Tentò uccidere in chiesa l'amante inginocchiata
Tentò uccidere in chiesa l'amante inginocchiata Tentò uccidere in chiesa l'amante inginocchiata L'imputato sostiene che fu la donna ad invitarlo a sparare, ma quest'ultima nega Ferrara, 18 giugno. Presso la Corte d'Assise ha avuto inizio il processo a carico di Maggio Cavallini, di 51 anno, da Ripapersico di Portamaggiore, accusato di tentato omicidio volontario della examante Lavinia Squarzonl, di 46 anni. L'episodio avvenne a mezzogiorno del 9 marzo 1955 nella chiesa di Santo Spirito in Ferrara. Secondo la versione del Cavallini, la donna — dopo aver pregato davanti l'altare della Madonna di Pompei — estrasse dalla borsetta una pistola e gliela consegnò invitandolo ad ucciderla. La rivoltella fu però ritrovata dai frati, subito accorsi, nella mano destra della Squarzoni. I due ex-amanti, secondo le dichiarazioni fatte dall'imputato, avevano deciso di sopprimersi, non riuscendo a troncarti la loro relazione. Tale particolare però venne a sua volta smentito dalla donna, che non è comparsa oggi in udienza, essendo colpita da un male incurabile. Il Cavallini ha confermato la propria deposizione e la Corte, dopo aver esaurito il testimoniale, si è recata a Ripapersico per interrogare l'inferma. La donna ha nuovamente smentito la esistenza dell'accordo e ha detto di non aver avuto alcuna relazione col Cavallini, nè alcun scambio di corrispondenza
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