coincidenza, poiché la visita era fissata già da molti giorni) all'indomani delle dichiarazioni di Dulles sulle ripercussioni mondiali del « rapporto Kruscev » che tengono ancor oggi vive le discussioni e le controversie in buona parte della stampa americana e nei circoli diplomatici. Molti osservatori americani hanno voluto stabilire, quindi, fra la visita "dell'ambasciatore Brosio e quelle dichiarazioni un rapporto preciso e attribuirvi il significato di una manifestazione delle preoccupazioni italiane per l'atteggiamento eccessivamente ottimistico adottato ieri dal segretario Dulles. Naturalmente, né l'ambasciatore Brosio né la segreteria dì Stato si sono curati di smentire o confermare queste illazioni, sebbene sia da ritenere che nel lungo colloquio si sia parlato anche di quegli avvenimenti. Gli esperti di questioni sovietiche continuano a ritenere comunque che la crisi comunista è assai più complessa e meno chiara di quanto le dichiarazioni di Dulles autorizzerebbero a credere. La tesi che la denuncia di Stalin sia stata programmata tenendo conto delle reazioni che essa avreb be provocato in tutto il mondo comunista e che quindi siano state prese in anticipo misure per limitare l'inevitabile crisi, è sostenuta anzi con maggior vigore di prima Il fatto nuovo che ne confermerebbe, secondo gli esperti, la fondatezza, è che da ieri sera Radio-Mosca sta trasmettendo in tutti i Paesi satelliti l'articolo scritto dal capo del comunismo americano Dennis, nel quale si chiedeva che gli attuali capi del Cremlino spieghino ai comunisti del resto del mondo come mai non sono riusciti ad arrestare il regno del terrore instaurato da Stalin. Gli esperti del Dipartimento di Stato credono che questo fatto sia molto significativo. Le critiche di Dennis sono molto più « educate > e addomesticate di quelle fatte da altri capi comunisti. Esse sarebbero state scelte dal Cremlino proprio perché, mantenendosi in li- mleKvtidsichgtopsppvcavSiEmsozclscrtouclodlanulepgilngmmtvilccbimhPtczatsunomftagaeasptIlli iiiiiiiniiiiiilliliiililHllllliillllilllllllllim miti assai più modesti di quelle di Togliatti, esse offrono a Kruscev la possibilità di tener vivo il dibattito per la «desantificazione di Stalin » e quella di convincere gli aderenti, scossi dalle rivelazioni americane, che il comunismo ha tutto da guadagnare liberandosi del culto della personalità, evitando però nello stesso tempo di rispondere ai quesiti assai più pertinenti alla dottrina, sollevati dalle critiche degli altri capi del comunismo extra-sovietico. Gino Tomajuoli
Luoghi citati: America, Italia, Mosca, Washington
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