Scienza atomica e nostra pelle di Paolo Monelli

Scienza atomica e nostra pelle Scienza atomica e nostra pelle E' venuto il momento di ammonire ancora una volta da queste colonne che se non la smettiamo subito con gli insensati esperimenti atomici, se non saranno chiùsi al più presto, per ordine delle Nazioni Unite o. di quell'altra autorità superiore che si stia creando, tutti i laboratori, nessuno escluso, ove si scompone la materia e si frangono gli atomi, questo nostro mondo o perlomeno questa nostra umanità è prossima alla fine. Né basterà accordarsi a non servirsi < più dell'energia atomica per scopi di guerra; anche le pacifiche radiazioni usate negli ospedali, o impiegate, come ci ha raccontato Gino Tomaj uoli, per dare freschezza archeologica alle carni alle frutta alle verdure, dovranno, come spiegherò più avanti, esser messe definitivamente da parte. I profeti che, come dice il poeta, si ricordano del futuro, hanno già prevista questa fine imminente, il che può farci temere che ormai i rimedi giungeranno troppo tardi. La nota profezia dell'arcivescovo Malachia, che designa con un motto latino i pontefici che hanno seduto e sederanno sulla cattedra di San Pietro dal 1143 fino alla fine del mondo, dopo l'attuale Pastor «ngelicus fa il nome di soli altri sei papi. Il prossimo avrà per motto Pastor et nauta, interpretato da molti nel senso che verrà- di là dal mare, sarà quindi americano; l'ultimo, Petrus secundus romarms, sederà sul trono pontificio in Persecutione extrema, pascerà il suo gregge in « Multis tribulationibus »; dopo di che la città dei sette colli sarà distrutta, e con essa l'umanità, la cui sorte, come è noto, è legata a quella della città eterna; e verrà Iddio terribile a giudicare i popoli. Con sei papi si arriva pressapoco al 2000; ma se immaginate per i più di essi, come può avvenire, breve o brevissima vita dopo l'esaltazione, si può ottenere una data molto anteriore; chi ha trenta e quarant'anni oggi può sperare di assistere a quel giorno finale. Ci spero anch'io; ma sarà poco gusto avere materia per cosi eccezionale servizio e non avere più un giornale in cui collocarlo. La data del 2000 è indicata anche da Nostradamus; 1909 anni e sette mesi dalla nascita di Cristo. E vi ho già detto come Nostradamus sia un profeta serio, non si poteva descrivere meglio e con maggiore esattezza quattro secoli fa. la bomba atomica, anzi la distruzione di Hiroscima per opera di tale bomba. « Sera laissé le feti mort, vif cache — Dedans les globes horrible épouvantable. — De miit à classe che en poudre laché — La ette à feu, Vertnemi favorable». Cioè: il fuoco morto (la dormente forza di scoppio che sta nell'atomo) sarà nascosto vivo (cioè pronto ad espandersi), orrendo, spaventoso* dentro i globi (le bombe sferiche); poi di notte fatto cadere sulla base navale (classe ette, la città della flotta) che andrà in polvere; la città arde, il nemico è favorevole (alla resa incondizionata, naturalmente). II primo ministro britannico Eden si fa una festa di andare ad assistere all'esplosione della prima bomba H di fabbricazione britannica che avverrà l'anno prossimo nell'isola di Pasqua nel Pacifico; se le cose continuano di questo passo potremo consigliargli di vestirsi a lutto quel giorno; perché andrà ad assistere alla prova generale della morte della Terra o della razza umana. Già il primo catastrofico effetto di queste ceneri radioattive che viaggiano da polo a polo dopo ogni esplosione e aduggiano il cielo di intieri continenti è chiaro anche ai più ciechi. E' un pezzo che le stagioni vanno a catafascio, la primavera è scomparsa da noi e rifiorisce invece nelle terre boreali che cominciano a spogliarsi del ghiaccio secolare. In principio si poteva credere a qualche stranezza passeggera, macchie del sole o altro; ma ormai non si tratta più di casi sporadici, sono parecchi anni che d'estate piove e fa freddo; già due anni fa, nel 1954, il Comitato Esecutivo Mondiale Meteorologico delle Nazioni Unite ha ordinato urgentemente una inchiesta « Sui possibili Effetti' delle Esplosioni atomiche nei confronti delle Condizioni atmosferiche del Mondo». Ma queste sono rose e fiori. Proprio il giorno che i giornali inglesi annunciavano quel progettato viaggio di Eden all'isola di Pasqua, il Medicai Research Council di Gran Bretagna pubblicava il suo rapporto conclusivo, dopo più di un anno di studi, sulle probabili conseguenze per il benessere dell'umanità dell'esistenza delle polveri radioattive. (The hazards to man of nuclear and allied radiations, cioè « I pericoli per l'uomo delle radiazioni nucleari*). Se non fossimo ciechi e sordi a quanto non sia il brusio delle nostre faccenduole contingenti, tutti i giornali avrebbero dovuto stamp»re quel rapporto con titoli su rutta la prima pagina, altro che malattia di Eisenhower, altro che discorso Kruscev, altro che tappa delle Dolomiti. Quegli scienziati premettono che esiste nella atmosfera terrestre una certa quantità di radiazioni radioattive; e l'hanno misurata. Poi hanno accertato che un aumento di tali radiazioni •per opera dell'uomo può a un certo momento diventare esizia-, le, influendo alla lunga sulla genetica degli esseri viventi, e predisponendo con maggiore rapidità a malattie come il cancro e la leucemia. Hanno stabilito che i depositi di questa materia radioattiva — particelle di stronzio 90 di lunghissima vita (la polvere di stronzio prodotta da una esplosione è ancora pericolosa dopo sette od otto anni) — sono aumentati di sei volte dal primo esperimento di scoppio di bomba H. eseguito due anni fa; e prevedono che quando la concentrazione di tale materia sarà dieci volte maggiore dell'attuale si sarà toccato il limite pericoloso per l'umanità. Continuando col ritmo presente, tale limite sarà raggiunto fra un secolo. Be', possiamo sempre dire « Après mot le déluge ». Ma quel limite potrà essere raccorciato di molto se le bombe siano sempre più grosse e più potenti, e più serrato il ritmo delle esplosioni. Ad ogni modo una guerra durante la quale si facesse uso di bombe H. sarebbe un disastro immediato; basta infatti una quarantina di tali bombe esplose a poca distanza l'una dall'altra a fare superare quel limite dal quale, una volta oltrepassato, non è prevista alcuna possibilità di ritorno. Lo stronzio comincerebbe a penetrare nelle ossa dei viventi creandovi inestirpabili depositi di elementi radioattivi, simili a tanti focolari di cancro. E c'è di peggio. La Commissione ha accertato che, più ancora delle bombe, accelera la eccessiva produzione dei fatali elementi radioattivi l'avventato uso che si fa di raggi X negli ospedali e nelle calzolerie (in Inghilterra e in America i calzolai si servono di una cassettina sensibile ai ràggi X per assicurarsi della perfetta aderenza del piede alla scarpa); le radiazioni derivanti dall'uso diagnostico e commerciale di raggi X ammontano finora ad un quinto delle radiazioni naturali. Dunque non basterà legare le mani agli scienziati; bisognerà legarle anche ai calzolai della Quinta Avenue e di Old Bond Street e agli ortolani di Chicago di cui ci ha parlato Gino Tomajuoli. Vedete dunque se non sia venuto il tempo di pensare seriamente ai fatti nostri. Ma come ho detto, forse è già troppo tardi per correre ai ripari, e la fine prossima dell'umanità è ormai inevitabile, in un modo o in un altro; tertmm non datttr. O un bel giorno, prima ancora della fine del secolo, il globo ci scoppia in mano, o l'atmosfera diventa irrespirabile, e moriamo tutti d'un colpo; oppure scompariremo come esseri pensanti e raziocinanti alla fine di un istupidimento progressivo. E' osservazione ovvia che al nostro pauroso progresso tecnico, alla raffinatezza di strumenti quasi umani che calcolano e correggono e, indagano per noi, non corrisponde affatto un'analoga evoluzione dell'ingegno, del costume, della morale. Al contrario. L'ultima guerra è stata condotta con una ferocia sconosciuta a tutte le precedenti, si sono sterminati scientificamente milioni di uomini per una fede diversa, per una diversa forma del naso, si sono distrutte con disinvolta efferatezza intiere città popolate di cittadini pacifici e innocui. Siamo incapaci di servirci della stessa macchina economica che abbiamo orgogliosamente creata per distinguerci dagli animali; nelle nostre metropoli si muore ancora di fame, non così nelle perfette comunità delle formiche e delle api. Non si legge più, non si pensa più, si lascia questo compito a élites. sempre meno capaci esse stesse di pensare di leggere di creare. (Con una mìa inchiesta personale ho accertato che i nove decimi degli scrittori italiani non leggono che le proprie opere, o libri gialli). Le arti decadono al livello delle pitture rupestri. Quasi unica attività intellettuale delle folle e delle citate élites, il cinematografo;' arte, se così vogliamo chiamarla, per analfabeti. Nell'un caso o nell'altro, scoppio del globo o morte per asfissia o ritorno «Il'età della pietra, mi pare proprio che la nostra sorte sia segnata senza scampo. Paolo Monelli

Persone citate: Eisenhower, Gino Tomaj, Gino Tomajuoli, Kruscev, Pastor

Luoghi citati: America, Chicago, Gran Bretagna, Inghilterra