La difesa si batterà per ottenere la condanna per omicidio colposo

La difesa si batterà per ottenere la condanna per omicidio colposo Giovedì riprende il processo contro l'ex-parroco di Cortona La difesa si batterà per ottenere la condanna per omicidio colposo Un consulente di parie sostiene che lo domestico non morì avvelenato daH'opiolo verde, ma per infarlo • Se la tesi fosse accolto, il capo d'accusa verrebbe declassato e la pena diminuirebbe • Le tare familiari dell'ex-sacerdole (Dal nostro inviato speciale) Arezzo, 9 aprile. Nelle due giornate d'udienza di venerdì e sabato è stato esaurito l'esame testimoniale del processo a don Amilcare Caloni. La delicatezza del fatti, difficili da trattare in pubblico, aveva indotto il P. M. a chiedere che si procedesse a porte chiuse. Il Tribunale ha respinto la richiesta, che avrebbe potuto prestarsi a erronee interpretazioni da parte di gente interessata. Ma 11 presidente ha condotto il processo in modo da sfiorare appena gli argomenti scabrosi. Per lo stesso interrogatorio dell'imputato e per le deposizioni dei testi è stato adottato il metodo di chiedere la conferma, di quanto era già stato dichiarato in istruttoria. Un sollievo per don Caloni e per i testi principali; ma come lina cortina di nebbia stesa sul processo. Il risultato è stato che le lacune dell'istruttoria — condotta secondo il rito sommario, mentre la complessità dell'inchiesta giudiziaria e della stessa perizia tossicologica avrebbero richiesto la più ponderata trattazione prevista dal rito formale — si sono ripercosse sull'istruttoria dibattimentale. La più grave lacuna della istruttoria è la mancata individuazione della persona che fornì le tre fiale usate da don Caloni, e ' particolarmente la terza, quella di apiolo verde, che uccise Celeste Palustri. Altra lacuna sarebbe compresa nella perizia sulla salma della vittima, che se accertò la presenza del mortale apiolo verde, erroneamente ne dedusse che sia stata tale sostanza a provocare la fine della Palustri. Questa, almeno, la tesi prospettata dalla difesa, secondo le* risultanze del consulente tecnico dott. Guinuccl. Varie considerazioni possono comunque esser tratte dopo le prime due giornate d'udienza e in attesa che il; processo riprenda giovedì mattina per entrare nella sua seconda fase, quella della discussione. Tralasciando le quattro imputazioni di falso inerenti al fittizio matrimonio tra la Palustri e il finto Antonio Markie, inscenato con evidente abilità da don Caloni — quando se ne accennò al processo, l'imputate non potè trattenere un sorriso, come avrebbe potuto averlo un regista che veda illustrata ed elogiata la propria opera — soffermiamoci, sulle più gravi che riguardano la morte di Celeste Palustri. E' stato ampiamente provato fin dall'istruttoria che fra il parroco di Cortona e la cugina-domestica esistevano da tempo rapporti illeciti. Essi ebbero tre anni fa un primo frutto con la nascita del piccolo Ugo Giarabasso (divenuto poi, col finto matrimonio della madre, Ugo Markic). Un secondo frutto si ebbe, nell'autunno scorso, con la seconda maternità di Celeste Palustri. Maternità imbarazzante, fastidiosissima. Se la prima volta le cose erano state sistemate, difficile diventava una seconda sistemazione. La posizione di don Caloni appare tutt'altro che lieve, dalle risultanze processuali. E' risultato che egli conosceva perfettamente lo stato in cui si trovava la Palustri. Ufficialmente si tentò d'attribuire la assenza del noto fenomeno periodico alle conseguenze d'una lavatura di capelli con • acqua fredda. Ma chi meglio dei protagonisti poteva conoscere le vere cause del ritardo? E infatti egli la manda a Firenze da una levatrice. Non soltanto per una diagnosi. Ma la Palustri era restia. Ella voleva il secondo bambino. Fra i due avvenne nella canonica una grossa lite, la Palustri minacciò d'andare a raccontare tutto al pretore, don Caloni le rivolse l'epiteto più insultante che una donha possa ricevere. Ella allora gli diede uno schiaffo, e cosi violento che all'uomo caddero gli occhiali. Questo risulta dalla deposizione della teste Vienna Donnini. La lite fu poi composta. Ce leste ricevette un indennizzo di ventimila lire, con le quali comperò un vestito per sè e uno per il bambino. E accettò di farsi visitare dalla levatrice. La visita avvenne il 12 gennaio: la data è certa. In istruttoria don Caloni ha detto che. tornata quattro giorni dopo a Cortona, la Palustri gli consegnò tre fiale « avute dalla levatrice ». Costei è venuta a deporre sabato scorso. Ed è apparsa così reticente, eie il presidente del Tribunale l'ha mandata a meditare per mezz'ora in camera di sicurezza. La Palustri era andata da lei in gennaio, la levatrice Elisabetta Neri in Degli Innocenti affermava invece che c'era andata in dicembre. Poiché la visita è presumibilmente collegata alla consegna delle fiale, la teste voleva allontanare da sè il sospetto che fosse stata lei a fornirle alla Palustri. Fini per ammettere che la visita era forse avvenuta in gennaio. Purtroppo non si è andato a fondo su chi abbia in realtà fornito le fiale. Don Caloni ha affermato che ignorava la .natura del contenuto. Ma è chiaro che esse non potevano servire a ripristinare il noto fenomeno fisiologico; il loro sco po non poteva che essere un altro. Le prime due inazioni non ottengono alcun effetto; fa la terza, e risulta mortale. LtEdavEvvviscapuidciplifsaiEcMdogs La fiala conteneva cinque centimetri cubici di apiolo verde. E' possibile che egli ignorasse davvero che si trattava di apiolo verde, sostanza usata in veterinaria- e per via orale. Egli invece lo introdusse per via endovenosa: era la prima volta nel mondo che l'apiolo verde veniva usato per una iniezione endovenosa. La Palustri morì in trenta secondi. Ma non è stato l'apiolo a ucciderla, dichiara la difesa avanzando la sua tesi Drincipale. L'apiolo era contenuto in una soluzione oleosa. Basta la introduzione in una vena d'una dose anche minima di semplice olio d'oliva, cioè sostanza inerte, a provocare la morte per infarto cardiaco. Non dall'apiolo ma dall'olio, afferma il consulente tecnico della difesa, è stata fulminata Celeste Palustri; l'apiolo non ha avuto il tempo d'agire. Ne potrebbe derivare, per inidoneità del mezzo,' una de classazione del capo d'accusa: non più il grave reato di «pratiche illecite seguite da morte >, ma 11 più lieve di omicidio colposo. Per far trionfare tale tesi è probabile che giovedì si batterà la difesa degli avvocati Cappelli, di Arezzo e Ferrari-Bravo di Firenze. Ma essi ne hanno un'altra, in subordine. Don Caloni ha indubbie tare familiari (fra l'altro, la sua perpetua Domenica Brini, sorella della madre, è una povera creatura deforme); durante la guerra egli subì' un forte trauma psichico per l'uccisione della sorella, è sonnambulo; ha dimostrato di avere una doppia vita, con un vero e proprio sdoppiamento della personalità. Cosa ci vuole di più per dimostrare che il suo stato mentale è alterato? Impostata su tali tesi, la battaglia oratoria tra il rappresentante della pubblica accusa e quelli della difesa sarà interessante, e imprevedibile sarà l'orientamento del Tribunale nello stabilire la sentenza. Giuseppe Faraci

Persone citate: Amilcare Caloni, Antonio Markie, Cappelli, Celeste Palustri, Degli Innocenti, Elisabetta Neri, Ferrari-bravo, Giuseppe Faraci

Luoghi citati: Arezzo, Cortona, Firenze