La cima dell'Everest scalata due volte dalla spedizione svizzera sull'Himalaya

La cima dell'Everest scalata due volte dalla spedizione svizzera sull'Himalaya Min9impresa mai realizzata netta- storia deli9alpinismo La cima dell'Everest scalata due volte dalla spedizione svizzera sull'Himalaya Quattro uomini hanno rinnovato così il successo raggiunto tre anni fa da Hillary e Tensing - Cinque giorni prima gli elvetici avevano violato il Lhotse, alto 8400 metri iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii (Nostro servizio particolare) Katmandu, 28 maggio. La spedizione alpinistica elvetica capeggiata dall'avv. Albert Eggler, da Berna, di 43 anni, ha raggiunto due volte la vetta dell'Everest ed ha scalato anche la vicina vetta del c Lothsc one >, la quale costituiva finora la più alta cima del mondo ancora inviolata. La cima dell'Everest (valutata in 8870 metri), conquistata per la prima volta dalla spedizione inglese con Hillary e Tensing -nel 1953, è stata raggiunta il 23 maggio scorso da due membri della spedino-'' ne elvetica, Ernst Schmid e Jurg Marmet, ed lì giorno successivo da altri due alpinisti, Adolf Reist ed Hans Von Gunten. Già qualche giorno prima, e precisamente il 18 maggio, due altri alpinisti della stessa squadra, Ernst Reiss e Fritz Luchsinger, avevano per la prima volta messo pie- ' de sul vicino Lohtse, la cui cima è valutata in 8530 metri: un successo che sarebbe bastato alla gloria della spedizione. I/ultimo messaggio pervenuto nella capitale del Nepal, Katmandu, prima dell'annuncio del duplice successo, risaliva ai primi di maggio ed indicava che la marcia degli alpinisti elvetici era bloccata dal cattivo tempo, su di una sella montana alta circa 7900 metri e collegante le due vette che costituivano il duplice obiettivo dell'impresa. Ora è giunto il messaggio della vittoria. Le notizie del successo elvetico sono estremamente scarse, per ora. Oli alpinisti hanno comunicato per radio a Katmandu (le grandi cime himalayane si trovano nel territorio del Nepal, il piccolo principato che si trova tra India e Tibet) un breve rapporto sulla loro impresa; questo è stato reso pubblico da un portavoce nepalese, mentre il ministro di Svizzera a Nuova Dehli riceveva un altro laconico messaggio: in esso gli scalatori dicono di <éssere tutti orgogliosi e felici > di quanto hanno realizzato. Ed hanno ragione per tre motivi. Anzitutto toccare la vetta dell'Everest, ed in quattro, sia pure tre anni dopo la spedizione inglese, è un'impre. sa di enorme valore: le difficoltà della scalata sono tremende. In secondo luogo essi hanno conquistato insieme anche il Lothse, e mai nessuna spedizione era riuscita ad ottenere una duplice vittoria di tanto rilievo. Infine essi hanno vendicato, in certo senso, la mala sorte che aveva colpito la spedizione svizzera del 1952: in quell'anno gli elvetici si avvicinarono a poche centinaia di metri dalla punta dell'Everest, e dovettero rinunciare quando sembrava che avessero in mano la vittoria. Mai si era avuta, nella storia dell'alpinismo, un'annata brillante come questa per quel che riguarda l'Himalaya. Non solo gli svizzeri hanno eseguito questa grande impresa, ma il 9 e VII maggio gli scalatori giapponesi hanno conquistato il Manaslau, una delle cime < oltre gli ottomila > finora inviolate. Nell'Alto Nepal resta ancora la spedizione argentina, che tenta di violare il Monte Dhavajiri, di 8050 metri; essa non dà notizie di sè da quattro settimane, ma gli specialisti mantengono un cer. to ottimismo sulla sua sorte. La doppia vittoria degli elvetici è stata realizzata in maggio, cosi come quella dei giapponesi, cosi come — tre anni fa — in maggio air Edmund Hillary e lo sherpa nepalese Tensing conquistarono l'Everest; e pochi giorni utili restano ancora agli argentini per violare il Dhavajiri. Infatti il tempo è quasi sempre 11m111 II M1111111 11 I1J M111 IMI I < 111 111 It 111111111111 ) 1 cattivo sull'Himalaya, ed in giugno incomincia la stagione dei monsoni, che rendono del tutto proibitive le condizioni atmosferiche. In parecchie spedizioni un lieve anticipo del maltempo rese del tutto inutile una lunga preparazione ed una faticosissima marcia di avvicinamento. a. p. '

Persone citate: Adolf Reist, Albert Eggler, Edmund Hillary, Ernst Reiss, Ernst Schmid, Fritz Luchsinger, Hans Von Gunten, Tensing