Mistinguett

Mistinguett Mistinguett La contessa di Noailles, famosa poetessa francese, coetanea di Mistinguett (lei era nata nel 1876, e Mistinguett nel '74) scrisse, fra l'altro, nei suoi ricordi: < Le bellezze celebri della mia fanciullezza, quelle per cui delirava un Maupassant, per cui si uccidevano con una palla al cuore uomini cavallereschi, erano come isole carnose, di cui il viso, dai tratti delicati, e le mani paffute, simili a bianche colombe, ci sembrerebbero, adesso, strane immagini vittime di un malefizio... Quel paesaggio umano era tutto popolato di seni e di fianchi costretti ferocemente dal busto," il busto che quelle creature innocenti credevano capace di riassorbire ciò che invece scappava da qualche altra parte... La parola silhouette era sconosciuta nel vocabolario d'allora. Le membra lunghe e sottili, un viso magro dagli zigomi alti, stupiva e sconcertava... ». Ecco perché si può dire che, in quanto al fisico, Mistinguett nacque troppo presto e fu, specialmente da giovanissima, fuori del suo tempo. Perché ciò che oggi fa adorabile e irresistibile una Grace Kelly, la vittoriosa del momento, cioè sottigliezza, bocca larga, naso corto eccetera, per Mistinguett fece sortire l'effetto contrario, fu miracolo se non la dissero brutta. E brutta certamente la dissero, vedendola venir su lunga e senza forme, senza bisogno di un busto costrittore, là nel paese dov'era nata, a Enghien, nel Belgio, dove suo padre aveva una bottega da materassaio. Allora si chiamava Jeanne Marie Bourgeois e faceva quel che fanno tutte le modeste ragazzine figlie di artigiani: andava a scuola e aiutava in casa. Fu nell'86 che riuscì ad andare a Parigi. Qualcuno, nel sentirla cantare nella bottega del padre o nel cortiletto di casa, insisteva a dire che aveva una bella voce e che meritava farla studiare, chissà che non diventasse una cantante; lusinga, questa, che non lascia mai indifferente la .brava gente di modesta condizione. A lei, però, se avessero chiesto se preferiva diventare una grande cantante, oppure una ballerina del circo equestre, avrebbe certamente preferito il circo, perché era di quelle rare creature di cui lo slancio vitale è così straordinario che tutto il loro corpo deve vibrare, partecipare al lavoro. Cantare non basta, bisogna ballare, anche il corpo deve esprimersi. Pare che la sua protettrice sia stata una stella al tramonto, quella Alice Ozy, celeberrima divetta, famosa non soltanto per la sua arte, ma per i suoi ricchi e potenti amanti e per i pittori per i quali aveva posato. Cosi la giovanissima Jeanne Marie debuttò. Siccome era magra e bionda e le inglesi venivano fin d'allora giudicate così in Francia, con un po' di caricatura, ebbe il nome di Miss Stelyett. Da Miss Stelyett a Miss Tinguette, il passo fu breve. Poi fu Mistinguctte, infine Mistinguett. Fino al 1895 ella cantò e danzò in locali modesti. E tutte le sere pigliava il treno per tornare a Enghien, a dormire. Ne aveva il tempo, perché il suo numero era sempre dei primi e durava così poco. Allora splendevano le grandi celebri stelle, come Caroline Otero, stupenda bellezza orientale, tutta a piccole curve, con un corpo agile e possente, così ricca da portare un bolero di gemme vere... Cominciava a splendere la più bella donna del mondo, Lina Cavalieri, quella bruna trasteverina, dai dolci occhi di gazzella, che innegabilmente rassomigliano a quelli della nostra Gina Lollobrigida. Per lei, povera ragazza, non restavano che le pani di monella, di genuine, di birichina, piccola stracciona, furba, chiassosa. Vivacità molta, molta grazia, ma fascino non ancora, o per lo meno nessuno se n'era ancora accorto. Ma a un certo momento molti se ne accorsero. A un certo momento lei lasciò la blusetta, il colletto bianco, la gonnellina corta, gli stracci; mise i costumi eleganti delle divette, e s'impennacchiò di piume di struzzo alte fino al cielo. Allora tutti videro i suoi capelli biondi, i suoi occhi chiari, la sua bocca ridente dove la dentatura sporgeva un poco, ma era abbagliante, l'espressione, soprattutto, di quel viso, una espressione sensuale,' ma anche piena di spirito, di malizia scintillante, di brio irresistibile. Vedevano adesso in lei la personalità .di un'artista nata, piena di volontà, di forze segrete, di istinti sicuri, di grande senso teatrale. Non c'è grande successo che non abbia le sue ragioni. Certo la fortuna ha talora il suo peso, la femminilità, gli amici, le relazioni umane servono, e molto. Però senza stoffa non si fa nulla, e non c'è fortuna, né amanti che bastino. Adesso tutta Parigi accorreva a vederla, a sentirla, ad ammirarla. Non c'era forestiero eh* venisse a Parigi che non fa¬ ps , , e o ¬ cesse di tutto per ottenere un posto nel suo teatro; e che forestieri: principi, re, poeti, ministri, musicisti. Adesso era la Miss nazionale! Aveva fatto presto a-diventarlo. E ogni sera, con canzoni, scenette, danze, ella dava al suo pubblico la gioia della sua grazia, della sua bellezza, di quella vitalità che comunicava a tutti. Molte volte, quando ci si chiede in che consista il fascino che queste donne di teatro, specie del teatro così detto leggero, esercitano sugli uomini, bisogna pensare che non è sempre quel che credono certe persone, specie di sesso femminile e geloso, vale a dire un invito alla sensualità, al piacere; molte volte è soprattutto uno spettacolo di grazia, di spirito, di allegrezza, di gioia di vivere, quel non so che di prezioso che procuri ni poveri mortali qualche ora di oblìo. Bisogna essere largamente dotate d'ingegno e di spirito per poterlo fare, nonché di gusto e di senso teatrale. Fu allora, ai primordi della sua gloria, che ella ebbe un bellissimo figlio da un ricco giovane brasiliano. E poi avanti; il lavoro, il successo, la gloria. Le famose gambe di Mistinguett! Erano gambe bellissimi, ma il mondo è pieno di donne che hanno gambe bellissime. Non era la loro linea, la loro eleganza, la loro vivacità a fare la loro fama: era perché facevano parte di lei, che, astuta anche in fatto di pubblicità, riusciva a farle vedere come le più belle del mondo E avanti. Nuove danze, nuove canzoni a successo, La giova... E Ca c'est Paris, e Valencia... E le canzoni sembravano sempre più belle, le danze sempre più travolgenti, i dialoghi sempre più spiritosi, lei sempre più bella, e sempre giovane, anzi, seni' pre più giovane... E' che allora il grande amore era entrato nella sua vita, quello che lei chiamò, nelle sue memo, rie, senza vergognarsene, il suo uomo, Maurice Chevalier. Meraviglioso incontro! Quando lo conobbe e lo trasse con sé ai lumi della ribalta, e lo fece riuscire, e lo colmò di ogni fortuna, lui era oscuro, ma bellissimo, irresistibile e ricco di quell'istinto teatrale che lei aveva capito, di una bella voce, di una mimica deliziosa. La fortuna, la felicità per entrambi. Il loro amore era tale che tutti necessariamente dovevano esserne ai corrente. La famosa Valse chaloupée diventò ben presto La valse renversante. Tutta Parigi accorreva. Era un ballo che quei due danzatori nati lui, forte, alto, con le spalle larghe, un beau gars, come dicono in Francia, in cui le raffinatezze del palcoscenico non avevano ancora cancellato la robustezza primitiva di un popolano parigino, anzi parignt, lei fragile, lunga, delicata, elegantissima, ballavano in un modo indiavolato, tanto che finivano in terra, sul tappeto, dove continuavano, Dio sa in che modo, rotolandosi fin che la Valse finiva. E il pubblici urlava di entusiasmo. E qui l'amore tradiva Mistinguett, l'arte non c'entrava ciù. Ma ma ma... era tanto più giovane di lei Maurizio! Quindici, sedici, diciassette anni... Quale tremenda felicità, sotto la nube nera dei timori, dei presentimenti, della certezza di una condanna senza pietà. Non c'era bisogno di essere diversa per soffrire. Mistinguett aveva il cuore di tutte le donne. Fu felice e soffrì atrocemente. Troppo intelligente, per non sapere che sarebbe venuto il giorno della separazione, dovette piangere lacrime di fuoco, non solo per l'amante, ma anche per il compagno di lavoro, entrambi per lei perduti. Mai coppia era stata più armoniosamente scelta dalla natura, mai accordo era stato più piccante, più brioso, più esaltante, più piacevole per il pubblico... E poi? Tutto finito. E bisognava riprendere il cammino da sola. Era ricca, poteva metter su delle révues à grand spectacle, diventate famose, aveva brillanti e penne di struzzo a iosa, il suo palcoscenico era come una reggia, dove si moveva solo gente vestita con gusto e ricchezza... Ma le gioie, le ebbrezze, ciò che forma la vita? A una sua rientrata trionfale alle t'olies Bergère (aveva ceduto il Casino de Paris a Cécile Sorci che s'era messo in testa di fare la soubrette) Colette, sua grande amica, allora moglie di Henri de Jouvenel e incaricata della cronaca teatrale, scrisse di lei e della serata: « Mistinguett ha fatto la sua rentrée semplicemente coiffée di un cappellino di diamanti. Adesso scherzo. Ma non scherzavo, più di quanto non scherzassero i duemila spettatori presenti, quando, su un cammino di piume, con un piede abituato a calpestare l'oro, la brina, i petali di fiori, lei è avanzata verso il pubblico, proprio al bordo del proscenio, proprio vicino da toccarci con la mano, per respirarci, per bere con le nari aperte, la polvere, i profumi misti, democratico in- censo, elemento vitale della nostra Miss. Quest'imperturbabile ha ben-rischiato stavolta di perdere la testa. Durante l'uragano di applausi che l'ha investita, abbiamo potuto vedere l'azzurro dei suoi occhi oscurarsi dietro le lacrime. Ma la nostra Miss è proprietà nazionale. Ha ancora quest'anno l'andatura che ricorda quella di Réjanc, le sue pupille color delle pervinche, le sue lunghe gambe, la sua dentatura inattaccabile, il suo sorriso gaio e il suo sguardo sentimentale... »Non fu l'ultimo trionfo quello, ma certo uno degli ultimiIl tempo camminava inesorabile e la decadenza veniva- Donne belle, donne famose, stelle lucenti, la vostra decadenza è la .osa più triste del mondo e voi .no rite veramente due volte. Anno e ro o e a e na o ». li. e e nsa o per anno, la Miss nazionale diventò più sortii: e delicata, perdette la voce maliziosa e gaia, che diventò, invece, rauca e senile, le sue gambe si fecero secche e deboli e, sia pure tra piume, veli, fiori, ricci tinti, e gioielli, a poco a poco, lentamente, anche quel viso che era stato l'immagine della malizia. Iella gaiezza, dell'amore felice, del più amabile languore, diventò simile a quello di una bimba vecchia. Cinquantanni avevano durato i suoi trionfi in tutto il mondo, e c'era chi non le perdonava di andare ancora in giro in quello stato, rauca, traballante, ridicola, l'ombra di quella che era stata, e di tendere ancora la mano a cercare quello che le era iato così facile cogliere nei tempi sn- oj dati: il successo. Ma non giudi

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