Isabella è tornata

Isabella è tornata Isabella è tornata — Isabella è tornata. La notizia la portò, ai' Gianelli, quella signora Celestina che un tempo era stata la più grande amica di Isabella, la sua più ardente alleata, quasi la sua complice, ma che adesso conduceva una modestissima esistenza di vedova pensionata. — Sicuro, è tornata e pare che sia decisa a... — A che? I due Gianclli, il dottore e sua sorella Lucrezia, alzarono simultaneamente il capo: erano pallidi, ma calmi. — Kh, potete immaginarlo: a ingaggiar battaglia. Non che vanti dei diritti veri e proprii su sua figlia, ma... II dottore stese la mano a impedire che la sorella prendesse lei la parola e disse quietamente, semplicemente: — Maria Pia ha giusto ventun anno, è padrona di se. Se decidesse di andare con sua madre, è libera di farlo. Non abbiamo legato Isabella, non legheremo Maria Pia. — Quindi voi permettete che Isabella veda Maria Pia e le parli. — Ma certo, quando e dove vuole. Allorché Celestina riportò la ambasciata nel più grande albergo della città. Isabella, ritta davanti allo specchio, nella lunga vestaglia di velluto azzurro, aveva l'aria di una sposa. Buon Dio, pensò Celestina venendole accanto, non si può negare che il peccato conservi. Sembra mia figlia e abbiamo la stessa età. — Ebbene? — Ebbene, ti (lasciano fare a modo tuo. Puoi parlare a "Maria Pia, quando e dove vuoi. cqlsqmdplècpsccdzufmtfivdmlbpasdtnbfasLei, che si aspettava una prò- —testa sdegnosa e violenta in ri sposta, ebbe un moto superbo, un riso compassionevole. — Avevo dimenticato che erano delle ombre, dei mezzi cadaveri! Tenendosi prudentemente indietro. Celestina la guardava levarsi con gesti impetuosi la vestaglia e indossare i pochi preziosi indumenti che velavano più che coprire la sua delicata nudità. Il suo corpo era ancora sottile e bellissimo e ad ogni movimento esalava un profumo soave, quale Celestina non aveva conosciuto mai e che le suscitava dentro, chissà perché, un moto di nostalgia struggente, di desiderio. Nostalgia, desiderio di che? Della passione, del lusso, della bella vita, di tutto ciò che non aveva avuto... Soffocò quell'impressione e pensò che Isabella, pur con quella testina bruna e ricciuta, con quegli occhioni splendidi, con quel carnato di madreperla e con tanti anni di meno, sembrava meno seducente di ora. coi profumi, j begli indumenti preziosi, i gioielli e gli artifici del caso, quando era semplicemente la moglie del dottor Gianclli... L'altra le lesse quel pensiero sul viso e si avventò quasi su di lei. stnlsPcnsfiE«ctumcndmrlfng— Ah, Celestina, lo sai pure!die non è stato per amore di Mlusso che ho fatto quello che|ho fatto. Una cattiva azione, sì,[ma non mi mancavano attenuali- ti, tù lo sai. Lasciare casa e fa- | miglia per ricominciare altrove la vita, sembra non poter aver scuse, in apparenza, ma in realtà, chi mi conosceva, e tu mi conoscevi. Celestina! sapeva chc non avrei potuto, io, forte, viva, pulsante, fare a meno di fuggire. Fuggire quella scatola bassa. | soffocante, piena di vecchiumi | che era la casa dei miei suoce-1 ri. fuggire quegli esseri opachi, freddi, incomprensivi, quelle om-|bre, quegli esseri senza sangue e j senza gioia, senza desideri e sen-! za fremiti, chc camminavano come talpe cieche in una galleria buia. Aria, aria! Oh! Si gettò su di una poltrona, palpitando come se si sentisse soffocare, poi respirò profondo. — Sai? Mio marito mi prometteva sempre chc saremmo andati a stare da soli in una villetta sulla collina... Non mantenne mai la promessa. Prima c'erano i suoceri, poi la sorella, poi... In conclusione, luì si sentiva felice là dentro, come avremmo potuto intenderci? — Già — disse timidamente | Celestina — ma se non fosse sopravvenuto lui, Rosario... Rosario era stato l'uomo chc ella aveva giudicato degno di una grande passione e col quale era fuggita. Ricco, celebre direttore d'orchestra, l'aveva portata in giro per il mondo, circondata di agi, e colmata di doni e di trionfi _ \Ti mai uno vnltj rnrlimi — .Ma mai una volta, credimi,!fossc a Parigi, a Londra, in Anie-nei mai né di eiornn uè dì nca, mai, ne ui giorno ne (Unotte ho tralasciato di pensare a Maria Pia... Tu ricordi il mio me — E sempre mi son giurato strazio quando l'ho lasciata... — Ricordo. — E le lacrime, quante lacri Ricurdo, ricordo. che sarei tornata a prenderla quando sarebbe giunta per lei l'ora più terribile, quella dei desideri e della sete di vivere, quando avrebbe cercato inutilmente accanto a sé una fonte di gioia che potesse dissetarla, povera bimba mia... Dimmi, Celestina, mi somiglia, vero? — Tl l'ho detto, moltissimo! è bella... — E studia medicina, non so capacitarmene. — Dice che vuol aiutare suo padre... — E già, glie l'avranno messa in testa loro quella bella idea, col solito egoismo familiare. Ma con me sarà felice, libera, e si divertirà come vorrà. Io ho mezzi per concederle tutto... — Bene — disse Celestina con un tono un po' stanco — allora faremo cosi, domani io la chiamerò al telefono, o andrò direttamente a casa sua per parlarle e fissare questo colloquio con te... — Non si può prima? — No, di sera è difficile arrivare a lei. Isabella ebbe un riso aspro, doloroso. — Me l'immagino. Oh, so com'erano le belle serate nel tinello di casa Gianclli! Comunque bada di non farmi languire troppo domattina. Credi, ho intorno al cuore come una mano che mi stringe, mi stringe... Solo quando la vedrò potrò respirare. Ma l'indomani, nella mattinata. Celestina fu irreperibile. Solo nel pomeriggio comparve all'albergo con un viso lungo, che si fece anche più tediato sotto gli assalti focosi dell'amica. — Inutile che tu strilli — disse poi stringendosi nelle spalle. — Non ho potuto far più pre¬ sto. Maria Pia non si lasciava trovare... — Naturale! Quei due la tenevano prigioniera. — Nemmeno per sogno. E' lei che... Insomma, Isabella, bisogna che tu rinunci a tua figlia. — Sci pazza? — Sfammi a sentire. Maria Pia mi ha ascoltata con le lacrime agli occhi. Sì, piangeva, nia rifiutava fermamente, non solo di venire con te, ma perfino di vederti. — Se piangeva... — Piangeva di pena per te... Ecco che cosa mi ha detto: « Ho creduto per tanto tempo che mia madre fosse morta e tutte le sere pregavo per lei. Poi un'amica, come sempre accade, mi ha raccontato lo scandalo di casa mia e tutto. Non giudico nessuno e tanto meno mia madre. Ma io adoro mio padre e mia zia che mi han sempre adorata. Il mio cuore è pieno di loro e di loro soltanto. Io son felice nella nostra casa come più non si potrebbe. Mia madre non può darmi nulla di più e di meglio di quello che ho, le sue ricchezze per me non contati nulla. E non vorrei, nemmeno col pensiero, offendere mio padre che ha tanto sofferto e mia zia !che è stata il mio angelo custo Me- Io "on vn?lio chc nulla 01 r" |bi l"r" esistenza, la nostra [esistenza, così armoniosa, così unita. cnsì S*la- Gala- ha dc"° | Proprio così Isabella aveva ascoltato a capo chino. Quando lo rialzò, a Celestina parve ;d'un subito invecchiata. Parlò in tono secco. — Bene — disse. — Avvertirò l'autista che partiamo stasera. Me ne vado. Celestina, e questa | volta per sempre, | _ Oh. Isabella1 Celestina non seppe dir altro, Anche lei. come Maria Pia, sen|tiva soi0 una grande pietà, nui j |-a|tro. per la ricCil e brillante ! armca. La sera Isabella fece fermare, per un attimo, la macchina sotto la casa che un tempo era stata sua. Casa vecchia, grigia, brutta. Le finestre verso strada erano illuminate. Una luce dolce, monotona, quieta, chc nulla alterava Quella luce, quella luce! Son loro, i vivi, ella pensò e l'ombra sono io... Poi fece un brusco cenno all'autista, perché proseguisse e si abbandonò in fondo alla macchina, a piangere! Carola Prosperi |

Persone citate: Carola Prosperi, Gianelli, Maria Pia, Ricco

Luoghi citati: Londra, Parigi