Rappresentato l'Oreste di Francesco Bernardelli

Rappresentato l'Oreste CELEBRAZIONI ALFIERIANE AD ASTI Rappresentato l'Oreste (Dal nostro inviato speciale; Asti, 20 aprile. Ogni anno, In primavera, dal 1949 (con l'interruzione del '50, '51 se non erriamo), il «Centro Nazionale di Studi Alfierlanl > richiama ad Asti quanti amano teatro e poesia, per uno o più spettacoli dell'Alfieri. Di anno in anno, cosi, si sono rappresentati Filippo, Oreste, Mirra, Agamennone, Antigone, Saul, Ottavia, e stasera di nuovo l'Oreste. Si è formata una tradizione ormai, nobile e cara, è un convegno cordiale, è il ritorno, vivo e commovente, a una gran sor- ?ente di passione, d'estro, di urore poetico e umano, è li culto riacceso di uno dei padri dell'Italia moderna, l'irto e affascinante e amato Alfieri. Il Centro che fu presieduto da Carlo Calcaterra, e lo è ora da Luigi Fassò, professore insigne, erudito e maestro di lettere che anche alla storia del teatro italiano ha dedicato opere di gran pregio, è davvero benemerito della cultura. Non è una frase. Diretto dal professor Pietro Cazzaili, a sua volta, specialista di studi sulla tragedia, il « Centro» va pubblicando tutto l'Alfieri in volumi splendidi, filologicamente compiuti, utilissimi e che meriterebbero di essere più ampiamente conosciuti dal pubblico. Le celebrazioni alfleriane di quest'anno comprendono anche, con il patrocinio del Municipio di Asti, un convegno di critici e studiosi e giovani sul tema: « Teatro in lingua e teatro dialettale >, e la proclamazione dei vincitori di un premio per opere drammatiche' « Vittorio Alfieri », e, infine, un « recital », domenica prossima, delle tragedie dell'astigiano Della Valle, eseguito dagli attori del « Piccolo Teatro della Città di Genova». Gli attori di tale «Piccolo Teatro >, diretto da Ivo Chiesa hanno dunque rappresentato stasera l'Oreste. Regista Enri co Maria Salerno, che è anche il protagonista della tragedia; e le altre parti cobi distribuite: ClitenneBtra, Enrica Corti; Elettra, Valeria Valeri; Egisto, Gastone Moschin; Pilade, War ner Bentivegna. Costumi e scene di Eugenio Guglielminetti L'Oreste non è, a dire li vero, una gran tragedia, e tra quelle dell'Alfieri non è una delle più alte. Una certa opacità e durezza, quel delirio senza sfondo religioso o mitico, la violenza tutta terrena, e a tratti quasi veristica o brutale, e acerbamente chiusa, la rendono un po' sterile, vogliamo dire poeticamente sterile. L'autore stesso scrisse ch'essa non ha « altro motore, non sviluppo, né ammette altra passione che una implacabil vendetta... ». Ma proprio per ciò è caratteristica, e tipica; tragedia lirica, proiezione di un uomo, l'autore, e si annoda in se stessa, in un viluppo senza scampo, non melodioso, non aerato, ma stretto, e risolto in un aspro dibattersi, in un finale cupo e dissolvente: strage, morte, orrida malinconia. Questa interiorità, secca e senza sfumature, della tragedia è mossa tuttavia in un circolo lampeggiante, saettante di azioni e reazioni fulminee, di agguati, di sospensioni, di attese, di precipizi, che possono essere teatrali ma che scattano tutti, e soltanto, dalla parola. Dalle parole ruvide, istlgatrici, vertiginose, proprie dell'Alfieri, e che erompono in tagli sintattici, in fraseggi rotti e segretamente drammatici, che danno, o possono ilare a chi ben li intenda, il ritmo e l'ansietà travolgente della rappresentazione scenica. 'Questa tragedia dai grandi gesti va rappresentata, e non sembri paradosso, con una tecnica per dir così intimista. L'intimità del linguaggio: coglierlo, accentarlo, seguirlo, e ricavarne l'azione, l'alto e netto strepito del furore, e il pianto sommesso. Purtroppo, e bisogna pur dirlo con franchezza, la rappresentazione "di stasera anziché ad una perfetta e chiara e incisiva dizione, sì è affidata all'esteriorità dello spettacolo Intuitiva e suggestiva la scena, e pittoreschi, sfarzosi, intelligenti i costumi del Guglielminetti; Le due donne nella veste arcaica e splendente erano davvero bellissime. Ma la recitazione? Fu quello il modo d'intendere e rendere parola per parola un testo sia pur aspro e difficile, ma che letto bene, attentamente, riserba impressionanti sorprese? Non ci è parso.,La dizione era quasi sempre confusa; ne sfuggiva il suono e 11 senso verbale, e tanto più se ne perdeva l'intimo accento, in un susseguirsi di grida e dì lamenti, nell'enfasi e nella cantilena, senza quel tanto di virile, di incisivo, di crudo, che nettamente, disarticolatamente. batte e ribatte, nel verso dell'Alfieri, l'ossessione, l'odio, il terrore, le collere estreme, l'estremo delirio. Non ci soffermeremo su questo o quell'attore, che tutti furono volonterosi, e appassionati, e accesi. Fu il « modo » della rappresentazione, la sua «intonazione» a non reggere, a non sostenere e risolvere veramente, tragicamente, il tremendo e rettorico e collerico monologo a più voci dell'Alfieri, e quella sua grandezza d'animo se non di fantasia. Ci fu quindi lo spettacolo, con movimenti di scena, atteggiamenti plasticamente belli, scontri, assalti, fughe, che tuttavia non più dominati dalla dignità e misura interna del testo ottennero larghi effetti, ma caddero in una certa superficialità. Abbiamo scritto con rammarico parole severe perché, credendo con molta affettuosa fede nella bontà ed anzi nell'ammirevole eccellenza dell'opera del «Centro di Studi Alfleriani », vorremmo vedergli assicurata la consuetudine di spettacoli sempre più adeguati, affascinanti e fecondi. Un errore degli attori non conta, se è avvertito e in buona fede, se gli attori, tutti gli attori che affrontano una tragedia alfleriana, si rendono conto ch'essa esige prima di tutto una scrupolosa sensibilità e meditazione letteraria, una lettura minuziosa del testo che ne faccia valida la rappresentazione. Soltanto cosi una compagnia drammatica può trovare, oltre il plauso, l'intimo consenso e la persuasione degli spettatori. Questa sera il teatro era affollato e il pubblico attento e plaudente. Rinnovati i battimani, gli attori evocati più volte alla ribalta. Francesco Bernardelli

Luoghi citati: Asti, Genova, Italia