Due scimpanzè ameni protagonisti di una festa tahitiana a Cannes di Francesco Rosso

Due scimpanzè ameni protagonisti di una festa tahitiana a Cannes RICEVIMENTO ESOTICO PER LASCIARE UN FILI Due scimpanzè ameni protagonisti di una festa tahitiana a Cannes Il napoletano Spedalieri (ora André Rhode) si è fatto produttore cinematografico per amore della bellissima moglie - Il panfilo "Filie de feu„ trasformato in isola del Sud - Parata di stelle e di malignità sottili (Dal nostro inviato speciale) Cannes, 7 maggio. Il signor. André Rhode ha approdato oggi al Festival di Cannes con la moglie, a bórdo del suo tre alberi La Alle de feu. Nato in Argentina, ma con il napoletanissimo nome di Spedalieri, il signor Rhode ha messo insieme una grossa fortuna, pare dirigendo orchestre. Ha sposato Claudìne Dupuis, una giovane attrice francese, e per amore si è trasformato in produttore e regista dei film che sua moglie interr preta. A Cannes, la coppia è venuta non tanto per assistere al Festival, quanto per lanciare La Alle de feu (La ragazza di fuoco), film che ripete il nome del panfilo, e ohe sarà girato nei, Nari del Sud. Per battere la grancassa pubblicitaria, il signor Rhode ha incaricata Dominique Vernay, specializzata nell'organizzazione di feste, di escogitare un clamoroso cocktail-party che potesse fermare, anche solo per poche ore, la distratta ed annoiata gente . che movimenta, sia pure con parsimonia, questo Festival. Dominique Vernay, esperta in etnologia, ha inventato «una festa a Tahiti », trasformando il llliliililiiiiililllllllllllliillllilllilllllllllllllllllli panfilo in una specie di villaggio esotico. Caschi di banane, grappoli di ananas e noci di cocco, cesti di arance e. limoni splendevano nella penombra creata dalle stuoie. Il sole già estivo, marinai trasformati in camerieri, con a pareo tahitiano dalla cintola in giù e una collana di fiori ciondolante sui petti villosi, creavano con sufficiente verismo un'atmosfera da < isole del raggio verde ». Il signor Rhode, basso di statura, in uniforme azzurra a bottoni d'oro, imitava i vecchi lupi di mare proiettando a fatica la sua larga mole sulla stretta passerella per ricevere gli ospiti. In calzoni e attillata maglia bianca alla corsara, Claudine Dupuis faceva gli onori di casa, offrendo a tutti una collana di fiori, non esotici. Con quella rudimentale acconciatura tahitiana ci siamo sentiti tutti ridicoli, ma per pochi minuti. I camerieri passavano con grandi vassoi ricolmi di polpettine di pesce, che soavissime al gusto, accendevano poi il fuoco col molto pepe di cui erano intrise. Come bevanda distribuivano bicchieri riboccanti di un liquido giallino, forte e refrigerante, come una spremuta di arance. Un quarto d'ora dopo la nave prese a rullare, non per il mare grosso, ma per i movimenti degli invitati, che bevuti due bicchieri si agitavano già ebbri al suono quasi impercettibile di musiche tahitiane diffuse da un giradisco. Ecco la formula del cocktail-trabocchetto: « Quaranta per cento di rum, quaranta per cento di arance spremute, il resto succo di limone, ananas, pompelmo e sciroppo di zucchero in dosi eguali ». E' un miscuglio tahitiano di sicuro effetto. A mezza festa sono giunti Charly e Mambo, due scimpanzè che vanno in motocicletta, usano la macchina da presa, interpretano scenette movimentate, ma soltanto in lingua inglese. Hanno posato per i fotografi con Claudine Dupuis. Un fotoreporter senegalese, nero come se lo avessero lucidato, era il più attivo. « Darwin aveva ragione », disse Christiane Rochefortcon aperta, maligna allusione alla padrona di casa. Claudine Dupuis sorrise con noncuranza, abituata ormai a subire le donne che, come Elsa Marwell a Nuova York, dominano il cinema francese. Ospiti sul panfilo, soavemente perfide, c'erano la redattrice di lei Paris, piccola pepatissima, coi cernecchi bruciacchiaU dall'ossigeno, la cronista cinematografica della radio francese, lunghissima e magra, nel trasparente abito di voile grigio; quella di Radio Montecarlo, la mascella volitiva, da imperatore romano. Giunse anche Ginger Roger, sempre appesa al braccio del marito, Jacque Bergerao, cosi giovane e cosi esposto alle insidie femminili, che la matura attrice non abbandona'un istante. In calzoni di un tenero rosa e con maglietta grigiochiaro anche Ginger posò per i fotografi, accanto ai due scimpanzè, i quali, forse per l'aria sovreccitata che già circolava sul panfilo, davano segni di irrequietezza. Charly coi ditoni pelosi, si consentiva tali audacie con le ospiti che la consorte Mambo disapprovava esterrefatta, puntandosi l'indi ce sulla fronte sfuggente. I camerieri continuavano a versare damigiane dell'eccitante bevanda in una botte da cui ognuno attingeva ormai liberamente col mestolo. I vassoi di polpette di pesce erano stati spolverati. Qualcuno attaccò i caschi di banane e in breve l'intero arredamento tahitiano fu divorato. Ananas e noci di cocco, non potendo essere mangiati sul posto per la dura corteccia, furono giudiziosamente avvolti in carta e portati a casa, come ricordo della festa. Botto il sole dardeggiarne le lentiggini di- Ginger Roger splendevano. Charly rovesciò qualche bicchiere e Mambo più sobria lo prese sottobraccio per trascinarlo verso la passerella. Temendo guai, il loro proprietario li mise entrambi alla catena. Anche la botte dei cocktail era ormài vuota e gli ospiti incominciarono a sfollare. Sui tavoli e nei cestelli erano rimasti i limoni. Francesco Rosso

Luoghi citati: Argentina, Cannes, Montecarlo, Nuova York