Non tanto si tratta di vivere a lungo quanto di vivere la vecchiaia con vigore di Nicola Adelfi

Non tanto si tratta di vivere a lungo quanto di vivere la vecchiaia con vigore INUTILE ILLUDERSI, INDIETRO NON SI PUÒ' TORNARE — Non tanto si tratta di vivere a lungo quanto di vivere la vecchiaia con vigore Se l'uomo fosse saggio, diceva Buffon, potrebbe campare normalmente fra i 120 e i lkO anni - Alla ricerca della giovinezza: crudeli tiranni facevano bagni nel sangue di adolescenti - Eccitazione generale per le trovate di Voronoff - Vecchi rimbambiti ringalluzzivano, ma era uno scherzo breve - Oggi molte teorie incoraggiano: *Anche per voi domani sarà un giorno migliore» (Nostro servizio particolare) Roma, giugno. Diciamolo subito: finora la scienza non ha subito che sconfitte di fronte ai due problemi che appassionano l'umanità dai tempi più antichi: come vivere a lungo e come vivere col vigore dell'età matura anche quando si è vecchi. C'è però ora fra gli scienziati un senso di rivolta contro il fatalismo di ieri per cui la vita era e non poteva non essere un viaggio senza ritorni; un viaggio che inevitabilmente, per ri¬ gido decreto della natura, doveva svolgersi attraverso le tappe più belle, le prime, e quelle più brutte, le ultime. Da qualche anno, con un fervore che cresce a ogni stagione, gli scienziati scrutano dentro i misteri della vita, analizzano, intuiscono, sperimentano e sempre più di frequente si riuniscono in loro convegni per dirsi l'un l'altro speranze e delusioni; e così, è appena finito a Montecatini un congresso tenuto dalla Società italiana di gerontologia e di geratria, e già si annuncia per il prossimo luglio a Merano il quarto congresso intemazionale di gerontologia. La prima di queste assise mondiali sul modo come prolungare la vita e assicurare agli uomini una florida, vigorosa vecchiaia fu tenuto sei anni fa a Liegi; due anni dopo gli scienziati tornarono a riunirsi, negli Stati Uniti, a Saint Louis, e infine due, anni fa andarono a fare il punto della situazione a Londra. In sei anni, da Liegi a Merano, ci sono sta- te grandi, rivoluzionarie novità. Anzi può dirsi che da quando i primi uomini strisciarono sulla Terra fino all'avvento dell'era atomicc-, il destino di essi non è sostanzialmente mutato: si nasce, si cresce, si declina, si muore. E' vero; la scienza, allontanando la morte dalle culle e dalle scuole, è riuscita a « democratizzare » la vecchiaia: se prima dell'avvento dei sulfamidici e degli antibiotici, se al tempo in cui basso era il tenore di vita delle popolazioni e scarsa la diffusione delle nozioni igieniche, superare il termine di 70 anni era il privilegio di pochi; oggi in tutto il mondo civile la vita media tende ad avvicinarsi ai 70 anni. Tuttavia, ancora oggi un uomo di 70 anni non si trova in condizioni decisamente migliori dei settantenni che vivevano cento o mille anni fa: nel calcolo delle probabilità, ha appena un cinque per cento più dei suoi antenati di arrivare agli 80 anni, e la sua salute è minata dagli stessi acciacchi, dalle stesse malattie, dalla stessa fiacchezza generale dei suoi antenati. Come quarantenni Eppure, diceva Buffon, M l'uomo fosse più saggio, dovrebbe vivere normalmente fra i 1S0 ed i HO anni. Tutti i mammiferi infatti vivono da sei a sette volte il tempo impiegato per lo sviluppo; a siccome l'uomo impiega una ventina di anni per sviluppare completamente il suo organismo, il conto di quel che dovrebbe vivere è presto fatto. Se ne conclude che vecchiaia e morte colgono l'uomo in età precoce per fenomeni patologici, e non già perché così vuole la sua costituzione biologtcu. La prova, dicono i sostenitori di questa tesi, tra cui il più frumaso era il russo Bogomoletz, sta nel fatto che le cronache sono piene di casi di ultracentenari: sfogliando per esempio i registri delle parrocchie inglesi troviamo che un certo J. Surrington mori nel 1787 dopo essere rimasto in questo mondo la bellezza di 160 anni; Thomas Parr visse 15S anni e 9 mesi, e dalla sua autopsia il celebre Harvey rivelò l'assenza di qualsiasi lesione organica; R. Tyler morì alla fine del secolo scorso all'età di 132 anni e Poggy McGuck lasciò questo mondo alla vigilia della prima guerra mondiale portandosi dietro un fardello di 130 anni. Tuttavia, il problema non è questo, la longevità, dicono gli scienziati; non è questo, almeno per ora. Il problema consiste invece nello sconfiggere la vecchiaia, sta nel trovare la via che permetterà agli uomini di vivere a settant'anni col vigore fisico e mentale di quarantenni. Nel romanzo avveniristico di Huxley Nuovo mondo leggiamo che gli uomini di oltre il duemila cadono a 70 anni dal pieno rigoglio della vita, nella morte; muoiono cioè senza aver conosciuto le avvilenti cose che spesso si accompagnano all'età senile. Ebbene, questo è anche il grande scopo che stimola oggi gli studiosi di gerontologia: sconfiggere la vecchiaia. Alle loro spalle hanno antiche pratiche, esperimenti diversissimi, un gran numero di teorie, un immen- so corredo di nozioni e di attrezzi nuovissimi. Nei tempi antichi i prìncipi chiedevano sovente ai loro sudditi tributi di vite umane, specialmente di adolescenti; allora si vedeva nel sangue il simbolo della vita e nel sangue, in questo liquido ancora oggi per molti aspetti misterioso, i principi si immergevano per conservare o ritrovare il vigore della gioventù. Nel medio evo medici e alchimisti suggerirono sistemi meno crudeli per distillare elisir di gioventù nelle vene dei vecchi, ma vi furono ancora giovani vite che si spensero dissanguate per procurare bagni di gioventù a vecchi tiranni e guerrieri. Ai giorni nostri i due scienziati che più hanno riempito il mondo di clamore e di speranze sono stati Sergio Voronoff e A. A. Bogomoletz; tutt'e due avevano avuto precursori, ma furono i primi a perfezionare e à divulgare i rispettivi sistemi di ringiovanimento. Può dirsi che tutto il mondo fu pervaso d'entusiasmo, fra il 19S0 e il 1930, quando Voronoff non ancora era stato smentito dai fatti; sembrò al primo annuncio della scoperta che finalmente l'elisir di giovinezza dovesse essere a portata di mano degli uomini. Voronoff fece i primi esperimenti su un montone, un vecchio e malandato montone di li anni (che corrispondono nella vita umana a 8090 anni). Tre mesi dopo l'innesto delle ghiandole maschili, il montone ringiovanì completamente; il corpo si copri di uno spesso vello, prese a mangiare con appetito, la voce gli tornò robusta, quando vedeva una pecora si metteva a sgroppare con mille vezzi. Un anno dopo, per avere la controriprova, Voronoff tolse al montone le ghiandole innestate: di colpo, con sorprendente rapidità, la bestia crollò in una fiacca, stupita senilità. Per avere la prova provata che la via imboccata era quella giusta, Voronoff sottopose una seconda volta il montone alla cura; e i risultati corrisposero all'attesa. Quando lo scienziato passò dai montoni agli uomini, e questa volta per gli innesti si servì delle ghiandole maschili delle scimmie antropomorfe, il mondo intero strabiliò; si videro spalle incurvate dal peso degli anni raddrizzarsi, vecchi rimbambiti riacquistarono un cervello lucido, e vecchi, spenti ganimedi tornarono agli antichi piaceri. Ma fu tutta una breve illusione. Dopo pochi anni i ringalluzziti tornavano uno dopo l'altro in condizioni di senilità peggiori di quando avevano iniziato la cura. Né valeva ritentare l'innesto; la seconda volta i suoi effetti benefici erano quanto mai labili. I dubbi di Bogomoletz La seconda grande illusione si chiama Bogomoletz. Egli partì da una intuizione dello studioso franco-russo Metchnikoff: la vecchiaia deriva dalle fermentazioni putride dell'intestino e perciò i popoli che adottano una particolare dieta a base di fermenti lattici (yogurt) vivono molto a lungo. Fu Bogomoletz che inventò i sieri citotossici e credè fermamente, e fece credere a molti, che là fosse l'elisir della gioventù. Oggi tuttavia si è ridotto di molto il numero di coloro che continuano a credere nella validità della scoperta. Lo stesso Bogomoletz, che morì nel 1946 a 65 anni, negli ultimi tempi era il primo a dubitare del suo siero, anche se continuava a ripetere: « Il mio scopo è di aiutare gli uomini a raggiungere la normale età di 150 anni*. E qualche anno fa anche il più illustre dei suoi pazienti, Stalin, ha lasciato questo mondo: aveva 72 anni e abbiamo appreso tutti nelle scorse settimane quante cupe, torbide manìe gli abbiano arrovellato la vecchiaia. Ora di tanto in tanto si annunciano prodotti miracolosi per trattenere o recuperare quel diletto bene che si chiama gioventù: un cugino di Bogomoletz che vive a Parigi raccomanda una sua crema a base di tessuto connettivo; qualche anno fa furono di gran voga le uova al nono giorno d'incubazione; si è poi parlato del fungo cinese, del pasto dell'ape regina e di altri elementi tolti alla natura allo stato genuino. Ma gli scienziati, resi prudenti dalle passate delusioni, scuotono il capo nei loro congressi: i più ormai pensano che la vita sia un processo irreversibile: non si può tornare indietro, e così un giovane non tornerà mai fanciullo, un vecchio non tornerà mai giovane. Ma voi sapete com'è fatta la scienza ai giorni nostri: non è più capace di arrendersi. Per quante sconfitte riceva, ritorna sempre alla carica; solo che dopo ogni sconfitta allinea nella lotta nuovi e più precisi strumenti d'indagine, un più acuto spirito critico. I più insistenti di tutti sono gli americani con le loro teorie sull'armonia ormonica, e i russi che stanno rivedendo passo passo gli errori di Bogomoletz. Sia gli uni che gli altri ritengono, ed è questo ormai il concettò prevalente dappertutto, che se tornare indietro è per ora impossibile, tuttavia la scienza troverà tra non molto il modo di assicurare agli uomini una vecchiaia sana, robusta e florida. Da dietro l'arido, difficile linguaggio delle comunicazioni ai congressi, degli studi e delle memorie sulla gerontologia traspare un incitamento ai vecchi di tutto il mondo: «.Resistete; anche per voi domani sarà un giorno migliore ». Nicola Adelfi

Persone citate: Buffon, Huxley, Metchnikoff, R. Tyler, Sergio Voronoff, Stalin, Thomas Parr

Luoghi citati: Liegi, Londra, Merano, Montecatini, Parigi, Roma, Stati Uniti