In Corte di A I tre fratelli che uccisero il parroco per rapina

In Corte di A I tre fratelli che uccisero il parroco per rapina In Corte di A I tre fratelli che uccisero il parroco per rapina Furono scoperti dopo cinque mesi per una frase imprudente di uno di essi, che si vantò del delitto con un autista mentre lo derubava - Il processo domani o , . o e e e i e o , 6 u o ; o ì aie gi aa e, e a , o a o e e i i o o aà e (Dal nostro inviato speciale) Milano, 16 giugno. Allarme a Casale la mattina del 28 gennaio 'SS. Ai carabinieri era giunta dalla caserma di Valenza la segnalazione che gli autori d'una rapina avvenuta poco prima in quella città si dirigevano, su un tassì rubato, verso Casale. La segnalazione aggiungeva un particolare emozionatile: i rapinatori erano coloro che cinque mesi prima avevano ucciso il parroco di Vermezzo, don Silvestro Beneggi. Posti di blocco furono immediatamente istituiti ai vari ingressi di Casale. Mentre una pattuglia raggiungeva la propria destinazione, al bivio tra la strada di Valenza e la circonvallazione, sopraggiunse un tassi al quale fu intimato l'alt. Prima che i banditi potessero impugnare le armi si trovarono con le manette ai polsi. Essi erano: Giuseppe Bettelle, di 24 anni, da Piove di Sacco; Luigi Galletti, di S4 anni, da Lonato di Brescia, e Vittorio Margherita, di 29, da San Marzano di Taranto, tutti residenti a Milano. . Soltanto il Bettelle aveva però partecipato all'uccisione di don Beneggi; gli altri due egli li aveva reclutati per rapinare il tassista Romeo Parassole, da Alessandria, preludio ad altro colpo che il loro arresto fece fallire. Il capitano dei carabinieri, Massotto, mise 'Auscppe Bei telle a confronto con l'autista Angelo Lumello, il quale lo riconobbe per uno dei tre che il 1S agosto 'S4 lo rapinarono del tassi. Il Bettelle finì per confessare l'uccisione di don Be neggi, e indicò i complici nei suoi fratelli Modesto e Giancarlo. Poche ore dopo anch'essi furono arrestati, xl primo a Milano, il secondo a Sanremo. La giornata del 1S agosto '54, che doveva concludersi a'Vermezzo con la morte di don Beneggi, era cominciata per i fratelli Bettelle quel mattino a Casale. Arrivati da Milano col piano di compiere una rapina a Morano Po, dove Giuseppe aveva lavorato anni prima a una cava, noleggiarono il tassi di Angelo Lumello. Ma si era fatto tardi, e fatta fermare la macchina in località isolata legarono e imbavagliarono il Lumello abbandonandolo in un boschetto. Col tassi rubato gironzolarono per vari paesi. Cercavano parroci. Senza esito visitarono tre o quattro parrocchie. Alle 18 il tassì giunse a Vermezzo, si ferino sulla piazza. Modesto rimase fuori, Giuseppe e Giancarlo entrarono nella canonica Dissero al sessantenne sacerdote don Beneggi che desideravano un certificato i, ia *' matrimonio per una ragazza ano rli i., l- cpdsdngadpplsbrlAnpebNts—soMlvpdi Sesto S. Giovanni compro messe da Giancarlo. Il parroco obiettò che la sua opera poteva limitarsi a scrivere un biglietto di presentazione per il collega della parrocchia di Sesto 8. Giovanni. Scrisse il biglietto e lo lesse ad alta vo-, a e o ce. / due allora estrassero le pistole intimando la consegna dei quattrini. Don Beneggi si slanciò contro di loro gridando, a Giancarlo sfuggì di mano la pistola; il parroco agguantò Giuseppe per i capelli aiutato dalla sorella Maria che dava calci al bandito. Giuseppe perse la testa, sparò sei col pi. Raggiunto alla spalla e all'addome, don Beneggi cadde sempre stringendo i capelli del bandito, un ciuffo dei quali gli rimase tra le dita. Egli morì la mattina dopo all'ospedale di Abbiate grasso, pronunziando nell'agonia parole di perdono per gli aggressori. Per cinque mesi carabinieri e polizia frugarono gli ambienti equivoci del Milanese. Non tra i rapinatori potevano trovarli. I tre fratelli Bettelle Modesto di SS anni, Giuseppe di S4 e Giancarlo di SO — erano alla loro prima grossa impresa criminosa. Bravi operai mosaicisti Giuseppe e Modesto, meccanico Giancarlo, essi svolgevano una doppia vita. A Sanremo e a Milano passavano per ottimi ragazzi. Avevano però già cominciato a fare qualche flirto. Mesi prima avevano derubato di 180 mila lire un loro zio parroco che si era tenuto il danno aveva perdonato. Avevano poi avuto l'idea del colpo alla Cassa di Risparmio di Morano Po lllllllllllllllllllllllllllllll per il quale avevano rapinato l'autista Lumello; fallita quell'impresa, avevano ripiegato per una rapina a un qualsiasi parroco; soltanto il caso aveva voluto che la scelta cadesse su don Beneggi, dalla cui uccisione non ricavarono una lira. Se ne stettero tranquilli per cingue mesi, mentre li cercavano. Poi Giuseppe riprese coraggio, organizzò un nuovo colpo, non si sa contro chi. I fratelli rifiutarono di essergli complici, egli si rivolse a Luigi Galletti e Vittorio Margherita. Li convinse versando una caparra di 40 mila lire e affermando: «Io faccio le cose sul serio. Vi ricordate del parroco di Vermezzo t Sono io che l'ho fatto fuori*. Una spavalderia che doveva ripetere poche ore dopo, e che fini per essergli fatale. Forse voleva ritentare, in migliori circostanze, il mancato colpo alla Cassa di Risparmio di Morano Po. La mattina del SS gennaio 'SS, ad Alessandria, i tre montarono sul tassì di Romeo Parassole. Gfiunti sul ponte del torrente Grana, tra Valenza e Casale, Giuseppe ripetè con Parassole la tecnica adottata cinque mesi prima con Lumello. Con la minaccia della pistola lo spinse in un boschetto per poi le¬ garlo. Camminando gli disse: « Stai buono che non ti facciamo male. Non ho fatto male nemmeno a Lumello ». Atterrito, Parassole bisbigliò c Ma allora voi siete quelli di Vermezzo ». < Proprio. Sono stato io a far fuori il parroco ». Riuscito poco dopo a liberarsi, Parassole corse dai carabinieri di Valenza, denunziò la rapina narrando quel particolare che scatenò l'allarme a Casale e condusse all'arresto del terzetto. A questo, nel giro di poche ore, si doveva aggiungere quello degli altri due fra felli Bettelle. Essi compariranno domani mattina davanti alla Corte d'Assise di Milano per l'uccisione di don Beneggi e relativa tentata rapina, per le rapine in danno degli autisti Lu mollo e Parassole e relativi sequestri di persona. Presiederà ti giudice dott. Palma, P. M. sarà il dr. Di Miscio. Il processo occuperà parecchie udienze; saranno sentiti SS testimoni; la difesa sarà rappresentata dagli avvocati Degli Occhi, Luzzani, Verga, Sarno, De Castello, Rossi; e gli avvocati Cornaggia Medici e Melodia saranno i patroni di Maria Beneggi, costituitasi parte civile. o Vittorio Margherita e Luigi Galletti, complici del Bettelle 1 Giuseppe e Modesto Bettelle, due dei tre fratelli imputati