L9ex-parroco di Cortona in Tribunale per la tragica fine della domestica

L9ex-parroco di Cortona in Tribunale per la tragica fine della domestica La giovane trovata cadavere sui greto del torrente L9ex-parroco di Cortona in Tribunale per la tragica fine della domestica E' imputato di aver provocalo la morte della donna con una endovenosa per interrompere una maternità e di aver gettato il corpo dal ponte per far credere al suicidio - Il falso matrimonio col militare polacco - Venerdì il processo (Nostro servizio, particolare) Arezzo, 2 aprile. Il processo contro l'ex parroco di Cortona don Amilcare Caloni, acctisato di avere provocato, mediante una iniezio ne endovenosa di « apiolo verde», la morte della domestica Celeste Palustri, di 28 anni, avrà inizio dinanzi al tribunale di Arezzo venerdì prossimo. Don Caloni è imputato inoltre di falsità in atto pubblico aggravata, falso in atto pubblico, alterazione di stato civile, falso materiale aggravato in concorso di privati in certificato amministrativo, e occultamento di cadavere e esercizio abusivo della professione sanitaria. Celeste Palustri fu ritrovata cadavere sul greto del fiume Esse, sotto il ponte dell'Ossaia, il 29 gennaio scorso. Il corpo presentava ferite in varie parti, ma il medico escluse che esse fossero state la causa determinante della morte. Su un braccio fu rilevato un piccolo foro da iniezione endovenosa. Si dispose una perizia tossicologica e nello stesso tempo'si provvide a interrogare quelle persone che si pensava conoscessero a fondo la vita della UIIIIMMIIIIIIIIM1IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIMI domestica. Primo fra tutti don Amilcare Coloni, di h° anni, lontano parente della ragazza, del quale si diceva che fosse in relazione con la domestica. La voce pubblica gli attribuiva la paternità di un bambino, Ugo, che la Palustri aveva dato alla luce tre anni avanti.' Don Galoni dapprima respinse tutti gli addebiti; poi, il 4 febbraio, confessò ampiamente. Ammise di avere avuto rapporti di stretta amicizia con la Palustri e aggiunse che dopo qualche mese Celeste era fuggita ad Ancona con un giovanotto conosciuto a Roma, nella speranza che questi la sposasse. Ma poiché il giovanòtto non voleva saperne di matrimonio, dopo qualche giorno la giovane era tornata a Cortona. Il parroco l'aveva perdonata e la relazione fra i due riprese. Nel novembre del 1952 la ragazza si accorse di essere in stato interessante. Lo disse a don Coloni che non si allarmò, La mandò via da Cortona e la fece accogliere da una famiglia di Castclgironi, dando un falso nome. Dopo qualche tempo, il parto era ormai vicino, la fece ricoverare al Policlinico di Perugia ove il 22 marzo del 19SS dette alla luce un bambino, Ugo, di padre ignoto, che ricevette al brefotrofio il cognome di Oiarabassi. La donna si rifiutò di tornare a Cortona col figlio: temeva le chiacchiere del paese e voleva rientrare a fronte alta. Rimase a Perugia, alloggiata in un appartamentino che don Catoni possedeva in quella città e disse al prete che cercasse di regolare in qualche modo la sua posizione. Don Coloni falsificò alcuni documenti e sposò la Palustri con un inesistente Giovanni Markic, ex militare polacco. Nel novembre del 1955 la domestica avvertì don Coloni che per essersi lavata la testa con acqua fredda aveva avuto interrotto il suo ciclo mensile. La matrigna di Celeste, Assunta Bucci, temette invece che la ragazza fosse ancora una volta incinta e ne parlò al parroco che la rassicurò. Ad ogni modo, fece visitare la Palustri da una ostetrica di Perugia e questa disse che- si trattava di una infiammazione; ma poiché i di- IIII1I1IIIIIIII1I1II1IIIIIIII1IIIIIIIIIIIIIMIIIIIMIIIIIIII s sturbi conti?iuarotto il 1S gennaio del 1956 don Caloni accompagnò in auto la ragazza a Firenze da un ginecologo. La Palustri non potè farsi visitare: tre giorni dopo tornò a Cortona dicendo che il medico era troppo occupato, ma un'altra ostetrica, certa N. I., le aveva confermato trattarsi di una disfunzione e le aveva dato tre iniezioni: due incolori, la terza viola carico. 8e le prime due non avessero avuto risultato, si sarebbe dovuto, ricorrere alla terza (quella che poi doveva risultare di « apiolo verde»). Il parroco fece le prime dite endovenose, ma miglioramenti non ce ne furono. D'accordo i due decisero allora di ricorrere alla iniezione color viola che venne fatta la domenica del 29 gennaio. Don Caloni iniettò il liquido nel braccio sinistro della ragazza che, subito dopo dette un urlo: «Mi brucia lo stomaco, non ci vedo più! ». Poi cadde riversa sul letto con gli occhi fuori dell'orbita. Don Caloni, atterrito, capi subito che si trattava di cosa grave e corse in chiesa a prendere l'olio santo per somministrare a Celeste l'Estrema Unzione. Ma ormai era troppo tardi. La donna non respirava più. Il dramma s'era svolto nel giro di appena cinque minuti, forse meno. Il prete perse la testa e de¬ cfscibbagcgdpdf■Illlllllllllllllllillllllllllllllllilllllllllllllllllllllll cise di disfarsi del cadavere e far credere a un suicidio. Trascinò U cadavere al garage, lo caricò sulla Topolino e parti. il suo cane lupo l'inseguì abbaiando: sull'auto salì anche la bestia che si accucciò accanto al corpo inanimato della ragazza. Il prete fermò la macchina sul ponte dell'Ossaia e gettò la vittima dal parapetto del ponte nel torrente. Poi depose sulla spalletta le acarpe della giovane e il mantello per far credere a un suicidio e tornò a Cortona. In un successivo interrogatorio don Galoni, che venne subito sospeso a di vinte, modificò la versione data in principio; disse che la siringa non era stato lui a riempirla, ma ci aveva pensato la stessa Palustri, sicché egli si era limitato a iniettarle il liquido nella vena. E non sapeva di che.medicinale si trattasse. Disse anche che ignorava assolutamente che la Celeste fosse di nuovo incinta ed avanzò l'ipotesi che la ragazza glielo avesse taciuto, perchè, evidentemente, voleva interrompere la maternità. Be lui l'avesse saputo glielo avrebbe impedito: un figlio già l'aveva. Il secondo sarebbe stato bene accetto come il primo. I testimoni che saranno interrogati durante il processo ammontano a una trentina. g. c. lllllllllllllllllllllllllllllllilllllllllllllllltlllllllllll Don Amilcare Caloni

Persone citate: Amilcare Caloni, Amilcare Coloni, Bucci, Celeste Palustri, Giovanni Markic