Diffidenza del Foreign Office alle nuove direttive sovietiche

Diffidenza del Foreign Office alle nuove direttive sovietiche Diffidenza del Foreign Office alle nuove direttive sovietiche " Per ora Mosca ha rinunciato solo all'abitudine di Stalin di uccidere i comunisti - Deve abbandonare quella di opprimere i non comunisti „ i , i ò e è l a a i o e i o l (Nostro servizio particolare) Londra, 23 marzo. Con un discorso pronunciato stasera ad Edimburgo, il sottosegretario parlamentare al Foreign Office, Lord John Hope, ha rivelato quale sia il pensiero della diplomazia britannica, alla vigilia dei colloqui con Kruscev -e Bulganin, sui recenti colpi di piccone vibrati in Russia al mito di Stalin. « Ci viene detto che i capi sovietici hanno rinunciato agli iniqui metodi di Stalin — ha sostenuto Lord John Hope — ma in realtà, essi non hanno rinunciato che ad una sola abitudine del loro predecessore; quella di uccidere i comunisti. Ciò che il mondo libero vuole udire e vedere, è la rinuncia a un'altra abitudine di Stalin: quella di uccidere e di opprimere i- non comunisti ». Il sottosegretario agli Esteri tja proseguito: « E' assai facile, per i russi, dimostrarci di essere divenuti più umani e degni di fiducia: essi non hanno che da rispettare gli obblighi assunti a Yalta e a Potsdam, in base ai quali libere elezioni dovrebbero essere indette nell'Europa orientale. Gli attuali capi maledicono Stalin, ma ciò non c'interessa che fino a un certo punto: siamo invece curiosi di vedere quale atteggiamento essi assumeranno nei confronti delie sue conquiste territoriali. Si noti, inoltre, che nel buttare a mare Stalin, 1 capi russi hanno detto che intendono tornare a ispirarsi a Lenin. Orbene, che mai insegna Lenin? Che quando si tratta con un avversario, ogni metodo deve essere sfruttato, inclusi l'inganno, il tradimento e la" violenza ». Lord John Hope ha concluso il suo discorso (importante perchè pronunciato da un'alta personalità governativa, e proprio del Foreign Office). con questa rassicurazione: «Noi sappiamo tutto questo, e pertanto, nel prossimi colloquinon ci lasceremo ingannare dalle parole. Ciò che noi vo gliamo, sono prove concrete denuovo spirito sovietico. Potete quindi star certi che i nostrgovernanti parleranno agli statisti russi con linguaggio franco ed energico ». Il ministro russo dell'Elettricità, Malenkov, nel corso dellasua esplorazione delle regioniisob i i o i , a n i , e l e i aa|Ceva. i! industriali di Inghilterra, ai A spinto oggi fino a Manchester, ove ha visitato numerosi stabilimenti. Questa città è sempre stata famosa per il suo vigoroso spirito liberale e per la sua avversione verso ogni forma di totalitarismo, caratteri questi che hanno allarmato i russi a un punto tale da sollecitarli a raddoppiare la scorta di agenti sovietici in borghese, che sempre attorniano l'ex-Primo ministro. La polizia di Manchester ha cercato di persuadere i russi dell'inutilità di queste misure, ma essi si sono mostrati irriducìbili: dalla loro risposta è apparso evidente che per l'ambasciata sovietica di Londra tutti, i « libéralissimi » cittadini di Manchester sono potenziali lanciatori di bombe. La stampa ha continuato la sua violentissima campagna contro il generale Serov, capo della polizia sovietica, e alcuni giornali chiedono stamane al governo di far presente a Mosca che questo « immondo delinquente » non è < persona grata sul territorio britannico ». Il Foreign Office non farà alcun passo ufficiale, ma se Bulganin e Kruscev desiderano veramente che la loro visita sia un successo, faranno cosa saggia a non farsi accompagnare in Inghilterra dal fosco Serov: tale è l'orrore che quest'uomo ha suscitato qui, che la loro missione diplomatica ne rimarrebbe danneggiata. Dal canto suo, il generale Serov ha sorriso delle notizie,1 apparse con gran rilievo sui quotidiani britannici, secondo cui egli si è reso colpevole di tante deportazioni e di tante atrocità. «Guardatemi — ha chiesto — potete davvero chiamarmi Ivan il terribile? ». Poi ha proseguito: «Non ho guardie del corpo. Perchè dovrei averne bisogno? ». Alla domanda di alcuni giornalisti che gli avevano chiesto all'improvviso se egli fosse davvero responsabile o meno delle uccisioni in massa che gli vengono imputate, Serov ha risposto con un proverbio russo: «Il cane abbaia; il vènto soffia». Un interprete ha dichiarato che egli intendeva cosi affermare che l'autore di tali no|tizie non sapeva quello che di- m. c