Per non mancare all'onore lasciò che fucilassero il figlio di Vittorio Gorresio

Per non mancare all'onore lasciò che fucilassero il figlio LA FIERA STORIA DI JOSÉ MOSCARDO ALL'AL GAZAR Per non mancare all'onore lasciò che fucilassero il figlio fu durante la guerra civile - Un dialogo al telefono che pare tratto da una tragedia antica "Figlio, vogliono disonorarmi perché io salvi la tua vita,, - "Padre, fate come vorreste che si face» se, se foste voi ove io sono,, -EU colonnello Moscardo divenne un simbolo dell'anima spagnuola Roma, 12 aprile. Don José Moscardo y Ituarte passa alla storia come un personaggio di Corneille. Sarebbe piaciuto a Carducci, che lo avrebbe contrapposto a Luigi Francesco de Lavergne, il capitolardo di Longwy. c Che più far si potea? », domanda Lavergne all'Assemblea nazionale: « Morir », risponde l'Assemblea seduta. Moscardo, difendendo per settantatré giorni l'Alcazar di Toledo dov'era rimasto assediato dai < rossi » nell'estate del '36, giorno per giorno era stato invece pronto a morire sotto un bombardamento di 1500 colpi di artiglieria pesante e di 10.000 da campagna, a non contare le centinaia di bombe d'aeroplano sganciate ed i 6000 chili di dinamite di una mina messa in opera dagli assedìanti. In fatto, i morti contati al termine dell'assedio furono trovati solo ottantatré, su una guarnigione di 1900 uomini; non era stato sparso molto sangue, insomma, in due mesi e mezzo di lotta. Eppure spetta a Moscardo un posto nella storia dell'onor militare. Gli tocca per il dialogo che egli ebbe al telefono il pomeriggio del 23 luglio 1936 con suo tiglio Luis, prigioniero delle truppe governative. Per una strana attitudine degli spagnoli al paradosso, la linea telefonica tra l'Alcazar, rifugio degli insorti, e la città di Toledo rimasta nelle mani dei lealisti, non era stata tagliata sicché i nemici si potevano parlare. Chiamarono 1 « rossi»: cColonnello Moscardo?». «'Con chi parlo? », rispose il colonnello. Era il comando nemico. Gli dissero che suo figlio Luis era loro prigioniero e che sarebbe stato fucilato se i difensori dell'Alcazar non si fossero arresi. « Io non mi arrendo! », rispose fi' -mente Moscardo. Dall'altra parte, allora, passarono il microfono a Luis. Era costui un giovanetto di diciannove anni, studente dì ingegnerìa presso l'Università di Madrid. Nazionalista, falan gista, era stato arrestato e condotto a Toledo: «Padre mio — egli disse al telefono - rassicuratevi. Questi minacciano di fucilarmi, ma non temete. Non mi faranno nulla ». « Figlio — rispose 11 colonnello — vogliono togliermi 1 onore perchè io salvi la tua vita! Confida la tua anima a Dio, e che sia fatta la Sua volontà » « Padre mio - disse ancora Luis - fate come vorreste che si facesse, se foste voi nella situazione in cui io sono ». Lo fucilarono. Né il colonnello né suo figlio, avrebbero potuto comportarsi diversa mente da come si comportarono, sarebbe stato inconcepi bile da parte di due spagnoli coraggiosi e orgogliosi quali essi erano e quali se ne vide- ro a decine 'di migliaia nelle opposte trincee della guerra civile: « Ma la grandezza di ambedue — hanno scritto i fratelli Tharaud nel libro be- ne intitolato Cruelle Espagne, Spagna crudele — è di essere stati scelti dal destino, quel giorno, per personificare l'onore ». I Tharaud videro 11 colonnello il 28 settembre, quando le truppe di Franco entrarono a Toledo riuscendo a liberare gli assediati. Egli pareva un uomo, a poco più di cinquantanni, precocemente invecchiato. Aveva uno sguardo triste e dolce, lo sguardo di chi non potrà sorridere mai più. I fratelli gli dissero quelle parole di ammirazione e di simpatia che egli era destinato a continuare a ricevere per tutta la vita dalla voce degli uomini, da libri e dai giornali. Ma già da allora, vent'anni fa, il colonnello le ascoltava con la cortesia distratta di chi non è più in grado di trovare interesse nelle parole e nelle frasi. Lasciò difatti i fratelli scrittori francesi per raggiungere la moglie e gli altri figli nella sala da pranzo dell'albergo. Facevano un piccolo gruppo di gente tutta vestita di nero, e in mezzo a loro si sarebbe creduto di vedere anche il ragazzo che era stato sacrificato per una ragione d'onore, tanto era colma di lui la fantasia dì tutti. Franco promosse Moscardo da colonnello a generale, desti' nandolo al fronte di Siguenza, dove egli avrebbe ancora combattuto per vendicare — dissero — la morte di suo figlio, ma in realtà non ebbe più occasione di scrivere pagine di stor.la, ulteriormente illustrandosi come capo militare. La sua fu un'avventura che si ridusse tutta nella tragica esperienza del 23 luglio, quando il destino 10 fece assurgere ad un'impresa che non sarà dimenticata Essa fece scalpore, ed Augusto Genina se ne ispirò per un suo film, con Giachetti ad Interprete. Se ne parlò per tutto 11 mondo, come di un simbolo della virtù spagnola; e ci fu anzi uno scoppio dì esultanza vera perché l'Occidente tradizionale cristiano si arricchiva di un, nuovo mito eroico. Scriveva il traditore Brasillach, poi fucilato per collaborazionismo con i nazisti: «Finora, solo 11 bolscevismo russo aveva capito il valore delle immagini. Dagli ammutinati del Potemktn ai marinai di Kronstadt, è tutta una serie di sl«nboli proposti alle masse per magnificare un'impresa e dif fondere una mistica. Oggi noialtri, uomini dell'Occidente, abbiamo anche noi 1 nostri ma rina! di Kronstadt: sono gli eroi dell'Alcazar, è il colonnello Moscardo. Certo, essi appartengono anzitutto alla Spagna ma essi non hanno lottato soltanto per la Spagna: hanno difeso l'Occidente cattolico. Lasciamo al bolscevismo la cura di celebrare i suoi fasti, ma pur rendendo omaggio al valore e al disprezzo della morte ! come che siano dimostrati, non dimentich amo che è la buona causa che fa degni 1 martiri ». Gli amatori del linguaggio simbolico si rallegrarono altresì per il fatto che gli ause. diantl « rossi » dell'Alcazar, finalmente sconfitti dalle sopravvenute truppe di Franco, avevano battuto In ritirata lungo la strada che fiancheggia a Toledo l'Episcopato e la Cattedrale e che era stata ribattezzata via Carlo Marx. Simbolica quella fuga da Toledo per via Carlo Marx dei « rossi » che avevano cercato di far trionfare un'ideologia contrastante con le tradizioni del Paese. Il Paese, la gloriosa città di Toledo, era pur quello, che conservava nella sua Cattedrale di San Tome il mirabile, piccolo quadro del Greco, l'inumazione del conte d'Orgaz, dove in pochi centimetri di tela è espresso in modo Incomparabile, nel volti e negli atteggiamenti delle persone aggruppate attorno al defunto, ciò che fu l'anima spagnola, anzi la stessa Hispanidad. E con quei cavalieri che attendono al rito funebre compiuto dal solenne sacerdote mitrato, i nemici di Moscardo, fucilatori di suo figlio', non avevano nulla in comune, secondo Braslllach. La sua certezza nella bontà della causa che aveva fatto un martire nella persona di Luis, sarebbe forse stata un poco scossa se egli avesse voluto tenere contò di un particolare. . Il comandante delle truppe di Franco sopravvenuto a liberare dall'assedio le tre compagnie di gendarmi ed 1 quindici cadetti chiusi nell'Alcazar al comando del colonnello Moscardo, si chiamava Mohammed El Mizzan, marocchino di nascita, di religione musulmana. Era un gigante, dalla barba 11 ■ ■ 11111 ■ 1111 i 1111111 r 1111111111111 j 11 i 11 ì ( > ) e 11 e 11 nerlssima, scura a tal punto che il suo viso poteva quasi al paragone, sembrare chiaro. Era un moro comunque, fuori di dubbio, e fu lui a gridare, in piazza Zocodover, al momento di rendere gli onori a Moscardo: «Se noi, agli ordini di Franco, non avessimo vinto, sarebbe stata la fine per. la ci viltà dell'Occidente! ». Parole memorabili sulle labbra di un moro, nella città del < Romancero» e del Cid. Metterà quindi conto di lasciare una certa parte di relatività nella definizione della bontà della causa per la quale il colonnello Moscardo ebbe la fierezza di immolare il proprio figlio. A lui e al figlio spettano gli onori che sono dovuti agli uomini di estremo, orgoglioso coraggio, qualunque sia la parte per la quale si battono. Non più che questo riconoscimento, tuttavia, sembra dovuto; e intanto preme l'animo l'angoscia per le passioni fratricide che disumanano gli uomini. Vittorio Gorresio