L'ex-parroco conferma in Tribunale tutte le colpe confessate in istruttoria

L'ex-parroco conferma in Tribunale tutte le colpe confessate in istruttoria Diplomatico interrogatorio dell'imputato nell'udienza a porte aperte L'ex-parroco conferma in Tribunale tutte le colpe confessate in istruttoria Falsificò il matrimonio, fece l'iniezione mortale, gettò il cadavere dal ponte; ma non sapeva che la fiala contenesse il veleno - Grande spiegamento di forze davanti all'aula mentre entra l'ex-sacerdote in abiti borghesi Citai nostro inviato speciale) Arezzo, 6 aprile. Con una decisione contrarla alle previsioni, stamane il Tribunale di Arezzo ha ordinato che il processo a don Amilcare Caloni venisse fatto, con alcune riserve, In presenza del pubblico. Quanti però si aspettavano emozionanti rivelazioni sono rimasti delusi. Le situazioni Imbarazzanti sono state appena sfiorate, e su di esse le parti Interessate hanno sorvolato ad alta quota con la formula del « confermo quanto già detto in istruttoria ». E' a questa dunque che, caduto all'apertura del dibattimento il segreto che la protegge, ci si rifarà per comprendere lo svolgimento del processo e la posizione dell'imputato. Notevole lo spiegamento di carabinieri e di guardie di polizia per sottrarre don Caloni alla curiosità del pubblico: in previsione d'un processo a porte chiuse era stato disposto che esso si svolgesse nell'aula della Corte d'Assise, più Isolata di quella del Tribunale e più facile quindi da proteggere. Comunque l'imputato è arrivato a Palazzo di Giustizia alle 1 di stamane, quando nessuno. ,e tanto meno i fotografi era presente: aperte poi alle 9,30 le porte, molto pubblico ha gremito lo spazio riservatogli; in previsione di manifestazioni ostili varie persone sono state perquisite ed altre allontanate. ;Dopo l'ingresso dei giudici è stato subito Introdotto in aula don Caloni: non è ammanettato. Encomiabile misura di rispetto della dignità umana, ancor più apprezzabile dopo la recente esibizione di manette al processo contro Danilo Dolci. L'ex parroco di Cortona è un ometto minuscolo, dai tratti marcati sul viso magro e mesto, dall'aspetto dimesso e umile che contrasta col fare deciso che a volte egli assume; indossa un esiguo cappotto grigio scuro su un abito blu, camicia senza cravatta, sciarpa nera al collo, scarpe nere con elastico. Ha grandi occhiali da miope, labbra tumide, sguardo smarrito; parla con voce morbida e chiara esprimendosi con padronanza e sicurezza. L'udienza si è aperta senza alcuna costituzione di parte civile: nè per conto di Lucia Palustri, madre di Celeste, nè per conto del tutore del piccolo Ugo Giarabàsso. La prima voce del processo ; è stata -quella del P. Mi. dottor Rialto, Il quale ha chiesto che il Tribunale in considerazione della natura dei fatti e delle possibili ripercussioni sul pubblico^ ordini che il processo prosegua a porte chiuse. Lette le imputazioni — quattro di falso inerenti al fittizio matrimonio e tre riguardanti la morte di Cetete Palustri — e ascoltata la dichiarazione della difesa, rappresentata dagli avvocati Cappelli, di Arezzo, e Ferrari-Bravo di Firenze, il Tribunale si è ritirato. Cinque minuti dopo il presidente Abbamondi ha letto l'ordinanza con la quale, ritenuto che non sussistano ragioni per procedere a porte chiuse, viene disposta la normale prosecuzione, salvo escludere poi il pubblico se tale misura si rendesse necessaria. E' cominciato cosi il processo, condotto a un ritmo talmente veloce da non poter essere seguito da chi non aveva una profonda conoscenza del fatti. Questa è stata appunto la diplomatica abilità del presidente: dare e non dare, sentire e non sentire, porte aperte, ma praticamente come se fossero chiuse. «Conferma quanto ha dichiarato in istruttoria? », veniva chiesto all'imputato e ai testimoni; le risposte erano ovvie: « Confermo >, e si è andato avanti così. In mezz'ora è stato sbrigato l'interrogatorio dell'imputato. < Conferma le dichiarazioni rese al procuratore della Repubblica in ordine al matrimonio fra Celeste Palustri e II preteso Antonio Markic? » ha chiesto 11 presidente. «Conferma d'aver fatto assumere al bambino Ugo Glarabasso false generalità? ». Don Caloni ha confermato tutto, e le circostanze son troppo note per illustrarle ancora. «Conferma d'aver fatto tre iniezioni a Celeste Palustri e che una di essere determinò la sua morte? ». « Confermo ». « Conferma che lei non conosceva il contenuto delle fiale, e specialmente della terza? ». « Confermo ». «Sapeva che la Palustri era in stato interessante?». « Non avevo dati sicuri — ha risposto l'imputato — avevo soltanto un vago sospetto. Anche se ne fossi stato certo, però, possedevo una tale esperienza medica per sapere che, nello stadio in cui la Palustri si trovava, non era possibile interrompere la maternità con un gruppo di tre iniezioni, ma sarebbe stata necessaria una operazione chirurgica. Preciso che le fiale furono portate da lei, che le ebbe da un'ostetrica di Firenze presso la quale si recò alla metà di gennaio in occasione del matrimonio di un suo cugino. Al ritorno a Cortona mi mostrò un foglio del ricettario dell'ostetrica, su cui lessi il cognome Neri-Innocenti; dai giornali appresi poi che si chiamava Elisabetta Neri In Innocenti ». Oscura è rimasta in fase Istruttoria la circostanza su chi forni le fiale, e specialmente la terza contenente il micidiale apiolo verde: non essendovi stata una incriminazione dell'ostetrica, se ne può dedurre che non si siano raggiunte pro¬ vcssptlgst a a e a o a i ve sufficienti a suo carico, • che invece siano più fondati 1 sospetti che a fornirgliele sia stata un'altra persona. «Conferma, Caloni — ha ripreso il presidente — il trasporto del cadavere al ponte dell'Ossaia, e 11 suo abbandono sul greto del torrente Esse? ». « Confermo » ha risposto l'Imputato. Poi ha tenuto a precisare: «Aggiungo un particolare che non risulta chiaro nelle deposizioni rese in istruttoria: il giorno della terza iniezione, trovai già preparata la siringa. Ignoravo quindi la natura del contenuto ». «Il perito ha detto trattarsi di apiolo, che ha un caratteristico odore di prezzemolo, lei non avvertì quell'odore? ». « Non vi feci caso, anche perchè ero molto raffreddato, e come ho detto la siringa era già pronta. Notai che il colore del liquido era tra il verde e il vio la, ma non potevo avere alcun sospetto ». E' seguita la veloce sfilata dei testi. Prima ad esser chiamata è Lucia Palustri, madre della vittima, ma è risultata assente. Don Renato Tacconi, cancelliere della Curia, dopo la solita conferma, ha aggiunto che, chieste a don Caloni spiegazioni circa il suo affetto per la Palustri e il piccolo Ugo, ne ebbe in risposta che si trattava del normale affetto d'un uomo per la cugina e per il suo bambino. Giovanni Bucci, padre adottivo di Celeste Palustri, non ha aggiunto nulla a quanto aveva già detto. Sua moglie Assunta ha invece precisato: «Sospettavo che mia figlia fosse nei pasticci. I sospetti mi furono confermati dalla sua amica Silvia Billi alla quale Celeste aveva manifestato il suo timore d'essere In stato interessante. Celeste Invece mi disse che il ritardo era stato provocato dall'essersi lavata i capelli con acqua fredda. Andai da don Caloni e lo ammonii, avvertendolo che se quanto sospettavo era vero avrei buttato mia figlia fuori di casa. Egli mi disse di stare tranquilla, ■ avendo saputo da Celeste che si trattava d'un fenomeno dovuto all'acqua fcadda con cui lei si era lavati i capelli ». L'ha seguita u figlio-Benito. Egli a metà gennaio accompagnò la sorella adottiva a Firenze per assistere al matrimonio d'un loro cugino. Fecero il viaggio con don Caloni sulla macchina del' dott. Piegai, che era con la propria moglie. « A Firenze, lasciata la macchine in un posteggio, ci recammo In un negozio, dove entrarono don Caloni con 1 coniugi Piegai. Celeste ed io restammo fuori. Poco dopo lei si allontanò dicendo che doveva fare delle compere, Poi I tre uscirono, e don Caloni mi disse di aspettare in negozio che mi dessero un pacco. Dopo tre quarti d'ora tornò don Caloni, andammo a cercare la macchina e vi trovammo Celeste seduta dentro. Aveva II viso poggiato alla mano, e disse che non si sentiva bene ». Domenica Brini, zia e perpetua di don Caloni, dopo la solita conferma ha precisato seccamente: « Celeste veniva spesso alla canonica, e quando vi passava la notte dormiva con me ». Al termine dell'udienza, solito spiegamento di forze dell'ordine per sottrarre don Caloni alla curiosità della folla. Con un espediente è stato fatto uscire da una porta secondarla. Pare che l'udienza di domani riservi una sorpresa. Corre voce che la difesa abbia elementi sicuri per affermare che artefice dell'ultima maternità di Celeste Palustri non sia don Caloni, ma altra persona. Circostanza che, se risultasse provata, potrebbe portare ad una attenuazione della responsabilità dell'imputato. Giuseppe Faraci iiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiMii iiitnit iiiiii Don Amilcare Caloni durante l'Interrogatorio (Telefoto) mW i MI [ H MIM MI : 1111111! HI 11 11H11M ] Mt M II I IT I [1U! M11l i tUlltlllllllIllllllllllHlllllllllllllllllllltlllIM

Luoghi citati: Arezzo, Cortona, Firenze