L'impressionante scoperta di un abbozzo di Leonardo di Filippo Sacchi

L'impressionante scoperta di un abbozzo di Leonardo IL "NUOV0,, MUSEO BEL (CASTELLO SFORZESCO L'impressionante scoperta di un abbozzo di Leonardo Fantastico, poderoso viluppo di vegetali e di pietre messo in luce dai restauri Una felice coincidenza: l'arrivo della "Pietà Rondanini,, di Michelangelo Milano, 14 aprile. Ieri l'altro, alle 17, quando il Presidente (tronchi ha riaperto il Museo del Castello Sforzesco, le campane di Milano non si sono messe a suonare a festa. Eppure avrebbero dovuto, farlo. Non solo per annunciare il compiménto di un'opera civica che aveva costato tre anni ininterrotti di studio, d'intelligenza e fatica e naturalmente di spesa; e nemmeno per salutare la restituzione alla vita di un illustre monumento per la seconda volta nella sua storia ripristinato dalle offese della guerra e dall'incuria degli uomini. Avrebbero dovuto suonare perché tutti sapessero che da quel momento non soltanto Milano, ma l'Italia erano arricchite di uno stupefacente cimelio: un abbozzo inedito, ma sicuramente autentico, di Leo-i nardo da Vinci, che il restauro ha messo inaspettatamente in luce sotto l'intonaco della Baia delle Asse. Anche i lontani ri¬ corderanno per aver visto in qualche riproduzione il famoso soffitto leonardesco, immaginato come una immensa cupola di fogliame, costituito da un labirintico eppur simmetrico intreccio di rami rampollanti da grandi tronchi che sorgono dalle pareti. Nei primi anni del secolo un braifuomo di restauratore, che Iddio l'abbia in gloria, si sognò di ridipingerlo tutto, mettendo in ogni fogliolina un chiaroscuro di suo gusto, stendendo una bella mano di realistico azzurro sui ritagli di cielo, e ripassando con l'oro tutti quei cordoni che, intrecciandosi in infiniti nodi, fanno da meandro fra i rami. Era dovere cancellare quei ghiribizzi, e tornare allo statò preesistente, che se non era (e non. poteva più essere) l'originale, era almeno U più vicino possibile all'originale. Pulita con un lavoro da certosino, la vòlta riappare come una sola compatta, imponente massa di fogliame di un verde più basso e severo, ma nella quale tutto il movimento dei rami e delle loro biforcazioni e sviluppi si sprigiona con una forza non immaginabile prima. Fu appunto il buon certosino, il Della Botta, che sondando intorno le pareti, scoprì nell'angolo nord-est della sala l'abbozzo leonardesco. E' un grande schizzo monocromo a tempera: un'idea, come quelle che gettava sulla caria, solo qui in scala murale. E' un groppo di enormi radici attorcigliantisi, che uscendo da un ceppo d'albero si incuneano con una irresistibile spinta entro ciclopiche stratificazioni di roccia. Nessuna riproduzione può rendere l'impressione di potenza che si sprigiona da questo fantastico viluppo spettrale di vegetali e di pietre. Gli esperti sono sicuri: questo è un autografo di Leonardo. Tale ora la convinzione di Costantino Baroni, il direttore del Castello, amoroso e infaticabile artefice della sua ricostruzione, che doveva pietosamente andarsene un mese prima della riapertura senza vedere il coronamento del suo sogno e del suo sforzo. Tale la convinzione delle autorità della Poprintendenza, attivi consulenti del riordino, Luigi Crema e Gian Alberto Dell'Acqua. Mi dicono che il prof. Heidenrich di Monaco, uno dei più, illustri specialisti leonardeschi, quando lo portarono davanti a questa parete, subito riconoscendo il segno immortale, non potè trattenersi e pianse. Simbolica coincidenza: Leonardo fa capolino al Castello nel momento stesso in cui vi arriva Michelangelo! Si ricorderanno le vicende della € Pietà Bondanini» chefinalmente, dopo interminabili reclami e polemiche, fu consegnata a Milano e al Castello. Il collocamento della « Pietà » é un altro laborioso- capitolo nella storia del riordino del Museo: basti dire che Bel- a a mrprdddiqvdlmtBcttd,, gioioso Peressuti e Bogers, i tro architetti cui saviamente il Comune, considerando che un museo è in primo luogo un problema architettonico (e questo soprattutto che s'innesta su un complesso monumentale) ne affidò il progetto, lo rifecero tre volte. Il nuovo Museo del Castello è un museo, se così si può dire, completamente inventato che, prendendo di petto annosi e burocratici schemi, non mancherà di suscitare dubbi e discussioni. I tecnici diranno la loro. Come profano volgo, confesserò che raramente una accozzata congerie di pietre, di tele, di arredi, com'è per forza un museo non specializzato, mt ha dato un più vario, armonico, attraènte diletto. Unica cosa che non mi convince è quel labirinto di pannelli dì legno per mostre temporanee che occupa il centro della Sala delle Asse, perché impicciolendo U gran vano toglie effetto e respiro alla foresta che lo copre. Ma il collocamento della « Pietà Bondanini », entro la nicchia esagonale di pietra se- rev.a, a otti la chiara quinta massiccia di legno d'ulivo dà raccoglimento di sacrario, mi pare al tempo stesso nuovo e rispettoso. E il colpo d'occhio della Sala Verde, tornata verde dopo secoli, con quei mazzi di lance e di armature fra i portali quasi monumentali quinte di un teatro cinquecentesco, mi pare una gran trovata scenografica. Nella Sala della Cancelleria ducale, quell'itinerario fra i dodici immensi arazzi dèi Mesi, diventa una superba passeggiata nel Binascimento. Ma soprattutto nel modo con cui, siano frammenti di capitelli romanici, o Madonne gotiche, o cassoni fiamminghi, o tele veneziane, a « savonarole » del '600, o arazzi, questi oggetti ci sono presentati, mi piace di sentir sempre un impegno, una premura, uno sforzo di metterceli sotto l'occhio nelle condizioni migliori, di farceli apprezzare, ' proprio come di amico che voglia farci partecipe della sua ammirazione e del suo godimento. Per questo spirito credo che il nuovo Museo del Castello sarà un museo popolare: ossia quello che deveessere un museo. Filippo Sacchi

Persone citate: Gian Alberto Dell'acqua, Leonardo Fantastico, Luigi Crema, Michelangelo Milano, Rondanini

Luoghi citati: Italia, Milano