I partiti e il governo impegnati in difficili trattative per le Giunte

I partiti e il governo impegnati in difficili trattative per le Giunte ANCORA NJESSUiV ACCORDO MEI GRANDI CENTRI I partiti e il governo impegnati in difficili trattative per le Giunte La D. C, appoggiata dai liberali, è contraria a qualsiasi " apertura„ - Segni discute la delicata situazione con Matteotti e Saragat, poi si reca da Gronchi al Quirinale - Oggi Fanfani farà un discorso a Viterbo - Probabile per domani un incontro del quadripartito Roma, 23 giugno. Si attraversa un periodo di incertezza sulle sorti del Governo: questo il giudizio che si sente pronunciare oggi con crescente insistenza negli ambienti politici. H problema delle cosiddette « Giunte difficili » è difatti arrivato ad un punto critico che solo forse un incondizionato concorso di tutte le buone volontà riuscirebbe a far superare: ma queste buone volontà sembra che manchino, ed anzi pare che si vada rafforzando una certa disposizione a rinunciare alla formula del governo quadripartito. Le difficoltà per le Giunte maggiori (Roma, Milano, Torino, Genova, Firenze, Venezia) si ripercuotono così in modo alquanto paradossale sulla stabilità del governo di coalizione. Diciamo paradossale perché in pratica è proprio la severa intransigenza con la quale la d.c. si dichiara fedele ai termini della collaborazione centrista, la causa vera che mette questa collaborazione al rischio della fine. Con la preoccupazione di salvare il centrismo nel municipio di Milano, si compirebbe così a Roma il sacrificio dei centrismo nello stesso governo. E' infatti previsione generale, di carattere ovvio, che un governo che avesse a costituirsi in queste condizioni non potrebbe esser altro che monocolore. Nel suo discorso di domani a Viterbo l'on. Fanfani ribadirà bensì la decisione del suo partito di mantenere ferme le chiusure a destra ed a sinistra, ma ciò non basta ad implicare la cóiu'nuazione dell'attuale collaborazione con liberali e socialdemocratici, dato che per uscire dalle difficoltà municipali i primi ritengono, invece, necessario patteggiare con la destra ed i secondi con la sinistra, come insegnano i casi, rispettivamente, di Roma e di Milano. L'on. Fanfani sa bene dell'esistenza di questa discordia, e probabilmente non si illude1 che sia possibile sanarla con la semplice dichiarazione della doppia chiusura contemporanea a destra ed a sinistra. Viste però le antiche deliberazioni del congresso di Napoli, le ripetute promesse durante la campagna elettorale, le recenti risoluzioni dell'ultimo Consiglio nazionale del Partito, egli non può effettivamente tenere un altro atteggiamento né un diverso linguaggio. Fino all'esasperazione della monotonia è costretto a parlare di centrismo. Rimasto dunque fermo nel propugnare il mantenimento di questa formula, potrà domani riversare sui liberali o sui socialdemocratici la responsabilità di avere provocato una crisi. Fra i liberali se ne preoccupa fin d'ora l'on. Martino, fra i socialdemocratici è perplesso l'on. Saragat. Secondo le notizie che si hanno fra i democratici cristiani il primo in ansia è il presidente Segni. Il suo governo esprimeva una certa « linea » che da lui aveva preso nome, e che doveva condurre ad una sempre più larga apertura sociale, come avvio ad una pratica collaborazione con tutte le forze del socialismo democratico. Non è detto che un governo monocolore abbia a proseguire per la stessa strada. E' in corso un processo di qualificazione da parte del p.s.L, processo faticoso, che sta svolgendosi tra mille difficoltà, e che sarà lungo. Le forze che spingono al governo monocolore sono pertanto quelle che pensano di poter profittare della crisi che è in atto in tutto il campo della sinistra. Esse istctadAmtrpspd intendono cogliere un'occasione che in questo momento si prospetta favorevole e che a lontana scadenza potrebbe, invece, rovesciarsi a vantaggio delle sinistre, e dei socialisti in particolare. Abbandonare in questo momento la linea Segni potrebbe così voler dire scoraggiare Nenni nei suoi ripensamenti e risospingerlo su posizioni dalle quali non potrebbe più sperare in un dialogo con la d.c. Per questi motivi un governo monocolore avrebbe certamente l'appoggio dei liberali e potrebbe contare sulla benevolenza della rimanente destra monarchica e missina, e la situazione della progettata Giunta municipale di Roma sarebbe così riprodotta nel Parlamento della Repubblica. Gli stessi democratici cri- stiani potrebbero sentirsi svincolati dalle deliberazioni centriste del congresso di Napoli, poiché a nessun partito si può chiedere di continuare in una collaborazione con chi questa collaborazione rifiuti o renda obbiettivamente impossibile. Grossi problemi, forse sproporzionati, sono stati inseriti nella questione delle Giunte e il gioco va facendosi pericoloso, poiché neppure un ricorso alle gestioni commissariali nei municipi difficili costituirebbe oggi una conveniente soluzione. Il commissario salverebbe formalmente la coalizione governativa, ma non basterebbe a coprire la crisi che si è aperta fra i partiti del centro. Sarebbe, al contrario, proprio il segno visibile della discordia non sanata, una specie di ban¬ ferina della crisi governa- tiva messa a sventolare sui palazzi comunali delle più grandi città d'Italia. Vittorio Gorresio in questo momento il suo consiglio nazionale. La Direzione centi-ale del P.R. ha, infatti, riaffermato stasera la < incompatibilità » di una partecipazione del partito radicale ad una Giunta nella quale siano rappresentati gruppi — come il MARP — che non esprimano una sicura garanzia di una politica di centro-sinistra. VllIabruna interrogato su questa risoluzione, ha detto che essa è ineccepibile, se si considera la impostazione politico-amministrativa che alla competizione elettorale torinese hanno dato i radicali. E' ovvio che questa difficile situazione (La Pira non ha smentito una sua visita in Vaticano per ottenere « indulgenze per i socialisti ») non poteva non avere ansiose ripercussioni al vertice, e cioè nell'ambiente governativo- Il Presidente del Consiglio, ancora sofferente per un nuovo attacco di faringite, si è recato al Viminale, dove aveva convocato lil segretario del PSDI Matteo Matteotti; poi è disceso nell'ufficio di Saragat e si è trattenuto a lungo. Infine si è recato al Quirinale per un colloquio con Giovanni Gronchi. Si dice stasera che non è improbabile, domani o lunedì, un incontro presso Segni dei segretari dei quattro partiti della coalizione. Molto dipende anche da quello che dirà Fanfani domani a Viterbo. Al Viminale si sono riuniti anche i liberali Malagodi, Colitto e Orsello che, insieme ai rappresentanti del PLI al governo, fatta eccezione per Martino che si trova a Londra, si sono riuniti nella stanza del ministro De Caro. E' stato ribadito il concetto centrista o, comunque, l'opposizione a Giunte che escludano la partecipazione del PLI. ci liberali — hanno affermato 1 portavoce del partito di Malagodi — agiscono per scongiurare una frattura nella formula di centro», d. m di