La crisi che condusse alle dimissioni dell'on. Pella

La crisi che condusse alle dimissioni dell'on. Pella UW MUOVO LIBRO PI LUIftl EINAUDI La crisi che condusse alle dimissioni dell'on. Pella Nel suo settennio presidenziale Luigi Einaudi, oltre alla attività ufficiale e pubblica ine. rente alla sua carica, ha usato esprimere il suo avvisò sugli affari di Stato e in partlcolar modo sulle proposte governative di nuovi disegni di legge. Meditazioni offerte allora a chi aveva la responsabilità del governo, quelle pagine sono state ora raccolte in un volume di imminente pubblicazione, intitolato Lo scrittoio del Presidente (1948-55). come contributo allo studio di problemi sempre vivi, che ogni giorno offrono argomento di discussione non solo a dirigenti politici e a parlamentari, ma a ogni categoria di cittadini. La Casa Editrice Einaudi ha consegnato ieri ai giornali il nuovo libro, dal quale stralciamo il seguente capitolo: « Sulla nomina dei ministri su proposta del presidente del consiglio dei ministri». Esso trae lo spunto da,uno degli episodi più discussi e più clamorosi della nòstra storia parlamentare degli ultimi anni: il grave dissenso manifestatosi, ai primi di gennaio del 1954, in occasione del rimpasto del gabinetto Pella, fra i.1 presidente del consiglio e 1 gruppi parlamentari del suo partito in merito alla nomina a ministro dell'Agricoltura dell'on. Aldlsio, contro la quale tali gruppi pronunziarono un vero- e proprio « veto ». Tale dissenso provocò il 6 gennaio le dimissioni dell'on. Pella e del suo gabinetto. La crisi (tipica crisi extra-parlamentare, che, per il modo come avvenne e le cause che la produssero, sollevò delicati problemi politici e costituzionali) si chiuse il 12 gennaio con l'incarico affidato dal presidente della Repubblica all'on, Fanfani di costituire il nuovo governo. ecrf' Durante la crisi ministeriale, la quale condusse alle dimissioni presentate dall'on. Pella, al reincarico a lui offerto, alla sua rinuncia ed all'incarico all'on. Fanfani,'fu reso, in data del 12 gennaio, di pubblica ragione il seguente comunicato: il presidente della Repubblica ha ricevuto alle ore 9,30 al palazzo del Quirinale gli on.li Aldo Moro e Stanislao Ceschi, presidenti dei gruppi parlamentari della democrazia cristiana rispettivamente della Camera dei deputati e del Senato della Repubbligà; e li ha intrattenuti a collòquio sino alle ore 9.45. Il presidente aveva convocato i due parlamentari allo scopo di dare àd essi lettura della seguente nota verbale, nota che, fu avvertito, non richiedeva risposta: I comitati direttivi dei gruppi parlamentari della democrazia cristiana del Senato ,e della Camera hanno presentato nella giornata! del 5 corrente gennaio all'ori. Pella, presidente del consiglio, un ordine del giorno secondo cui « i ritocchi alla compagine governativa, per quanto riguarda l'eventuale sostituzione del titolare del dicastero della agricoltura, debbono essere tali, conformemente ai voti già espressi dai direttivi dei gruppi e comunicati al presidente del consiglio, da assicurare la continuità della politica agraria della democrazia cristiana ». Alla richiesta dell'on. Pella che gli fosse precisato se siffatto ordine del giorno « suonasse veto alla assunzione del ministero dell'agricoltura da parte dell'on. Aldisio » gli on.li Ceschi e Moro « hanno confermato tale interpretazione ». In relazione all'ordine del giorno ora ricordato, l'on. Pella, convocato il consiglio dei ministri, presentò al presidente della Repubblica le dimissioni sue e del gabinetto. Quali siano le ragioni che, in seguito alla comunicazione dell'ordine del giorno, persuasero l'on. Pella alle dimissioni, appartiene, se lo vorrà, al presidente del consiglio opportunamente chiarire. Qui si vuole analizzare soltanto siffatto ordine del giorno in relazione al compito proprio del presidente della Repubblica; e l'analisi deve essere condotta facendo compiutamente astrazione dai connotati pertinenti alla particolare politica agraria ed alla persona di cui nell'ordine del giorno e nel relativo chiarimento. * L'art. 92 della costituzione dice : « Il presidente della Repubblica nomina il presidente del consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri ». . E' ovvio che il presiden te della Repubblica, debba, nello scegliere la persona incaricata di costituire il gabinetto, aver riguardo alla possibilità che il desi gnato sia atto a procacciare a sé ed al suo gabinetto il consenso delle due camere del parlamento. A ciò sono, fra l'altro, intese le consultazioni che il presidente del la Repubblica intrattiene con i più autorevoli parlamentari. Ed è consuetudine assai lodata che sulle consultazioni medesime sia serbato doveroso riserbo. E' ovvio altresì che la persona ufficiata od incari' cata della formazione del consiglio dei ministri senta tutti quei parlamentari che a lui parrà più opportuno; ne ascolti i consigli, i consensi, i rifiuti, apprezzi le considerazioni che in meri to gli sono esposte e ne ten ga il conto migliore nell'adtr.ipimento dell'incarico ri psdrsflpplasscevuto. Nessun limite può essere posto ai pareri, alig—». T „ n „ i.. _ : — : I consensi, alle esclusive, ai mrifiuti che, nelle more della nformazione del gabinetto, mpotranno venir fuori. Tutto sarà oggetto di meditazione da parte della persona incaricata; ed ogni voce, passando attraverso a lui, confluirà a determinare le proposte che egli presenterà al presidente della Repubblica; le quali proposte, passate attraverso quel crogiuolo, saranno, come vuole la costituzione, diventate le sue proposte. Nella giornata del 5 gennàio, peraltro, si è verificato un fatto nuovo, certamente non mai osservato da quando esiste lo stato repubblicano; e forse non mai accaduto dopo la proclamazione dello statuto albertino. In un documento, che non fu ufficialmente portato alla conoscenza del presidente della Repubblica, ma che il presidente medesimo non può ignorare, perché reso di pubblica ragione, nell'interezza sua di órdine del giorno e relativo chiarimento, fu affermato: 1) che la persona incaricata di presentare proposte al presidente della Repubblica (ed in quell'occasione un primo ministro in carica) aveva dovuto prendere atto di una esclusiva; 2) che per conseguenza, la proposta che il primo ministro stesso avrebbe poi presentato al presidente del la Repubblica non era più la « sua » proposta, ma una proposta condizionata da una esclusiva pronunciata da chi la costituzione *ion delega a siffatto ufficio. Le dimissioni del gabi netto Pella hanno esonerato il presidente della Repub blica dal compito di analizzare il significato dei principi che '— in tema di rap porti tra i supremi organi costituzionali — altrimenti sarebbero stati posti; non lo esonerano, pero, dal tener conto del fatto accaduto ri guardo alla risoluzione del la crisi. E' dovere del presidente della Repubblica di evitare si pongano, nel suo silenzio o nella inammissibile sua ignoranza dell'occorso, precedenti, grazie ai quali accada o sembri acca dere che egli non trasmétta al sub successore immuni da qualsiasi incrinatura le facoltà che la "costituzione gli attribuisce. Egli quindi non può fin lbdmpcuticgsfierplg■iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii gere di ignorare che le di- : : ~ _ : j_i ir. ì missióni del gabinetto han no trattò occasione da una mutazione che, certo invo- lontariamente, pur si sarebbe apportata nella origine delle proposte dei nomi dei ministri presentate a lui dal primo ministrò. Il quesito non si risolve col rinvio del presidente del consiglio al parlamento per un voto esplicito sulla politica governativa. Il quesito invero non si riferisce nel caso specifico alla politica governativa, la quale del resto è dalla costituzione affidata (art. 95) al governo; e questo, di fatto, in fase di rimpasto non poteva avere non aveva una politica propria unanime sulla quale il parlamento potesse dar giudizio. Si risolvS il quesito affidando .al primo ministro di¬ missionario l'incarico della formazione del gabinetto, cosicché, riesca egli o non nell'intento, sia chiaro che, con l'affidare l'incarico a chi si era opposto a costituire il precedente nessun precedente è stato creato? Sarebbe possibile infatti affidare ad altra persona l'incarico, senza dare l'impressione che del precedente si sia tacitamente preso atto, invitando persona la quale oggi potrebbe ricevere l'incarico di formare il governo solo perché l'ordine del giorno del 5 gennaio e la relativa interpretazione determinarono le dimissioni dell'on. Pella e del suo gabinetto? ' La esigenza di non porre il precedente rese, nella mente del presidente, necessaria la offerta del reincarico all'on.. Fèlla. Convocato dal segretario generale Carbone, l'on. Giuseppe Pella è stato alle ore 9,30 ricevuto al palazzo del Quirinale dal presidente della Repubblica, che gli ha conferito l'incarico di formare il nuovo governo. L'on. Pella, nel render grazie per la rinnovata prova di fiducia, ha espresso il proprio convincimento che i superiori interessi del paese e la connessa esigenza di assicurare e rafforzare l'unità del suo partito, rendono preferibile l'affidamento dell'incarico ad altra persona. Il presidente della Repubblica, nell'apprezzarne i motivi, ha preso atto della rinuncia e ha ringraziato l'on. Pella per l'opera da lui svolta al servizio del paese. Luigi Einaudi