Il racconto degli alpinisti italiani dai ghiacciai della Terra del Fuoco

Il racconto degli alpinisti italiani dai ghiacciai della Terra del Fuoco Violate dalla spedizione di Padre De Agostini due ardue montagne cilene ; — Il racconto degli alpinisti italiani dai ghiacciai della Terra del Fuoco Come il monte Sarmiento fu scalato da Mauri e Maffei - Faticose arrampicate tra rinfuriare della bufera - Giunta ieri dall'America del Sud una impressionante relazione di Correi, Barmasse e Pellissier a e a (Dal nostro corrispondente) Buenos Aires, 5 aprile. Vi è nel Cile una montagna che non godrà mai le simpatie degli studenti di geografia. Si tratta del Monte Sarmiento, attuato nella desolata Terra del Fuoco, che costituisce l'estremità meridionale del < nuovo mondo >. l'professori di geografia non potranno mai obbligare i loro studenti a sapere a memoria l'altezza del Sarmiento, perchè questa bizzarra vetta si permette di cambiare di quota con la massima facilità, a seconda della neve e del ghiaccio che si accumulano o scivolano dalla sua cima. Il capitano Bove, che ne tentò la scalata nel 1881, calcolò un'approssimativa altezza di x.300 metri. Nel 191,1 Padre De Agostini quasi arrivò alla vetta; i suoi altimetri gli segnalarono la quota di t.lfiO metri. Finalmente il 7 marzo di quest'anno due alpinisti italiani arrivarono sulla cima e poterono stabilire con precisione che l'altezza del Monte Sarmiento è ora di 2.Z35 metri. La storia del Sarmiento è densa di nomi italiani. Il capitano Bove fu accompagnato nel suo tentativo di ascensione dal professor Lovisato e dal botanico Spegazzini. Arrivato ai mille metri, abbandonò l'impresa e annotò nel suo diario: « Andare oltre era impossibile. Solo avevamo dinanzi a noi una parete verticale di ghiaccio, sferzata dalla tempesta >. Il sacerdote salesiano Alberto De Agostini si accinse all'impresa per la prima volta nel 19-13, ma fu costretto a desistere. Padre De Agostini non si dette per vinto. Tornò nel dicembre 19Jfl; il giorno 17 di quel mese, al tramonto, fece alt su una piattaforma delle dimensioni di otto metri per quindici, rivestita di neve e ghiaccio- Come egli stesso racconta, vi depose un'immagine di Maria Ausiliatrice ed issò le bandiere italiana ed argentina. € Così conquistammo — scrive Padre De Agostini — il lonte San Lorenzo, uno dei rivali del Sarmiento, nella Cordigliero patagonica australe >. Quest'anno il sacerdote salesiano è tornato nella Terra del Fuoco con una bene attrezzata spedizione, composta di alpinisti e scienziati. Il corrispon dente del Corriere degli Italiani di Buenos Aires da Punta Arenas — la città più meridionale del continente, situata in territorio cileno — ha inviato al suo giornale un'ampia corrispondenza dando conto della magnifica impresa. € Erano le 11 precise di mercoledì 7 marzo 1956. Un'ora e una data che porteremo im¬ presse nel nostro ricordo per tutta la vita ». Così Carlo Mauri — di Lecco — ha narrato al giornalista il momento culminante della formidabile ascensione compiuta in compagnia di Clemente Maffei, di Trento. < Pur di una importanza complessiva ed organizzativa minore, per la vicinanza della vetta ai centri civili, la spedizione al Monte Sarmiento è assai prossima, come difficoltà, all'impresa del K8i, scrive il giornale citato. Ed ecco il racconto di uno dei protagonisti, Carlo Mauri, scalatore accademico di Lecco: <Nei giorni dal 25 ai S8 febbraio erano stati compiuti dei tentativi per raggiungere la vetta del Sarmiento dalla parete Nord, ma il piano venne abbandonato perchè le continue cadute di ghiaccio e il vento costante su una velocità superiore ai cento chilometri all'ora impedivano qualsiasi progresso utile. Fu deciso allora di tentare il versante Sud, il più esposto al gelido vento polare, ma forse per questo costituito da ghiaccio più stabile. Fu il giorno 6 marzo che all'alba si presentarono le condizioni ideali di tempo per l'inizio dell'attacco finale. Malgrado il vento fortissimo, la visibilità era quasi completa. Il lavoro dì scalinamento, effettuato da Pellissier, Correi e Barmasse si rivelò subito di un'immensa utilità per far guadagnare tempo prezioso agli scalatori destinati a condurre a termine l'ascensione, e cioè Maffei ed io >. A questo punto Mauri spie ga che il geologo Decima ave va nei giorni precedenti osservato alcune rocce adatte, che erano sfuggite al Padre De Agostini nei suoi anteriori ripetuti tentativi, e aggiunge: < Di li abbiamo cominciato la vera e propria scalata. Dopo varie ore di ascensione non difficilissima sulle rocce a picco, che abbiamo superato con la tecnica normale sulle Alpi, ci siamo trovati davanti ad una parete di ghiaccio durissimo, vetrato, di antichissima formazione, insuperabile con i chiodi a nostra disposizione. Ritornai indietro solo, lasciando Maffei sul punto già conqui¬ aiiinMiiiiiiiiiiniiiriMiiiiiMMiiMiiiiiiMiniiiiiii stato, per non sprecare le for■e in due, e giunto al campo avanzato mi rifornii di chiodi adatti. Alle ore 17 del 6 aprile raggiunsi nuovamente Maffei e riprendemmo insieme la scalata >. Un'improvvisa ondata di neb bia obbligò i due audaci alpinisti a fermarsi ed a pernot tare stretti l'uno all'altro, ansiosi di riprendere l'ascensione per riscaldarsi, ciò che fecero appena U cielo si schiarì e poterono attaccare la parete finale, la cui pendenza supera il 70 per cento. « Finalmente — racconta Mauri — la pendenza diminuì sotto le nostre mani e i nostri piedi, e ad un certo momento ci accorgemmo che al di là di un brevissimo spiazzo cominciava la discesa. Quella era la vetta dej Monte Sarmiento. Erano le 11 del 7 marzo 1956. Ci abbracciammo, piantammo sul ghiaccio le bandierine italiana e cilena, i gagliardetti di.numerosi olub alpinistici americani ed europei, e dopo esserci rifocillati e aver fotografato intorno a noi, malgrado la cattiva visibilità, iniziammo la discesa in mezzo ad una tormenta che riprendeva violentemente. Alle 19J0 del 7 marzo eravamo di ritorno a) campo avanzato, accolti con abbracci e grida dai nostri compagni italiani e cileni, felici di aver conquistato la montagna che è stata lo scopo di tutta la vita di scienziato e di alpinista di Padre De Agostini >. Questo il racconto di uno dei vincitori del Monte Sarmiento: la cui prodezza ha suscitato profonda ammirazione in Argentina e senza dubbio interesserà molto gli sportivi italiani, poiché si tratta della conquista di una cima che, come osservò Carlo Mauri, merita tutto il rispetto degli alpinisti euro pei per le sue complesse difficoltà tecniche. Dario Ascoli

Luoghi citati: America Del Sud, Argentina, Buenos Aires, Cile, Lecco, Punta Arenas, Trento