Carteggio di Lenin di Luigi Salvatorelli

Carteggio di Lenin Carteggio di Lenin La traduzione italiana («Edizioni Rinascita ») delle Opere complete di Lenin — condotta sulla quarta edizione russa, a cura dell'Istituto Marx-EngelsLenin di Mosca — è giunta adesso alla sua fine, col 34° e 35° volume, contenente la corrispondenza di Lenin nel periodo compreso fra il 1895 e il 102Z. Sarebbe inutile cercare in questo Carteggio (e non «Epistolario») effusioni di sentimenti, confessioni personali, rappresentazioni di ambienti naturali o sociali. Lenin è qui, dal principio alla fine, il politico e l'uomo d'azione, che scrive per informare, esporre idee, difendersi ed attaccare; e più di tutto, propagandare, organizzare, dirigere. Non se ne concluda, tuttavia, che codesta corrispondenza non ci mostra l'uomo. Al contrario: essa, proprio per la sua concentrazione su ciò che formò il principio e la fine della sua opera, e della sua vita che con l'opera fece tutt'uno, illumina vivamente — talora crudamente — la sua personalità. Vi sono stati uomini politici; agitatori e condottieri di primo piano, che accanto alla loro vita pubblica ne hanno avuto una privata, umanamente altrettanto interessante. Lenin non è fra questi, come non lo è Bismarck. Non so se per Lenin il quadro cambierebbe ove fossimo ih possesso di sue lettere giovanili. Ma, a parte ogni questione di carattere individuale, si consideri che Lenin ha cominciato a far politica a venti anni, e dopo di allora non ha fatto più che quella. Per giunta, egli è stato un «politico puro»: di quelli, cioè, che mettono il loro obiettivo politico, e l'azione corrispondente, al disopra di tutto. Non è stato, tuttavia, la ' caricatura sinistra e la degenerazione inumana del politico puro, come Stalin. Ci sembra che abbia ragione il Wolfc — autore dell'opera veramente insigne (la migliore, che 10 conosca in 'argomento) su / tre artefici della rivoluzione d'ottobre — quando scrive (pag. 334 della trad. it., «Nuova Italia»): «malgrado tutta la durezza granitica'da lui professata; vi era in lui qualcosa della tradizione umanistica ereditata dalla intellighentsia rivoluzionaria russa, che egli non perdette mai interamente ». * *. E' proprio il libro del Wolfe — o la biografia equivalente — 11 compagno migliore, per la lettura di questo Carteggio. Gli editori russi lo hanno accompagnato con note concise (riprodotte naturalmente nell'edizione italiana), che danno i chiarimenti Lndispensabili per comprendere il testo. Ma, naturalmente, essi non potevano darci l'inquadramento, lo sfondo delle lettere, o anche solo di quelle più importanti. Avrebbero dovuto aggiungere una decina, o forse più. di appendici: a parte, poi, la difficoltà perché riuscissero veramente « storiche ». Invece codeste note si possono combinare con la lettura del Wolfe; o anche delle più brevi esposizioni del Chamberlin (primi capitoli della Storia della rivoluzione russa, ed. italiana dell'Einaudi), o del Deutscher, sia nella sua bio grafia inglese di Stalin — non ancora tradotta, che io sappia, in italiano — sia in quella di Trotzky (// profeta armato, trad. it, edita testé da Longanesi). Allora parecchie di queste lettere si animano veramente, e su scitano un vivo interesse. Si prenda, per esempio, quasi al principio del volume, quella del 27 aprile 1899 a. Potresov, contro il teorico tedesco del socialriformismo, Bernstein, inviata dal confino siberiano (addolcito dal la compagnia della Krupskaia, con cui aveva celebrato, secondo la prassi dei rivoluzionari confinati, il matrimonio). Si era al momento classico della polemica Bernstcin-Kautsky-, prò e contro il revisionismo. Lenin ha appreso che Bernstein ha pubblicato un nuovo libro — evidentemente si tratta de « I presupposti del sodatismo » — lo conosce solo attraverso recensioni, ma queste gli bastano per concludere che Bernstein « ha passato tutti i li' miti, tanto che lo si dovrebbe proprio begraben » (seppellire). Lenin era preoccupato e infuriato perché (ci espone il Wolfe) il revisionismo di Bernstein minacciava di farsi strada in Russia, come appariva da un documento, giunto a Lenin nel suo confino, e da lui battezzato «Il Credo », dovuto alla signora Kuskova. La lettura di esso lo aveva mandato in bestia. C'era tutta una^corrente di 2 Economisti », che deviavano dall'ortodossia rivoluzionaria marxista, e contro i quali Lenin organizzò c La protesta dei diciassette » : diciassette confinati. Dietro la « Protesta », Lenin partì anche lui, appena terminato il confino, e con passaporto regolare si recò in Svizzera, e poi in Germania. Colà tra la fine del 1899 e quella del 1900 organizzò l'Iskra («Scintilla"»), uscita nel dicembre 1900. a Stuttgart e presto divenuta famosa, di cui seppe fare un organo prepotentemente propulsore e accentratore, sormontando man mano in influenza Plekhanov e gli altri anziani Fino a che, al congresso del lu¬ glnlascsuapcsu«cedzpcscl'ctadlelutrgscsdtedcLqsponrldedpzcosmF glio 1903 a Bruxelles — secondo nominale, e primo effettivo, della socialdemocrazia russa — riuscì a ottenere la maggioranza, su una questione organizzativa apparentemente secondaria, ma che di fatto celava in grembo la sua concezione del partito, «avanguardia rivoluzionaria », accentratore, direttore, dominatore del proletariato, fino alla rivoluzione inclusa, e al di là, come poi si vide. Fu in quel congresso che si ebbe la divisione tra c bolscevikì » e « menscevikì » ( con l'accento sull'ultima, ambedue): cioè tra maggioritari e minoritari, Sulle circostanze di fondazione deìl'Iskra poco ci danno codeste lettere: ce n'è tuttavia una, del luglio 1901, in cui protesta contro coloro che pensano ad organi del partito locali, in Russia, mentre" occorrerebbe concentrare tutte le forze sulla rivista da lui, di fatto, diretta. Più d'una invece sono le lettere interessanti per la preparazione del congresso del 1903, e più ancora per la situazione successiva. Lenin si batte vigorosamente, in queste lettere, per affermare la sua vittoria, e al tempo stesso per dimostrare che egli non ha offeso la minoranza, e questa non ha ragione di scissione. In realtà," egli lavorò sempre da allora in poi per mantenere l'indirizzo bolscevico (secondoché egli l'intendeva), ma presentai dolo come l'unico legittimo rappresentante della socialdemocrazia: fino al cólpo di mano del congresso clandestino di Praga, organizzato da lui, e fatto passare come sesto del partito (formalmente riunificato nel 1907). Fu un lavoro in cui l'abilità tat¬ tdrfagtbtLos«slecgcndrvbddLTsdgPctbdlsCcmdvdsbsJllllllllllllllllllllllllllilllllllllllllllllllllllllllllll tica si combinò con lo spirito di dominazione-in maniera superiore, e di cui lettere successive offrono ripetute testimonianze, fino alla guerra. A guerra scoppiata, il carteggio diviene anche più interessante, e più facilmente comprensibile al comune lettore, per trattarsi dj cose' più note. Sentiamo Lenin combattere contro ogni opportunismo socialista, nel senso dell'» union sacrée » e dello « sciovinismo », o anche nel senso del « socialpacifismo ». Una lettera del marzo 1917 dichiara che Zimmerwald (cioè il convegno pacifistico fra socialdemocratici di Paesi belligeranti e neutri del 1916, e il.relativo indirizzo nei riguardi della guerra) ha fatto fallimento; « e si vuole adoperare di nuovo una bella parola per coprire il putridume! ». La lettera seguita condannando alle gemonie Kautsky, Ledebour, Longuet, Renaudel, Turati, Grimm (svizzero). Quest'ultimo soprattutto lo fa uscire dai gangheri: «Grimm che ingiuria i soqialpatrioti di tutti i Paesi tranne gli svizzeri, che cerca di coprirei C'est dégoùtant\ Sono fuori di me dalla rabbia contro questi vigliacchi; è disgustoso sentirli e sentirne parlare; ancor più disgustoso è pensare di lavorare insieme a loro. Commedianti! ». Una lettera precedente del dicembre 1916 formula il programma di combinare la lotta per la democrazia con quella per la rivoluzione socialista, subordinando la prima alla seconda. La subordinazione gli riuscì tanto bene, che la democrazia in Russia scomparve. Luigi Salvatorelli

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