Tutti dipingono di Marziano Bernardi

Tutti dipingono Tutti dipingono Non si allude ai pittori «veri», dì mestiere,' ai persuasi d'esser stati chiamati da Dio ad alimentare la perpetua fiamma dell'arte, osservando che mai come in questo nostro tempo che sembra cosi scarso di germogli poetici a tutto vantaggio delle fioriture scientifiche, mai come oggi s'è tanto dipinto. Ci si riferisce invece ai candidi, ai semplici, a quelli che (salvo i furbòni che facevan finta d'esserlo) furono già detti pemires du dimanche, insomma a coloro che — come scriveva sulla fine del Trecento il trattatista del' Libro deWArte Cennino Cennini — « da loro medesimi la natura a ciò gli trae, senza nulla guida di maestro, per gentilezza di animo». Sono gl'innumerevoli devoti di S. Luca che ad ogni età, dai dieci ai settantanni, provano l'irresistibile seduzione dei colori e dei pennelli, e un bel giorno, cedendole, se li comprano, si mettono in gran segreto davanti a una bottiglia e due mele, o a quel che si vede dalla finestra, tentano, impiastricciano, stringono le labbra, strizzan gli occhi, sudano, ed alla fine, felici, s'accorgono che ce l'hanno fatta: il quadretto è 11, e bene o male sta in piedi. Ieri non sapevano disegnare il profilo del gatto di casa, adesso si sentono a pittori ». E' una gioia fanciullesca, questa della rivelazione d'un linguaggio nuovo, di scoprirsi, se non altro, atti a possederlo. Non c'è passione per la pesca delle trote o per il golf che ne regga il confronto. Nel turbine degli affari, sotto il peso delle responsabilità politiche, uomini insigni — e Churchill ne è il più illustre esempio — vi anelano come a una deliziosa distensione. Ano nimi impiegati, oscuri operai la sognano nel tedio .degli uffici e nel frastuono delle officine come la cara compagnia delle ore libere. Dipingere la bottiglia, le due mele, il paesaggino con gli al berelli e le casette, inorgoglirsi di volta in volta dei progressi nel riprodurre una forma, o, pei più arditi, nel trasfigurarla secondo una sensazione delicata, -un'impressione eccitante... quale voluttà nella consapevolezza di riuscire a esprimersi con termini che prima parevano di un alfabeto ermetico, di una grammatica accessibile soltanto a pochi eletti, e di colpo, al cqntra<rio, ècco che diventino sorprendentemente facili, quasi un secondo modo di pensare e di parlare. Così viva è l'illusione, che spesso, purtroppo, la fase del piacere puro, disinteressato, dell'autentico ' < diletto » di cui far partecipi tutt'al più i familiari qualche stretto amico, ha breve durata per l'ambizione di mo strare agli altri la propria insperata capacità, essendo d'ogni uomo l'impulso a interessare prossimo di quanto in vari modi lo tocca. Finisce dunque il ge nuino «dilettante» nel punto stesso che, per distinguerlo dal « professionista », l'aggettivo gli è attribuito: cioè quando comincia a esporre, ad affrontare un pubblico e una critica, e magari, per qualche colpo di fortuna a vendere. Vorremmo aggiungere che svanisce allora la castità dell'innocente svago, il piccolo incanto che per indulgente grazia poteva colmare il vuoto in tellettuale d'una vita. Anche il Cennini distingueva coloro che ai suoi tempi facevano i pittori i per povertà e necessità del vivere » da « quelli che per amore e per gentilezza all'arte predetta vengono ». 'Comunque, il fenomeno cut prima s'accennava presenta due aspetti ugualmente interessanti Dipingere è un linguaggio, un mezzo d'espressione tal quale come scrivere, o comporre una mu sica disponendo sul pentagramma tante note. E lo stupore di molti è che occorrano mesi ed anni per imparare a scrivere o musicare, e che invece, come s'è detto, dopo alcuni tentativi od ■ alla peggio qualche suggerimento d'un insegnante, dal più al meno chiunque riesca tracciando un disegno e stendendo dei co lori a rappresentare un oggetto, una figura, un paesaggio. Ruskin stesso sosteneva che «quando noi riusciamo a vedere abbastanza acutamente, troviamo pochis sima difficoltà nel disegnare ciò che vediamo »; e che « tutta l'abilità tecnica della pittura dipende dal nostro ricupero di quella virtù che potremmo chiama re innocenza dell'occhio». Perciò sembra che esprimersi dipingendo sia infinitamente più facile che scrivendo o musicando. Equivoco del profano che scambia la pittura, la «cosa mentale » di Leonardo, con la sua «scrittura». E che la scrittura pittorica, connessa con un naturale possesso visivo, sia di gran lunga più istintiva di quella letteraria e musicale, è evidente. Presso tutti i popoli più remoti la figurazione precedette la scrit¬ ttcsrLspdsqrssctlIpppCbABgsqszfmvidtlb i o l i tura e le varie maniere della notazione musicale. Date un lapis colorato a un fanciullo: subito si proverà a scarabocchiar figure, non certo a scrivere parole. La gioia del neofita che vede sulla sua tela dclinearsi una rappresentazione, dipende appunto dalla immediatezza di un possesso sensuale, non mentale. Egli non sospetta nemmeno quale sterminata millenaria esperienza di « mestiere », anche lasciando da parte quella estetica, stia dietro il suo innocuo esercizio. Sbalordirebbe se scorresse immensa bibliografia dei trattati di tecnica pittorica, da quello di Teofrasto di Eresso, del IV secolo a. C, che dà ricette poi riprese da Plinio e Vitruvio per preparare biacca, cinabro, lapislazzuli, ai recentissimi del Constable e del Doerner. E' la bibliografia che correda l'utile Abecedario pittorico di Maria Bazzi, ora pubblicato dal Longanesi: un libro che con concisione pari alla precisione spiega quali sono i metodi pittorici, pastello, miniatura, acquarello, guazzo, tempera, olio, encausto, affresco: e minutamente tratta dei materiali adatti al dipingere, tavole, tele, metalli, marmo, cuoio, carta, cartone, avorio e via dicendo, e della composizione e impiego dei colori, delle colle, delle tempere, dei fissativi, delle resine, delle vernici, insomma di tutte quelle misteriose pratiche che nell'antico si confusero con l'alchimia, la magia, la medicina, non senza contatti con la teologia. Ed ancor più lo stupirebbe, in questa età d'artisti autodidatti, il bel.precetto cenniniano: «Adunque, voi che con animo gentile sete amadori di questa virtù, principalmente all'arte venite, adornatevi prima di questo ve stimento: cioè amore, timore, ubbidienza e perseveranza. E quanto più tosto puoi, incomincia a metterti sotto la guida del maestro a imparare; e quanto più tardi puoi, dal maestro ti parti». Circa il secondo aspetto del fenomeno, ch'è' la straordinaria propensione attuale, in ogni categoria sociale, al dilettantismo pittorico, chi non sa che la presente civiltà, da almeno cinquantanni, è impregnata d'una cultura — chiamiamola;. così eminentemente visiva? Fotografia e poi cinema e adesso televisione, l'inarrestabile diffondersi del giornalismo illustrato, il progresso nella riproduzione fotomeccanica delle opere d'arte che favorisce un'editorìa artistica cui molto si guarda e poco legge, .pitto ciò è l'indice di un trionfante visibilismo. I nostri nonni impiegavano le ore libere a far rimare amore con dolore. Coi « disegni spontànei », cioè con gli scarabocchi dei nostri figli che ancor scrivono ciliegia con due g, si allestiscono mostre internazionali inaugurate da ministri. Dove, davanti a quei gentili sgorbi, si fanno con la massima serietà i nomi di Matisse e di Picasso. Marziano Bernardi N

Persone citate: Cennini, Cennino Cennini, Churchill, Constable, Longanesi, Maria Bazzi, Matisse, Picasso, Ruskin, Teofrasto