Al convegno dei "travet,, d'Italia una penna e due pantofoie per tutti

Al convegno dei "travet,, d'Italia una penna e due pantofoie per tutti Al convegno dei "travet,, d'Italia una penna e due pantofoie per tutti Il congresso in agosto a Peveragno dove nacque l'autore delle "Miserie,, - Tra i partecipanti saranno sorteggiati una moto, una macchina da scrivere e, forse, una "600,, (Dal nostro inviato speciale) Peveragno, 16 giugno. A fine d'agosto il paese di Peveragno — 560 metri sul livello del mare, 2500 abitanti, vino buono, cucina casalinga — ospiterà il congresso più amabile dell'annata: DI convegno dei travet. Chi sono questi travet? Venti o trent'anmi fa, non sarebbe stato necessario presentarli. Ma il tempo corre e di questi umili eroi della vita sedentaria ci si ricorda sempre meno; e cosi anche la fortuna del vocabolo è in declino. Nell'Italia che faticosamente si formava un po' dopo l'impresa dei Mille, un po' prima di Vittorio Veneto, travet fu sinonimo di lavoratore oscuro, Ingrigito tra le scartoffie, eternamente chino sulla cifre d'un bilancio che stentava a pareggiare. Squillavano per le strade le fanfare militari; apparivano davanti ai cortei le prime bandiere rosse; Giosuè Carducci rampognava le generazioni di fine Ottocento, Gabriele d'Annunzio già le chiamava ad altre gesta dallo scoglio di Quarto. Ma per il travet la musica non cambiava mai. In fondo dobbiamo a lui, alla sua probità, 1 decenni migliori della nostra vita nazionale. Il padre di monsù Travet fu un piemontese, lo scrittore Vittorio Bersezio, figlio d'un segretario di Pretura. Nato a Peveragno, Vittorio Bersezio amò ritornarci spesso anche negli anni delia sua più splendida fortuna letteraria. Di lui rimangono una trentina di libri: romanzi, racconti, scritti polemici, riraiembranze ed alcune commedie tra cui quelle < Miserie di monsù Travet», che lo salvarono dall'oblio. Cinque atti filati: un dram ma piccolo-borghese che si salva per la verità umana del suo protagonista, il povero impiegate ilo che non sa farsi rispettare in casa e subisce in ufficio la quotidiana tirannia del superiore. Ma alla fine, Travet si ribella per una questione d'onore: e ritrova l'affetto ■ della famiglia e il gusto della vita. Alto senso del dovere, basso stipendio; soddisfazioni poche, carriera chiusa, onestà senza macchia. In fondo, ne ritroviamo tanti ancor oggi, uomini tagliati da una quercia cosi rara e robusta. E Peveragno, quest'agosto, li aspetta per festeggiarli. L'idea nacque l'anno scorso da un sopraluogo dell'avv. Andreis, presidente dell'Ente turistico di Cuneo, e del rag. Giordanengo, direttore dell'ufficio stesso. Si recarono insieme a Peveragno, nella piazzetta delia Chiesa, per decidere un restauro da più parti sollecitato: il monumento a Vittorio Bersezio, che se ne sta assiso in palandrana sopra un bel piedistallo, presentava una grossolana avaria. Il naso era stato divelto, chissà forse da una sassata di qualche monello. Fu deciso di riparare il guasto. Ma quando il naso ritornò sul bianco volto modellato da Leonardo Bistolfi, Andreis e Giordanengo pensarono che forse un bel convegno di travet intorno al loro vecchio papà sarebbe stato omaggio anche migliore. L'Idea maturò ed ora slamo in fase di avanzata preparazione. Verrà chi si sente travet ,- non ci saranno sfilate, non discussioni sindacali o politiche o d'altro genere. Nel teatro di Cuneo, una compagnia metterà In scena i cinque atti delle «Miserie»; ricevimento in Municipio; escursione a Peveragno; un discorsetto alla buona davanti al monumento e poi tutti a tavola. Ci sarà il sorteggio di premi tra i partecipanti al convegno: no, niente pellicce di astrakan, niente ville e milioni. Forse una « Seicento », una motoleggera di sicuro, una macchina da scrivere, oggetti di cancelleria. A tutti, una penna stilografica e un paio di pantofole da camera. &• gh.

Persone citate: Andreis, Gabriele D'annunzio, Giordanengo, Giosuè Carducci, Leonardo Bistolfi, Vittorio Bersezio