Mentre attende il fratello al caffè gli dicono che è morto in uno scontro

Mentre attende il fratello al caffè gli dicono che è morto in uno scontro Mentre attende il fratello al caffè gli dicono che è morto in uno scontro Si è schiantato col camion contro il rimorchio di un autotreno Asti, 25 aprile. (f.) - I fratelli Benvenuto e Giuseppe Lunardon, torinesi, erano partiti ieri sera da Genova pilotando ciascuno un autotreno con un carico di gomma diretto a Torino. Viaggiavano di conserva, con l'intesa che si sarebbero fermati ad Asti sul piazzale della stazione per sorbire un caffè e poi proseguire. Al piazzale della stazione, verso le 2, giunse primo Benvenuto, e si fermò ad aspettare il fratello. Dopo un'attesa di circa mezz'ora egli era già inquieto per il ritardo, quando sopraggiunse una macchina il cui conducente, riconosciutolo dal nome della ditta sulia motrice, lo informò che il veicolo del fratello aveva avuto un incidente e che c'era un morto ma non sapeva chi fosse. Un'improvvisa angoscia fece presentire a Benvenuto Lunardon che il morto fosse proprio il fratello. Con la stessa macchina si recò sul luogo dell'incidente, in corso Alessandria. Poco prima egli aveva sorpassato in quel punto un autotreno fermo. Contro il rimorchio di esso era andato a fracassarsi l'autotreno guidato da Giuseppe Lunardon, che lo seguiva a poche centinaia di metri. Il presentimento di Benvenuto era esatto: proprio il fratello Giuseppe era rimasto ucciso nell'urto. Non è stato ancora possibile accertare le cause dell'incidente Regolarmente fermo sulla propria destra e in un tratto di strada in rettilineo, si trovava un autotreno guidato dalI autista Agostino Signeri. di 34 anni, da Roma, con u; carico di cartone ondulato per ui.a ditta di Asti. Arrivato quasi alla méta, il Signeri si era fermato in attesa che facesse giorno quando udì un tremendo fragore mentre la motrice faceva un sobbalzo. Era l'urto dell'autotreno di Giuseppe Lunardon Questi aveva 30 anni, abitava con la famiglia in via Galilei n 52 a Torino e, come si è detto, proveniva da Genova insieme col fratello. Con Giuseppe viaggiavano, distesi nelle cuc- cette delle due cabine di guida, il suo socio Matteo Bordisso, di 29 anni, da Borgaretto, e il secondo autista Bernardino Volpe, di 31, da Beinasco. Essi non sanno come si sia svolto l'incidente. Si presume che Giuseppe Lunardon abbia ceduto per un attimo alla stanchezza o sia stato abbagliato dai fari di un altro veicolo. Troppo tar¬ di si avvide dell'autotreno fermo: un tentativo di sterzata a sinistra e di frenate non riuscirono a evitare l'urto, che fu violentissimo. Giuseppe Lunardon rimase stritolato fra le pareti della cabina; il volante gli fracassò il torace, le lamiere gli maciullarono la testa. La morte fu istantanea. Vigili del fuoco e polizia stradale si prodigarono per estrarre i feriti dai rottami della cabina. Condotti all'ospedale, il Bordisso e il Volpe furono dichiarati guaribili in una quarantina di giorni. La salma di Giuseppe Lunardon, dopo le constatazioni di legge compiute dal Sostituto Procuratore della Repubblica, dott. Catrambone, è stata trasportata all'obitorio. Domani verrà fatta proseguire per Torino dove si svolgeranno i funerali. L'autotreno che ha investito l'autocarro, dopo la sciagura

Luoghi citati: Asti, Beinasco, Genova, Roma, Torino