Fanatici della divisa unico ciòtp il militarismo di Massimo Conti

Fanatici della divisa unico ciòtp il militarismo ASSOCIAZIONI DI SOLDATI IN GERMANIA Fanatici della divisa unico ciòtp il militarismo Sono manovrati da generali nazisti, esaltano il Fiihrer - Apoteosi di Ràder, "criminale di guerra,, liberato dal carcere - Si teme che il nuovo esercito della democrazia subisca la nefasta influenza dei vecchi militaristi (Dal nostro corrispondente) Bonn, giugno. Si ha l'impressione, talvolta, che nella Repubblica di Bonn ci siano due eserciti: l'uno quello del ministro per la Difesa Blank — fatto di uomini che si considerano cittadini in uniforme, l'altro — quello degli antichi militari — che vorrebbe fare dell'uniforme l'abito del cittadino. Le formazioni di questo secondo, sconosciuto esercito sono le Soldatenverbànde, le cosiddette « associazioni di soldati > — sètte di fanatici della divisa dove l'unico culto ammesso è il militarismo — manovrate da generali e feldmarescialli nazisti come Kesselring, Student e Ramcke, tanto per dire i nomi più rappresentativi. Sono loro, gli uomini delle novecentotrentadue associazioni militari e paramilitari e delle ventisei «comunità» di S.S., i guardiani delle tradizioni di ferro ripudiate dall'ex-falegname Blank: Che cosa vogliono questi professionisti del militarismo rimasti a guardare in disparte gli eventi della Repubblica di Bonn, in attesa di «tempi migliori » ? Esaltano il « fùhrer >, rievocano gli spiriti e le glorie della Germania guglielmina, sognano il ritorno allo Stato di Federico 11 Grande e profetizzano la rinascita dell'Invincibile Reich. Nelle manifestazioni degli Stahlhelme — tra folle di energumeni con elmi e manganelli, camicie brune e cinturoni, vessilli di combattimento e aquile grifagne — il feldmaresciallo Kesselring assicura che « nessuna forza al mondo potrà nuovamente distruggere il Reich se tutti saranno uniti », promette « una gioventù che con la parola Germania sulle labbra andrà alla morte col cuore che canta » e dà infine appuntamento « sulle rive dell'Oderà, l'attuale linea di confine con la Polonia. Lo spirito degli Stahlhelme, però, è cristiano sociale e democratico — ha detto Kesselring in una recente occasione. In che cosa consiste questo spirito democratico ce lo spiega la Soldatenzeitung, il giornale degli « elmi d'acciaio » e di altre « associazioni combattentistiche », che si definisce anche « organo indipendente per l'onore, il diritto, la libertà, la sicurezza europea e il cameratismo ». Leggiamo sul diffuso giornale queste r del poeta militare Heinz Stuckmann: «Siamo un popolo del tutto ineducato Ci manca ogni genuina tradizione - Che cosa ci ha portato la cosiddet¬ ta democrazia? - Noi invochiamo il corpo degli antichi ufficiali tedeschi e prussiani - Vogliamo la guida delle Armi! ». Sullo stesso numero, un articolista ignoto spiega la naturale funzione direttiva e oligarchica dei militari al di fuori e al di sopra della politica: « Quel che manca agli uomini politici — scrive l'articolista — è la scuola, la educazione, la formazione, la selezione e lo stile, cioè tutte le virtù del militari. La democrazia al posto della Nazione e del Reich è un'assurdità. Se ne accorgeranno i . nostri deputati che certi banditi stanno scavandosi la fossa con le loro mani? Se non dovessero accorgersene sarebbero veramente degli idioti... Il nostro grido è un Popolo, un Reich, un Fiihrer!». A Kiel, due settimane orsono, c'è stata una manifestazione che ha dato da pensare. 15 mila veterani della Marina hanno acclamato membro onorario della loro « Lega » l'ex grande ammiraglio Erich Ràder, uno del criminali di guerra che le 'quattro potenze, tenendo conto della sua tarda età, fecero liberare l'anno scorso da Spandau. Alla manifesta; zione Ràder non c'era perché la moglie, inquieta per la sua salute, non l'aveva lasciato uscire di casa; ma la sua effigie è stata portata in trionfo per le strade di Kiel da cortei di uomini nelle antiche uniformi, con bandiere e stendardi, offerta alla devozione del popolo. La polizia è intervenuta, ma soltanto per sequestrare alcuni cartelloni che invocavano la liberazione di Donitz, l'altro grande ammiraglio di Hitler tuttora rinchiuso nella fortezza di Spandau con i responsabili della tragedia tedesca sfuggiti alle forche di Norimberga. La manifestazione di Kiel, durata due giorni, fu aperta nel teatro principale dal capitano di fregata Otto Kreschmer, alto funzionarlo del Ministero per la Difesa. Fu Kreschmer ad annunciare l'elezione di Ràder a membro onorario della «Lega della Marina»: «La polìtica, in questo caso, non c'entra — spiegò Kreschmer —. Per noi Ràder è soltanto un camerata e un marinaio che si è sempre battuto per gli inte ressi dell'Arma ». Ràder dunque dovrebbe essere onorato come soldato che ha compiuto il proprio dovere, lasciando da parte le considerazioni politiche e senza tener conto delle sue responsabilità: « Ràder — disse alle reclute .di Wilhelmshaven un altro funzionario del Ministero per la Difesa, il capitano di fregata Zenker — è uno splendente esempio per la nuove e future generazioni di mari-1 naì ». I soldati della democratica Bundeswehr finiranno col non capirci più nulla. Non gli ~ i- „ „ — i l era stato detto che prima del dovere militare c'è la coscienza dell'individuo? E non gli era stato raccomandato di prendere a modello il conte Claus von Stauffenberg passato per le armi assieme a centocinquantuno ufficiali per aver tentato di uccidere il Fiihrer, il venti luglio del 1944? C'è un'aperta contraddizione in questi fatti: ed è qui che si rivela il conflitto fra nuove e antiche concezioni, quest'ultime — nonostante gli sforzi sinceri degli uomini politici di Bonn — ancora saldamente radicate. Ecco perché Adenauer ha tanta paura dei militari ed ecco spiegati anche 1 timori dei partiti e gli sforzi del Parlamento per sottrarre la Bundesuehr all'influenza nefasta dei vecchi militaristi, gli uomini dell'* altro esercito » rappresentato, come si diceva, dalle Soldatenverbànde. Sono state appunto le manifestazioni delle Soldatenverbànde e le gazzarre degli Stahlhelme. a svegliare nei socialdemocratici le apprensioni per la rinascita del militarismo tedesco. Gli operai sono scesi in piazza contro gli « elmi d'acciaio » e l'opposizione socialdemocratica ha provocato un dibattito parlamentare sulle organizzazioni militari e paramilitari in genere. « Colpiremo con decisione estrema i nemici della Costituzione», ha dichiarato al Bundestag il ministro degli Interni Schròder intervenuto nella tempestosa polemica. A più riprese difatti la polizia ha proibito manifestazioni pubbliche di S.S. Anche nei giorni scorsi, a Wiesbaden, le autorità fecero sfumare un progettato « incontrò > di ex-militi nazionalsocialisti. Le ragioni del provvedimento furono spiegate in un comunicato stampa: « Le associazioni di S.S. — dice il comunicato — diffondono l'odio di razza ed esaltano il nazismo. Le loro manifestazioni sono quindi incompatibili con l'ordine costituzionale e i principi della comprensione fra i popoli ». In genere però, le manifestazioni di « ex-combattenti » sono tollerate anche perché, realizzandosi ormai il riarmo sarebbe errore psicologico prendersela troppo con i militari Si è dato anzi il caso di riunioni pubbliche degli « elmi d'acciaio » protette dalla polizia contro ì disturbatori di sinistra. • Questa tolleranza verso le 1 Soldatenverb&nde si spiega an- che col fatto che la democrazia, in Germania, è considera- ta una salda istituzione: «Non l „; .............. — :.-. ..—:.... i. ci saranno più eserciti privati nel nostro Paese », affermò durante il dibattito sugli « elmi d'acciaio » il ministro Schroder. I tedeschi, in genere, sono convinti che la storia della Repubblica di Weimar non si ripeterà più e che a de cidere ancora le sorti della nazione non saranno — come un tempo — gli intrighi della < Reichswehr nera », le congiure e i Putsche delle potenti sètte militariste finanziate dall'industria pesante, legate a doppio filo con gli Junker di Prussia. Certamente le condizioni della Germania di oggi sono ben differenti da quelle dell'altro dopoguerra. Ma chi può dire quel che potrebbe accadere ancora in altre determinate circostanze? Una volta, ragionando con Spaak di esercito tedesco e di pericoli del militarismo, Adenauer ebbe a dire: «Se non riusciremo a fare l'Europa, non so — quando non ci sarò più io — quel che sarà della Germania ». Massimo Conti ■ 11M111111E11M1111111111111 ■ i M111 n 11M11M111