Era bella la Duse?
Era bella la Duse? IL LIBRO DEL GIORNO Era bella la Duse? I nostri padri si domandavano ansiosamente se la Duse fosse bella o no. Era un argomento di conversazione; qualcuno la diceva brutta, o < bruttina », con quel « musetto » di zingara, per nulla vistosa, proprio allora ch'erano di moda ancora le grandi opulenze, 'le donne magnifiche; poi una voce si alzava, grave e ispirata, a correggere: «SI, la Duse non è bella, ma è più che bella». Qualcosa di simile, anzi la medesima definizione troviamo nel libro di Olga Signorelli: Eleonora Duse, ristampato, da Gherardo Casini, libro che provoca e appaga molte curiosità, ricco di notizie e informazioni, divertente, appassionato. L'autrice, che fu amica della Duse per molti anni, ne fa un ritratto intimo, affettuoso. E la descrive giovane con quel pallore smorto e leggermente olivastro delle gote «la fronte alta e solida sotto i riccioli neri, gli occhi ora languidi, pieni di malinconia, ora scintillanti di minaccia, la bocca un po' grande...». Sfogliamo le pagine, osserviamo le fotografie. Quel non so che, quell'essere non bella ma più che bella, l'enfasi strana e sottile della creatura che suscitò delirio di folle e adorazioni, quella leggenda, quel sogno, sono una realtà che affascina anche gli scettici. Sarcey, quando la Duse era nella < Compagnia Città di Torino » diretta da Cesare Rossi, scriveva: < Pare che sia molto ambiziosa, ma con quel fisico credo che non potrà mai riuscire nel teatro». E la Signoroni racconta un episodio curioso con le parole stesse dell'attrice. Era a Bologna e passava dalla platea par andare sul palcoscenico. Due o tre popolane s'erano trovate un buon posto, e chiacchieravano. «A un tratto, una di quelle mi vede e mi riconosce, dà una gomitata nei fianchi della sua vicina, ammicca e le dice: " Ohi! guarda quella ch'la passa. L'è la Duset l'é lei!". L'altra si.volto, mi fissa, ai meraviglia della mia statura, del mio insieme mo¬ desto, chi lo sa, e sento che risponde: " Qla dunattat... La nam piès brisa! " ». Guardiamo le fotografie. Eccone una deli' '89, che tende al ritratto, è di profilo, gran cappello con piuma, mantiglia a perline, labbra delicatissime, lievi i tratti, sfumati, un che di ingenuo, anzi di infantile, nella pupilla una tristezza senza scampo. Un'altra, di un anno prima,' fotografia di scena: «è a terra, abbandonata, nello shakespiriano Antonio e Cleopatra; si vede il volto dall'alto, cocciuto e disfatto, grigio sotto il folto dei capelli; questa Cleopatra è una cosetta da nulla, fraglie, una specie di tragica monella, di scugnizza che ha trovato nella lussuria, nell'amore, la disperazione; ci senti, in quel nulla, la caparbia ferocia e la disfatta, Ecco Margherita Gautier nella Signora dalle camelie; in vestaglia, seduta, le braccia appoggiate sulle ginocchia, una mano che interroga, è di fronte a voi, vi guarda, la faccia è come tu mida, un po' gonfia per non sai quale male segreto, e quel lo sguardo pure vi interroga, insiste... Voltate la pagina: è Frou-Frou, abito di velluto di seta di pizzo, lunghi guanti, un'acconciatura che pare un quadro di Boldini, la testina di bambola, una grazia infinita, le mani congiunte sulla bocca. Frou-Frou pensa, ha scoperto che cosa è in una vita di donna il pensiero l'amore il destino. Da una volta all'altra, da una fotografia all'altra le variazioni sono impercettibili; al primo istante quasi non ve ne accorgete, ed è una diversità invalicabile; tanti volti tante creature, una meraviglia di intonazioni, di segni tanto più aerei quanto più incisivi, una nobiltà espressiva che non sforza mai, perché nasce dal di dentro, naturalmente, ed è proprio il fiore di un'anima, di molte anime. Da quel volti, da quelle anime, diverse variate discordi, nasce un'anima sola, I fantasia, un volto solo: ed è la Duse. E* la < bellezza » della Duse Pamela, Mirandolina, Scrollina, Santuzza; la grande attrice non aveva bisogno di accentuare, di truccarsi, di atteggiarsi per essere sempre un'altra, per rivelare nuove donne, nuove protagoniste della perenne commedia, deli'e terno dramma dell'amore e della morte. Le bastava la semplicità profonda di un palpito vero, il sangue che fluisce, 11 cuore che accelera i tempi o 11 smorza, e sulle gote lì pallore pauroso, il tremi- ♦ to indefinibile e ineffabile, l'ir- I radiarsi o l'indurirsi opaco 1 della felicità, della speranza, " della delusione. Bastava una alterazione minima, e la Duse, secondo la frase fatta, diventava più che bella. Tra le foilettes a sbuffi di Dumas e le tuniche di D'Annunzio scorreva un che di patetico, un'accensione soave, una follia amorosa, e un po' cantante. Più che bella, com'è bello ed espressivo e musicale l'amore com'è bella la poesia, quando già la ribalta è spenta, e, oltre le passioni e le battute, un'immagine rimane, un ricordo di f. b. ♦ ♦ RICEVUTI LIBRI Colleziono UNESCO dell'Arte mon. diale: Norvegia, pitture delle € StavMrker » - Silvana, edizioni d'arte. Milano. Scene di caccia e corsa - « Silvana », Editoriale d'arte. Milano L. 4500. ISAAC DEUTSCHER: 71 profeta armato - Leone Trotsky - Longanesi - L. 2700. LUIGI FASSO': Dall'Alighieri al Manzoni - Le Monnier - L. 2600. CARLO ZAGHI : Bonaparte e « Direttorio dopo Campoformio Edizioni scientifiche italiane, Na. poli . L. 2400. PIERO GADDA CONTI: Vita e melodie di Giacomo Puccini . Ce. schina . L. 1000. LUCIANO FOLGORE: Il libro defili epigrammi - Ceschina - Lire 900. FRANCESCO CAVAZZANI : Uomi ni dei Cervino - Ceachma - Lire 3000,
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