il Tribunale sequestra il patrimonio lasciato in eredità da un industriale
il Tribunale sequestra il patrimonio lasciato in eredità da un industriale dna contesa giudiziaria pepi beni del eomm. Luigi Della Cha il Tribunale sequestra il patrimonio lasciato in eredità da un industriale // testamento assegnava metà delle sostanze ai 3 figli minori del fratello - Questi ha rinun ciato, ma sua moglie interviene per rivendicare il diritto dei figli - Il decreto del magistrato li Presidente del Tribunale dott. Merlo ha autorizzato il sequestro giudiziario dei beni, mobili ed immobili, che alla morte dell'industriale torinese coiumendator Luigi Corrado Della Chà sono stati ereditati dalla vedova marchesa Maria Spinola, ora residente a Sanremo, e dalla figlia Manzina, sposata a Roma al principe Odescalchi, Custode è stato nominato il dott. Ugo Rollino. I beni, che costituiscono un ingente patrimonio, sono oggetto di contestazione in una causa civile promossa dinanzi al Tribunale. Il commendator Luigi Corrado Della Chà mori il 5 settembre '52. Due giorni prima, esattamente il 3 settembre, egli aveva redatto un testamento in base al ' quale lasciava metà del patrimonio e tutte le azioni della S.E.C.S.A. (Società esercizi costruzioni stabili affini) ai tre nipoti, Gianfranco, Marcantonio, Maria Bona, figli di suo fratello, il dott. Ambrogio Della Chà. Questi, appena apprendeva il contenuto del testamento, si affrettava a far ricorso al giudice tutelare di Torino chiedendo di essere autorizzato a rinunciare all'eredità lasciata ai suoi tre figli minori. Rilevava che la vedova e la figlia Marizina non « avevano per nulla demeritato nei confronti del rispettivo marito e padre » e non riteneva che « da eventuali dissapori passeggeri dovessero trar beneficio i suoi tre figli con il ri¬ 111 II MI II II ìli! I II t M Milli IMMIIIII t il IIM IMI! 111 Milli 1 sultato dì creare verso la vedova e la figlia del defunto una situazione di contrasto ». I patrimoni, affermava, debbono rimanere in famiglia. Aggiungeva ancora che i suoi figli avevano già beni per poter vivere con una certa sicurezza senza che dovessero accrescere le loro sostanze a scapito dalla zia e della cugina. Il giudice tutelare riteneva che « l'istanza fosse fondata su giusti ed apprezzabili motivi » e concedeva il nulla osta. Cosi il 22 gennaio 1953 il dott. Ambrogio Della Chà rinunciava formalmente alla Iiarte di eredità che il fratello aveva lasciato ai suoi tre figli. Poco più di due anni dopo, nella primavera del 1965. la signora Maria Rosa Porrlni, moglie del dott. Ambrogio Della Chà, ricorreva al giudice tutelare. Protestava di essere venuta a conoscenza soltanto allora del gesto del marito e chiedeva che la rinuncia all'eredità fosse ritenuta nulla in quanto il padre, rinunciado a nome dei figli, aveva agito con manifesto abuso della rappresentanza. I coniugi Maria Rosa Porrini ed Ambrogio Della Chà vivevano separati- da una quindicina di anni: nel '45 il Tribunale aveva pronunciato sentenza di separazione per colpa del marito ed aveva assegnato i tre figli alla madre che si trasferiva a Bogllasco, nei pressi di Genova. Poteva il padre, in una slmile situazione, agire per conto dei figli? Era valida la sua rinuncia se egli non )1 111 11 I II III11 i IT t III III IIIMII il I Mll llllll ili IIIIIIIIIM] si era preoccupato di avvertire la moglie di quanto aveva in mente di fare? Questi quesiti poneva la signora Maria Rosa Porrini. Dall'Argentina rlspondeva.il dott. Ambrogio Della Chà per difendere il suo operato. Un anno intero veniva speso in chiarimenti di natura procedurale. Finalmente Interveniva il Primo Presidente della Corte di Appello, prof. De Litala, il quale con decreto del 3 febbraio scorso nominava l'avv. Galante Garrone curatore del due figli minori (Marcantonio e Maria Bona) del dott. Ambrogio Della Chà. (Il primogenito Gianfranco nel frattempo aveva raggiunto la maggiore età). Ora l'avvocato, a nome dei due minori, ha iniziato causa in Tribunale per chiedere che sia dichiarata nulla la rinuncia all'eredità. Come preliminare ha ottenuto il sequestro dei beni in contestazione, che sono valutati in alcune centinaia di milioni.
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