Una madre italiana

Una madre italiana Una madre italiana Un mio amico, e fra gli amici miei amicissimo, ha perduto in questi giorni la madre, donna tanto meritevole di ricordo e d'onore, che le sue virtù quasi non si lasciano dire, meritando la discrezione dell'antico elogio romano alla madre di famiglia. Ma se dico che ci conosciamo da trent'anni, oltre che a saggio dell'amicizia, serve a dire che, adulti e più che adulti noi, ella aveva raggiunta l'età dell'alta vecchiaia; e mi rendo conto ora che aver avuto la madre al mondo molti anni, fino a vederla nonna e bisnonna dei propri figli e figli dei figli, il lungo riposo amoroso dell'animo nel senso e nel pensiero della madre vivente, rende questo grande e sempre ineffabile dolore più pieno che in gioventù, più rassegnatamente irremissibile, non meno straziante e più tenero. L'età, memore e sedata, delle esperienze compiute, meno impetuosa e più robusta, per effetto e virtù di quell'amorosa consuetudine dell'animo, di quel riposo dell'animo nel pensiero della madre vivente, dispone semmai, nel sentirne la perdita, a ritrovare quella specie d'infinito struggimento negli affetti, dolorosi o gioiosi, ch'è degli anni prima che giovani, dell'infanzia, e specialmente degli affetti filiali in quell'età. E comprendo la confidenza dell'amico, che nella dolorosa contingenza rivedendo i luoghi appunto dell'infanzia, l'ha colto una translucida e sconsolata memoria di essi, di sé, della madre, allora, quand'ella fu come l'angelo custode. L'uomo adulto, armato e fortificato dalla vita, è meglio disposto che il giovane fremente di passione, a sentire con gratitudine infinitamente dqlee e dolorosa la perdita di quel senso di protezione ineffabile ch'è proprio del pensare, dell'ayer viva la madre al mondo. E nell'abbandonarvisi inerme e senea difesa, sente quanto unica -e diversa forza sia stata quella delramore materno. Mi sovvengo, pure, e meglio intendo nel riflettere, la confidenza di una persona di squisita c generosa sensibilità, la quale, avendo anch'essa perduta la madre in simili condizioni d'età, mi ha detto più volte che ci sono ore e giorni in cui vorrebbe averla: averla, non riaverla, come non morta fosse ma assente. Intendo quanta e quale sia la tenerezza nostalgica di cotesto inerme ed umanissimo affetto. Ma dunque la madre di cui l'animo, e non l'amicizia sola, mi fa parlare, aveva conseguita quella sorta di vecchiezza tanto rara nella nostra infermità naturale, per cui lucidità d'intelletto, integrità di sensi, vivacità di affetti, la salute dunque, dalla stessa attenuazione degli anni che li hanno assottigliati e affinati ricevono come una finezza e una lindura, una fisica e naturale nobilitazione, che non è lecito chiamare giustizia di natura, perché in troppi altri casi e troppo amaramente essa riuscirebbe invece ingiusta, ma che per altro è meritata e giusta, se riflette, e quando riflette, come fu nel caso di cui discorro, longeva consuetudine ed elezione di rettitudine, di virtù, di bontà, in pensieri e affetti buoni e in buone opere; se esplica insomma nella sana longevità fisica una sana e sincera sanità morale. Cosi la degna donna di cui mi I caro rammentare la simpatia che ebbe per me ogni volta che ci siamo incontrati in questa vita nella quale per mia parte, a cont^j fatti, io mi reggo in tormento e travaglio, non pur quando sono dogliosi, ma anche, quando mi riescono felici. E può essere felicità, non mai contentezza. Ella invece era e poteva esser contenta; doveva esser contenta, e serena. E tale la si vedeva, senz'altro, nell' arguta espressione degli occhi, i quali, con la sobrietà sapiente di quei bennati a cui per essere intelligenti neanche occorre di desiderar di esserlo, intendevano e giudicavano, senza respingere né condannare nemmeno quel che a un animo come il suo riusciva più alieno la crudeltà dei giudizi e delle passioni, della stessa giustizia, della verità. Materna, guardava con l'arguzia ch'era la forma della sua stessa carità, della carità che la majdre ha in tutti i casi per i figli. E la vocazione materna la conformava a quella virtù ch'è la sana, la sincera, la nobile, la lieta semplicità dell'animo. E queste, pure rare, rimarrcb bero generiche lodi, se non aggiungessi, con reverenza che va assai oltre la persona singola, la nota di una dignità pur semplice, • tanto schietta e sana da esprimersi in una connaturata spon¬ tedlmicaissqceicevzracriirtdsdddnmis taneità di sé ignara quanto certa ed alta. Era la dignità di madre di famiglia, di signora della casa, la quale non si sbaglia a chiamarla italiana, non per negarne il pregio ad altre genti, ma perché è nostrana, italiana, e, più antica,- italica. Del resto, non era nemmeno indifferente ch'ella fosse di una stirpe, e d'un'indole, e d'un costume italico ed italiano fra quanti sono; né, perché di tali concetti s'è fatto uso e ridicolo e falso, ed osceno ed atroce, ciò importa che non s'abbian da accogliere in quanto hanno di vero e di umano nelle stirpi, nelle civiltà, nella storia; e nella tradizione poetica, e nella tradizione religiosa. Su questo punto non ho a dir altro né occorre dir altro, se non che era fedele, in spirito di verità e di vita, alla religione che in Gesù adora ed ama non solo il figlio di Dio, ma di quella Maria, « chiamata », come dice Dante, e non soltanto «in alte grida » dalle partorienti, ma coi pensieri e gli affetti e le preghiere, di generazione in generazione, d'ogni tempo ed evento e moto dell'animo doglioso o lieto, buono o cattivo, virtuoso o peccaminoso, congiunta con ogni istante, finché, come dirà un cristiano del Purgatorio dantesco, «la parola Nel nome di Maria finii ». , Del resto, alla madre del mio amico si addicevano in modo raro ed esemplare i versetti della Beatitudini evangeliche, anche perché, « beati i semplici in ispirito, i miti, i misericordi, beati vnmdo corde »,_ dall'esser di lei, che ho detto arguta, traluceva, e dal sorriso, come ho detto, quella letizia dell'animo ch'è il segno genuino e veritiero e limpido. E non sono, come si suol dire con metafora pseudoscientifica, sublimazioni di istinti naturali. Quel che ha di naturale l'istinto materno, proprio quando per natura cesserebbe, diventa per forza e virtù di spirito, carità: e tale, che respingerebbe, come orgogliosa stoltezza, l'idea di sublimità- e d'eroismo. E' un amore che non chiede e non desidera null'altro che' d'amare, e tanto meno chiede quanto più ama. Tant'è vero che tutte le passioni sono orgogliose, ma nessuna madre e orgogliosa del proprio amore. E per tanto raggiunge quella dedizione remissiva, che accetta e desidera, arrivando alla sua perfezione, di non essere più necessario agli amati. Se vogliamo parlar di natura, la madre vi è conformata anche dzdtcngqsnettmzsiiiiiiiiiiiiiiiuiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiriiiiii dal suo istinto e dalla sua funzione, ma è una perfezione, quando la natura cessa, di là dalla natura, contrastante con essa, anzi con ogni abito e desiderio umano anche nobile e fecondo e magari eroico. Gran cosa una vecchiaia di quasi novant'anni, conclusi irf tal serenità, che, Io sapevo anche se non mi fosse stato detto, il volto esprimeva la quieta luce della letizia, nella pace, non di una fatica assolta, ma di una vocazione mitemente, pacificamente perfezionata, con cuore cosi mondo e semplice da esserne quanto ignaro tanto lieto. Son passati tanti anni da che ho perduta la mia, ed ero giovane, e cominciando questo ricordo ho discorso di differenze : ma non ce ne sono. Son dolori e sono amori che. hanno tutti la stessa età, di là dai nostri anni contati. Riccardo Bacohellì

Persone citate: Gesù