Tutto il cinema italiano minacciato da una seria crisi

Tutto il cinema italiano minacciato da una seria crisi Tutto il cinema italiano minacciato da una seria crisi Dopo il fallimento della Minerva-film, altre società sono state costrette a ridurre il personale Difficoltà per le sale di proiezione - Prolungamento delle chiusure estive per mancanza di film (Nostro servìzio particolare) Roma, 10 maggio. Il fallimento della < Minerva Film », decretato il 4 maggio con un passivo di cinque miliardi, è il primo clamoroso episodio di quella crisi cinematografica della quale si parla da molti mesi. Il « crack » era praticamente previsto da tempo e scontato. Vari sondaggi erano stati fatti all'inizio dell'anno, da esponenti di altre Case di produzione e distribuzione per tentare un salvataggio di carattere industriale della società il cui passivo si andava continuamente aggravando. E se quegli esperti rinunciarono al tentativo non può, essere attribuito a loro colpa, poiché si vide che a nulla valsero le successive < iniezioni » di capitali effettuate da istituti bancari. Sull'ingente passivo della « Minerva », una grossa cifra rappresenta infatti il credito di banche, fra le quali, per una somma non indifferente, la € Italcasse » (Casse di Risparmio Italiane); il resto è costituito da crediti dì Case cinematografiche di produzione e distribuzione. E' stato proprio un industriate cinematografico ad avanzare con più insistenza la richiesta di fallimento, sebbene la « Minerva » vanti al suo attivo immobili, beni vari, crediti ricuperabili, nonché film in circolazione e produzioni iniziate e a buon punto (fra le altre, il film « Londra chiama Polo Nord » i cui esterni sono stati or è poco ultimati fra non lievi difficoltà in Olanda). Il giudice delegato Loffredo, con il curatore fallimentare avv. Scandalo, ha fissato per il 4 giugno il termine per la presentazione delle domande dei creditori e al BS giugno l'esame dello stato passivo effettivo della società. Fino a quest'ultima data, quindi, la vera entità del fallimento non fa parte che del campo delle induzioni, sia pure verosimili. E' tuttavia evidente che si tratta del primo cedimento importante nel settore % che, per quanto previsto, esso tira il campanello d'allarme. Ben prima che questo « avviso » giungesse a mostrare ai profani la gravità della situazione, altre società, anche importanti e solidissime, hanno proceduto alla riduzione del loro personale \con licenziamenti graduali di buona parte dei dipendenti, i quali, in verità, non sono mai molti. La stessa « Minerva Film » non aveva in carico che £00 dipendenti circa, fra direzione e agenzie. Ma rimane pur sempre un fatto significativo. Come, del resto, è degno di meditazione un altro fatto, c cioè che si sia pretesa da parte di esponenti creditizi dell'ambiente del cinema la dichiarazione di fallimento, respingendo la richiesta di amministrazione controllata, avanzata or non è molto dagli stessi amministratori della « Afi?tert>a Film ». In seguito alla constatazione dell'attivo e appianate difficoltà e opposizioni, si palesa stasera la possibilità che. se non ad un concordato, si possa giungere ad una gestione commissariale che amministri t beni della « Minerva » e soprattutto continui la distribuziorie dei film attualmente in circuito. Nell'ambiente del cinema si considera come un sintomo preoccupante il senso generale dt pessimismo e di sfiducia che non ha permesso, per quanto riguarda il caso in questione, st non una soluzione così drastica. E si paventa che il fenomeno possa essere il primo di una serie, che l'esperienza insegna come i fallimenti, specie in un settore a lungo ricupero come la cinematografia, spesso traggono con sé altri dissesti e favoriscono comunque il perdurare e l'aggravarsi di uno stato di instabilità e di crisi. La carenza della légge sul cinema, che doveva, secondo /e promesse, entrare tn vigore nei primissimi, mesi del '56, si è prolungata e dura tuttora: solo ieri si sono conclusi i lavori della Commissione speciale della Camera. Tale carenza unanimemente considerata una delle cause della crisi, poiché non permétte all'industria nazionale dt lavorare ■ su basi normali. E infatti la produzione italiana, da un anno circa, ha subito una flessione di proporzioni più che notevoli. La stasi della produzione nazionale non è palese soltanto a Roma. Fra non molto qualcuna delle troppe sale cinematografiche esistenti sard costretta a chiudere per mancanza di « novità* da programmare. E lo striscione « Chiusura per ferie estive » comparirà sulle saracinesche di alcuni cinema di prima visione per un più lungo periodo. Oià sul finire della presente stagione alcune sale di grandi città si vedono costrette a ripiegare su triprese* di film che già hanno effettuato passaggi in ordini di visione successivi. E' certo che la crisi, diffondendosi dalla produzione ai noleggio, alla distribuzione e alla proiezione, creerà un disagio di più vasta portata e un problema al quale trovar soluzione sarà davvero difficile. a. n.

Persone citate: Loffredo, Minerva Film

Luoghi citati: Londra, Olanda, Roma