L'angoscioso dilemma
L'angoscioso dilemma L'angoscioso dilemma Nella sua corsa verso vette sempre più eccelse, il povero sport nostro è preso di mira da difficoltà ed avversità sempre più dure. E' la volta del ciclismo, questa. Dopo di aver superato là tappa nella quale le difficoltà di clima e natura potevano essere più gravi — 11 valico cioè del passo più alto d'Europa, lo Stelvio — il maltempo ha sferrato la sua offensiva in una giornata dove lo quote da raggiungere erano molto più basse, in un settore della corsa destinato a provare la valentìa e la resistenza dei corridori sotto una quantità di aoivotti, meno che quello dell'adattamento al clima. L'offensiva è stata in sé di una violenza inaudita: vento, gelo, neve, tormenta. Una violei.za ohe ha stroncato, atterrato, costretto al ritiro circa la metà dei superstiti della corsa — 45 su 86 — e che ha decisamente rovinato la più grande, la più popolare delle manifestazioni ciclistiche nostre dell'annata. Si tratta di un piccolo dramma, nel senso sportivo dei termine, di un fatto senpra precedenti come circostanza e come gravità. Un avvenimento che desterà scalpore a non finire. Siamo schietti. Nella vicenda, la fatalità ha una parte primaria. Un colpo così Improvviso e così duro, nessuno se lo attendeva. Si tratta di un tranello della sorte, che stava in agguato, per cui di vera colpa non si può parlare, nei riguardi di nessuno. Posta di fronte ad una situazione imprevista, la grande maggioranza dei corridori ha lottato, ha resistito, ed esaurita ogni riserva fisica, è crollata. Non al supera la tormenta, a gambe nude in tenuta estiva, senza possibilità di ricorso a misure di protezione speciali. La montagna non perdona nemmeno a chi è attrezzato e preparato, quando si scatena. Ai corridori nessuno può muovere rimprovero. Gli organizzatori? Quelli, se nel caos hanno potuto avere una visione chiara e completa di quanto stava avvenendo, devono essersi trovati ad un bivio crudele. Per evitare la sciagura potevano fare una cosa sola: interrompere, sospendere la tappa Questa decideva dell'esito della corsa: era la più dura, la più difficile, la più importante. Interromperla voleva dire, praticamente, stroncare Il Giro. Non interrompendola, hanno ottenuto lo stesso risultato. Il colpo che la corsa ha ricevuto è terribile, mortale. Il Giro d'Italia è crollato, con questa tappa. Per passare attraverso alla bufera, Il battaglione degli atleti che la hanno sfidata ha lasciato sul campo metà dei suoi effettivi. Meglio un arrivo a Milano, in giorno festivo in quaranta malconci, od in giorno feriale in ottanta, al completo, in forze, in trionfo di energie? Vittorio Pozzo
Persone citate: Vittorio Pozzo
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