Gli anziani campioni dell'automobilismo si sono trovati tutti insieme a Saint Vincent

Gli anziani campioni dell'automobilismo si sono trovati tutti insieme a Saint Vincent Gli anziani campioni dell'automobilismo si sono trovati tutti insieme a Saint Vincent Cagno racconta dei tempi in cai vinceva a 32 Km. l'ora - Il segreto di Tadini era di andar piano - Salamano si salvò dall'auto rovesciata sostenendola con le gambe - Villoresi era guidato dal fratello quattordicenne: "A destra, a sinistra...,, cosi placida atmosfera di leti i 11111111 ! ] I f I ] j 11111111 ! > 11E11111 ! > 111111M111 ! 11M11111B (Nostro servizio particolare) Saint Vincent, 2 maggio A vederle, queste vecchie glorie del volante riunite a Saint Vincent, ciò che meraviglia è il termine < vecchie ». E' chiaro che < vecchie » è attributo di < glorie >.- una gloria antica e lunga e intramontata. Eppure quel termine suona male. Perchè questi assi del volante, che ieri fecero delirare le folle, hanno un aspetto così giovanile da farci chiedere se essi, insieme col segreto della velocità, conoscano quello della lunga giovinezza. E' quello di oggi un cordiale e patetico ritrovarsi: per molti una impensabile prima conoscenza, una inedita presa di contatto mai avvenuta in una \zia, in un luogo che non è unapista e che non odora di olio bruciato. Porse la vera conoscenza molti han potuto farla oggi, incontrandosi in questo originale convegno di indimenticati campioni, hi abiti da passeggio o di taglio sportivo, dopo decenni di tute sporche e di trascinanti battaglie. E questo è appunto il duplice merito del convegno che li riunisce a Saint Vincent: farli incontrare in una serena atmesféra, e riportarli per un giorno alla ribalta di quel successo che' ieri li inebriò, e il cui sapore ancora li inebria, nella freschezza d'un ricordo, nel brivido d'un episodio, nella nostalgia d'un passato . tenerissimamente custodito. Oggi è stata appunto una giornata di ricordi. E non è certo che siano stati evocati gli episodi più significativiPerché di èssi i protagonisti sono forse gelosi, e perché nei protagonisti i fatti subiscono inevitabili deformazioni e attenuazioni. C'erano una quarantina di coloro che ieri furono gli eroi del brivido: Stuck, Lang, Charavel, Chiron, Cagno, Salamano, Brivio, Aymo, i fratelli Castelbarco, Lurani, Moriondo, Ghersi, Barbieri, Villoresi, Cortese, Niccolini, Silvani, Guidottt, Capelli, Tadini, Furmanik, Foresti, Banti, Cattaneo, Calamai, Del Pero, Della Chiesa, Bracco. Erano presenti il sottosegretario ai Trasporti, on. Ariosto; l'assessore al Turismo della Val d'Aosta, rag. Bordon; Carlo Biscaretti di Ruffia, presidente del comitato d'onore e vice-presidente dell'A.CI. di Torino. Dopo brevi parole di presentazione promimimiiiiiiiiiiimmmiimiiiiiiiiiiiiiiiimni nunciate da Giovanni Oanestrtni, la stura ai ricordi è stata data da Alessandro Cagno: Egli ha rievocato i suoi tempi pionieristici, le macchine traballanti, i motori zoppicanti, le corse vinte alle folli velocità di 32 chilometri l'ora. E tuttavia non ha narrato un episodio di gara, ma una burlesca rappresaglia giocata a un giornalista americano, mezzo secolo fa, alla corsa di Savannah. < Il giornalista mi chiese ■— ha raccontato Cagno — qual era la dote migliore per un corridore; risposi che doveva essere anzitutto un buon cuoco. Il suo articolo arrivò in Italia e da Torino Giovanni Agnelli mi telegrafò se ero diventato matto. Rividi il giornalista dopo il pranzo dei meccanici, lo invitai a mangiare gli spaghetti, e gliene feci servire mezza porzione. Poco dopo me la vidi tornare col piatto vuoto: " Mi dia l'altra mezza porzione - disse mogio mogio - e ritiro quanto ho pubblicato " ». Brivio ha raccontato di un lontano Gran Premio di Svezia. Gli si presentò l'ambasciatore italiano: « Lei corre in nome dell'Italia, si ricordi che il nostro motto è: o vincere o morire ». Un viatico tutfaltro che incoraggiante per un corridore. Ciononostante Brivio -uijise. Quelle parole furono un incitamento alla prudenza. <E' stata l'unica corsa che abbia vinto andando a passo turistico », ha concluso Brivio. Analogo è il segreto di Tadini, ohe vinse quattro volte la corsa dello Stelvio: eli mio segreto era andar piano. Pe* vincere, specialmente in salita non' c'è che quella formula > Bicordi di Lurani, di Mo riondo, di Cortesi, di Castelbarco, di Von Stuck, di Foresti, di Salamano che si capovolse a Cerda e si salva dalla vettura che sta per tagliargli il collo sostenendola con le gambe puntate; di Aymo che. incassato nel 19S6 un ingaggio di 30 mila lire per il Gran Premio di Tripoli, le perde tutte alla casa da gioco; di Villoresi che, correndo a 18 anni col fratello che ne aveva 14, veniva da questi guidato con le parole: < A destra, a si nistr.a ». Ed ha spiegato: c Potrete pensare che volesse segnalarmi le curve. Voleva invece dire di uscire a destra, perché era meno pericoloso che a sinistra>; di Bracco che ribalta a Grosseto^ e quando, guarito della'commozione cerebrale, siede per la prima volta a tàvola, accanto al posto del padre trova una rivoltella. < Devi giurare di non correre più, altrimenti preferisco ammazzarti io », gli fa il padre. Bracco giura, ma alla morte del padre si rimette a correre. « Domenica però mi sono trovato d'accordo con lui: le macchine di oggi corrono troppo, ed ho deciso di chiudere la mia carriera»; di Carlo Biscaretti di Buffia che nel 1899 fece una Milano-Verona in triciclo a motore, ma non vide lo striscione del traguardo, e continuò a correre finché non ebbe il dubbio di essere andato troppo oltrei e tornò indietro. Ed infine del marchese Paolo Niccolini, il quale ha dato al corridore automobilistico il tocco lirico di un poeta. « Si crede comunemente che to sport dell'auto sia matematico e positivo, la negazione dello spirito, della poesia, dell'armonia della natura. Nulla di più errato. Tutto ciò che fa parte del sentimento del bello è prettamente matematico. Non si può concepire una corsa automobilistica senza poesia. Le cose che ci esaltano sono: la musica del motore, il calcolo delle curve, il concentrare tutto ciò che si vede senza potersi distrarre. Quel senso di sfida che viene lanciata alla morte, la quale si mette al nostro fianco al primo giro di ruota e non ci abbandona che alla fine della corsa. Questa è la "poesia del corridore, la poesia del rischio. Coloro che sono caduti ci hanno insegnato che la vita pericolosa aiuta il progresso dell'umanità ». La giornata si è conclùsa stasera con un banchetto al Billia, al termine del quale i campioni hanno dovuto rispondere ad alcuni indovinelli. I vincitori sono stati proclamati t cacciavite ». Tre simbolici cacciavite d'oro sono toccati a Pietro Ghersi, Armando Barbieri e Sergio Banti. Domattina, gita a Cervinia, ed escursione in funivia al Plateau Rosa e al Fiirggen. I campioni dopo questa cordiale presa di contatto si diranno arrivederci all'anno venturo. Giuseppe Farad II primo raduno Internazionale delle "vecchie glorie,,