La vita coniugale fattore di longevità di Angelo Viziano

La vita coniugale fattore di longevità La vita coniugale fattore di longevità Quello che dicono le statistiche - Un celibe di 25 anni ha le stesse probabilità di morte di un coniugato di 37 - Le violente emozioni che fanno cadere i capelli Non bastano le secrezioni faringee delle api a far lunga la vita; non è sufficiente il siero di Bardach e tanto meno quello di Bogomolefcz. C'è all'orizzonte uno slogan che non pretende di convogliare dallo speziale ; manda piuttosto dal sindaco, quando afferma : « Uomo sposato, longevità assicurata ». V'ha da sospettare che sotto ci sia in agguato la trappola di una bene organizzata campagna di zitelle. Quand'anco così fosse, i dati statistici che possono balzare dagli uffici demografici deporrebbero a favore del loro enunciato. Giustificatissimo, d'altra parte, un tale movimento, appena si saimia che anche la donna ha più probabilità di vivere a lungo se sposata anziché nubile. Non egoismo, però, ma mutuo ' soccorso tra i due sessi. Cifre alla mano? Con quel che ci ha rivelato tempo fa il nostro più insigne elaboratore di statistica medica, il' Niceforo, compulsando dati e tabelle, potremmo fare questo discorso: Se forniamo ciascun individuo di un'urna, nella quale si trovino mille palline indicanti le probabilità di vivere o di soccombere che egli ha entro l'anno a seconda dell'età, bianche le favorevoli e nere le funerarie, possiamo stimare che quattro nere si frammischino alle altre nell'urna di un trentenne coniugato, ma già sette in quella dello scapolo. A cinquantanni dieci probalità di estrarre la pallina nera, ha il primo e ben diciassette il celibe. Cinquanta contro settantadue e la proporzione per i settantenni. Analogamente si può dire che un celibe venticinquenne ha oggi la stessa probabilità di morte entro l'anno di un coniugato di trentasette anni; che a sessant'anni lo scapolone ha già lo stesso rischio dello sposato sessantacinquenne. D'altronde le possibilità di morire entro l'annata raggiungibili a trentasei anni da una donna sposata sono già toccate a ventisei da una nubile; mentre una vedova di venticinque corre di già in pieno il rischio di una coniugata di quarantaBette, Ed ancora: la spada di Damocle che incombe sul capo d'un vedovo trentenne ha un filo sospensore doppiamente fragile di quello che trattiene la lama del coetaneo che ancora può fruire dell'affetto e delrassistenza della moglie. A cinquantanni il rischio esorbita ancora di un buon terzo a danno del vedovo, come se questi avesse quindici palline nere nell'urna delle estrazioni contro le sole dieci del marito con mogliettina. Dobbiamo proprio a queste osservazioni sulla vedovanza se la ragione della maggiore longevità degli sposati, sino a prova contraria, è tornata ad essere attribuibile proprio alla tranquillità ed alla sicurezza dell'ambiente coniugale e ad un comtilesso di fattóri psichici e morali facilmente comprensibili. Conseguentemente è detronizzata la ouggestiva ipotesi con cui H. Spencer attribuiva al matrimonio il valore di una selezione; per la quale i tarati, i deboli, comunque i meno fortunati costituzionalmente ed anche economicamente, e quindi i più predestinati a campar meno, cono pure quelli che maggiormente si astengono dalle nozze. Bisogna, difatti, non dimenticare che i vedovi, per il fatto di essersi sposati, dovrebbero provenire anch'essi dai selezionati in senso favorevole e, pertanto, mantenersi longevi. Comunque, per sostenere ancora la spiegazione di Spencer, occorrerebbe chiamare in causa per i vedovi, tanto inconsolabili da perdere l'ipotetica longevità costituzionale, l'intervento di un trauma psichico tale da far scomparire in loro ogni elasticità di adattamento al nuovo stato. * * A proposito di fenomenali effetti di traumi psichici, a chi è sfuggito un fatto di cronaca di qualche giorno fa? Ma sì, quel tale che, per una aggressione subita, di colpo o quasi è divenuto calvo! Guarirà? Casi di canizie (e non di calvizie) per gravi ed improvvise emozioni non stupirebbero più. Clamoroso è rimasto quello di Maria Antonietta, che durante la notte che precedette la sua esecuzione ebbe un improvviso incanutimento di tutte le chiome. Pur si ricorda che Ludovico Sforza apparve bianco nella barba e nei capelli ai carcerieri, il mattino che essi si presentarono nella sua cella per tradurlo al supplizio, tanto che essi si mostrarono assai perplessi prima di riconoscerlo. Anche l'Orsini sembra che sia incanutito im- Srowisamente in carcere, mei casi hanno sapore di leggenda ed altri ritrovano rtrurbatctcgvnqctesdnmimcrcncncqmcapo ragione della loro subitaneità sia pure in gravi sciagure familiari, ma attraverso un forte perturbamento morale atto soltanto a far abbandonare l'uso di tinture, abituale per Pinnanzi. E' tuttavia ammesso che una canizie, non troppo repentina, ma comunque precoce, può essere connessa a gravi stati emotivi, attraverso un complesso meccanismo psicogenetico; per il quale ipoteticamente viene chiamato in causa un perturbamento ormonico con echeggianti disfunzioni del sistema nervoso vegetativo, da cui la alterata nutrizione dei capelli. I casi di calvizie discretamente repentina non hanno, invece, una storia e sono rimasti misconosciuti sino a che i dermatologi hanno recentemente puntualizzato certi rapporti tra disfunzioni interne e disturbi della cute. La migliore testimonianza di interferenze psicosomatiche nella genesi di quella che i francesi chiamano pelade ci viene proprio da uno specialista francese della pelle; il quale ha avuto la ventura di sorprendere quasi a vista l'improvvisa instaurazione di una calvizie in un soggetto ossessionato. Ma curiosissimo è il caso di una giovane signora, apparentemente fortunata, adorata dal marito. Presentatasi dal dermatologo per qualche piccola area di calvizie, lo specialista le prescrive un'appropriata cura. Ciononostante la calvizie progredisce a ritmo accelerato. Il medico ha un'idea ; approfondisce un'inchiesta psicologica e s'accorge che la donna ha una avversione invincibile contro certi parenti, di cui non può fare a meno di subire visite troppo frequenti. C'è da stentare a crederlo; eliminati quegli interventi familiari; la calvizie è andata rapidamente scomparendo. D'altra parte anche il caso dell'ossessionato è stato vinto mediante un' opportuna psicoterapia eseguita in narcosi. E' la controprova dèi rapporti psicosomatici. Come spiegare fenomeni del genere? Per chi non si adagi a seguire là teoria della « conversione » per cui gli studiosi psicosomatici pensano,, che la traduzione di un fenomeno psichico in fisico costituirebbe una forma di sollievo dell'angoscia ; che, trasformata in manife¬ stazione organica, diverrebbe dìù facile ad essere sopportata in confronto della malattia psichica — l'ipotesi che poggia su basi più positive è che nella genesi embriologica la pelle ed il sistema nervoso centrale abbiano la stessa derivazione. Si comprenderebbe, pertanto, l'intima rispondenza della cute, e dei suoi annessi, a fenomeni intensamente psichici. E ciò senza elaborare astruse o fantasiose concezioni. Angelo Viziano

Persone citate: Bardach, Casi, H. Spencer, Ludovico Sforza, Maria Antonietta, Niceforo, Orsini