Il governo ha deciso la disdetta delle attuali concessioni telefoniche di Delio Mariotti

Il governo ha deciso la disdetta delle attuali concessioni telefoniche Il governo ha deciso la disdetta delle attuali concessioni telefoniche L'annuncio del ministro Braschi alla Camera - Si propende per un effettivo controllo delle società attraverso TIRI - Iniziate trattative con i cinque gruppi che gestiscono i servizi telefonici: i nuovi accordi saranno presentati al Parlamento - Il bilancio delle Poste approvato Roma, 15 giugno. Il ministro delle Poste e Telecomunicazioni on. Braschi ha annunciato oggi alla Camera che il governo ha provveduto a. notificare alle società telefoniche la disdetta delle concessioni prevista dalle attuali convenzioni. Com'è noto, la facoltà del riscatto da parte del governo poteva essere esercitata a partire dalla mezzanotte del 31 dicembre 1954. Cinque sono le società che gestiscono attualmente il servizio telefonico in. Italia: STIPEL, TELVE, TIMO, TETI e SET; le prime tre sono controllate dall'IRI; la TETI e la SET appartengono a società private ed hanno in concessione le zone del Centro-Sud e delle Isole. Sbloccato cosi il problema della scadenza delle concessioni, resta ora da decidere la sorte delle società con le quali, praticamente, Io Stato ha iniziato le trattative. Tre erano le tesi prevalse in questo dibattito di bilancio, le stesse che erano state avanzate nella discussione dell'ottobre scorso: nazionalizzare l'intero settore dei telefoni delle cinque società, affidandone la gestione ad un'unica azienda di Stato; estendere il controllo dell'IRI anche alle due società private; rinnovare le concessioni. Di queste tre tesi, dal momento che il Ministro ha annunciato la disdetta, ne restano In piedi due. Il Ministro ha lasciato intendere alla Camera (rimettendone, naturalmente, la decisione al Parlamento) che la soluzione più opportuna è quello della « irizzazione », vale a dire una vantaggiosa confluenza del capitale statale e del capitale privato. Braschi ha infatti espresso l'avviso che siano da scartare le tesi estreme, privatistica e nazionalizzatrice. Su queste dichiarazioni del Ministro, e dopo una sospensione della seduta, ohe ha offerto il destro di trovare un accordo, tutti gli ordini del giorno presentati da democristiani, socialisti e comunisti sono stati ritirati; i socialisti hanno dichiarato di votare a favore del bilancio ed i comunisti hanno annunciato l'astensione. La conseguenza è stata che il bilancio è stato appro¬ vato con 234 voti a favore e 30 contrari. Un successo innegabile, dunque. Tuttavia le dichiarazioni del ministro Braschi non sono state, in aula, di estrema chiarezza e mette conto riassumerle. Il Ministro ha ricordato che sin dal dicembre scorso si era posto a disposizione della Camera per discutere la mozione sulle aziende telefoniche. Nel frattempo l'Amministrazione si è dedicata ad elaborare un completo piano da attuare In rapporto a qualunque decisione si fosse presa. I punti principali del piano sono tre: il completamento della rete nazionale In cavi coassiali e ponti radio; estensione capillare del servizio, applicazione del nuovo sistema telegrafonico basato sul collegamento tra servizi telefonici e servizi telegrafici; l'allacciamento telefonico fra tutte le frazioni, ecc.. Il governo è quindi pronto — ha continuato Braschi — ora si deve decidere. Ma come? L'interrogativo è, appunto, se si debbono stipulare nuove concessioni con le cinque attuali società o con le sole tre « lrlzzate » e coordinate nella STET, estendendo, in questo secondo caso, le convenzioni alle altre due (stesse o diverse) società, previa loro irizzazione e previo, occorrendo, riscatto degli Impianti. A rigore, l'una e l'altra soluzione non sarebbero tecnicamente e amministrativamente di ostacolo all'attuazione dei piani e dei programmi enunciati. « Desiderio del governo — ha detto inoltre il Ministro — è che non possa accogliersi un puro e semplice rinnovamento dello stato di cose esistente ed è per questo che è stata notificata la disdetta alle società Con le tre società < lrlzzate », che già operano col controllo dello Stato, potrà essere agevole arrivare alle nuo ve convenzioni, ' dato che le nuove concessioni devono riservare allo Stato non una generica sorveglianza, ma una effettiva, concreta direttiva con pienezza di controllo. Per II resto gli intendimenti del governo sono di agire con fermezza e tatto nell'esclusivo interesse dello Stato e degli utenti, particolarmente delle zone rurali e meridionali, assicu¬ rando in ogni caso la piena tutela dei diritti acquisiti dal personale ». Dopo queste dichiarazioni, che lasciavano intendere come siano in procinto di iniziarsi delicate trattative tra Stato e società, appariva palese per il ministro l'Imbarazzo di accogliere gli ordini del giorno del socialista Mancini e del comunista Cerreti che chiedevano l'uno il controllo maggioritario dello Stato, attraverso l'I.R.I., delle società TETI e SET, e l'altro la costituzione di un ente unico nazionale da porre sotto il controllo e del Governo e del Parlamento e con la partecipazione dei lavoratori. Meno impegnativi, Invece, gli ordini del giorno dei d. e, Bucciarelli-Ducct e Bima che chedevano il primo un collegamento tecnico e finanziario del servizio telefonico sul piano nazionale e il secondo nuove pattuizioni con le società al fine di uscire dall'attuale incertezza. Per questo imbarazzo del Ministro si è resa opportuna una sospensione della seduta. Delle ragionevoli intese che possono essere intercorse nei venticinque minuti di sospensione, non v'è un annuncio ufficiale, ma se ne può dedurre ti merito dalle successlive dichiarazioni di voto. Il socialista Mancini ha detto: «Ritiro, sulla base delle dichiara-; zloni del Ministro, il mio ordine del giorno, aderendo all'invito del Ministro stesso di votare, su tale questione, non su un ordine del giorno, bensì sul complesso delle sue dichiarazioni ». Di Vittorio, In nome di Cerreti, ha detto: «Il mio gruppo è soddisfatto anche per le garanzie date nei confronti del personale dipendente dalle due società private cui verrà revocata la concessione. Il gruppo comunista si astiene dai voto, ma vuol dare a questa astensione 11 significato di adesione alla soluzione del problema delle concessioni telefoniche ». Ritirato è stato anche un altro ordine del giorno, del sindacalista d. e, Scalia, presentato all'ultimo momento Scalia ha detto: < Prendo atto della decisione governativa che praticamente si sostanzia nel passaggio delle due società telefoniche SET e TETI sotto il controllo dell'I.R.I. e rinuncio pertanto alla votazione del mio ordine del giorno». Così è finita la seduta con la votazione che abbiamo detto prima. Una seduta densa di reticenze che ha indotto il ministro Braschi, poco dopo, nei corridoi, a rilasciare questa dichiarazione alla Stampa ' « Oggi tutta la discussione si è svolta in maniera un po' caotica. L'esposizione da me fatta non si può schematizzare con la " irizzazione " delle aziende telefoniche o la non " irizzazione " delle aziende stesse. Io ho precisato le diverse impostazioni che sono sorte dal problema e ho fatto una dichiarazione comples sa che forse non ha accontentato molte persone: chi ci vedrà bene, chi ci vedrà male Ma la verità è che le mie dichiarazioni non sono legate a nessun ordine del giorno pre sentato alla Camera». Resta però il fatto delle esplicite dichiarazioni, quale quella del d. i\, Scalia, che hanno motivato 11 ritiro degli ordini del giorno. Il tenore era chiaro ed il Governo, che non ha replicato, ha mostrato di condividerne Io spirito e l'essenza. Questo, secondo la buona regola parlamentare, problema di un nuovo destino delle aziende telefoniche è comunque avviato. Il Parlamento sarà certo chiamato a decidere, in un prossimo futuro, attraverso strumenti di legge. Delio Mariotti

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