E' morto Alberto Rossi di Alberto Rossi

E' morto Alberto Rossi E' morto Alberto Rossi L'improvviso collasso cardiaco e il decesso nella notte - Giornalista, profondo conoscitore di letterature straniere e critico d'arte Nella notte tra domenica e lunedi è deceduto per collasso cardiaco il collega dott. Alberto Rossi. Da tempo era ammalato: tuttavia nulla lasciava presagire che la sua fine dovesse essere cosi improvvisa. Da quando gli era mancata la madre, viveva solo a Torino. Ieri mattina, come di consueto, andò a visitarlo la sorella Giulia che lo trovò morto. Il medico subito accorso constatò che la crisi lo aveva colto nella notte. I funerali si svolgeranno domani mattina aite 10,30 con partenza da via Goffredo Casalis n. S7. Alberto Rossi è sparito silenziosamente, solitariamente, con quella specie di segretezza, di timidità umbratile che fu il segno sotto il quale si svolse la vita del suo spirito, pur così intensa di avventure intellettuali, di acute, spesso dolorose esperienze artistiche, di ricerche ora dubbiose ora audaci da cui la sensibilità che la natura gli aveva dato, la vigilanza del gusto che la cultura in lui affinava, uscivano sempre più tese e scaltrite, quantunque velate da una discrezione che talvolta poteva sembrare, e non era, noncuranza. Se n'è andato dal mondo al modo stesso che, qui al giornale, dove lo si vedeva giungere ad ore tarde con aspetto affaticato come se 11 peso dell'esistere gli riuscisse di giorno in giorno più greve, dopo poche frasi sommesse pronunciate con voce stanca e un po' incerta, si ritraeva in sé, assorto, prima di dirigersi lento verso 1'usclca. Ma bastavano quelle poche frasi per far intendere la complessità della sua vita Interiore, i molteplici interessi del suo spirito così schivo e pudico. I colleghi cercavano di distoglierlo da quella sua velata tristezza e ritrovava talvolta 11 sorriso, la serenità, ma le sofferenze fisiche che lo tormentavano dal tempo della prima guerra durante la quale fu contaminato dal gas, gli amareggiavano troppo spesso l'esistenza. Ma forse fu proprio questa sua fragilità perennemente dolorante, a tener desta, lievi¬ tante, curiosa e nobilmente insoddisfatta, un'intelligenza sottile fra le più atte a intendere, gustare, e lucidamente ad altri comunicare i vari aspetti, le molteplici forme della poesia, non rifuggendo, anzi compiacendosene, dalle sue mani festazioni più ardue e persino ermetiche. E infatti 11 ricordo di Alberto Rossi rimarrà come quello d'uno dei nostri più sensibili intenditori d'arte e di letteratura (ed anche, di riflesso, di teatro e di musica), eccessivamente avaro, purtroppo, nello scrivere, dei suoi doni intuitivi, probabilmente perché la molteplicità degli interessi intellettuali lo distraeva o lo svogliava dal concretarli in un metodico ed organico professionismo critico. Era nato il 9 novembre 1893 a Induno Olona presso Varese dove la sua famiglia aveva terra e casa. Lombardo, dunque; e forse non sarebbe vana l'indagine su una riposta affinità del suol gusti con qualche atteggiamento della seconda Scapigliatura lombarda, puntualizzandoli fra quelli di Giampietro Lucini e del primo Linati. Ma ogni provincialismo letterario (se sotto tale angolo visuale vuol essere considerato quel moto post-romantico) scomparve in lui, dopo l'ado¬ z à o o ) ¬ lescenza a Milano, con gii studi di lettere nell'ambiente di Losanna, coi soggiorni a Parigi, precedenti e seguenti la laurea in legge a Pavia: che le sue preferenze tosto si volsero, e quasi sempre rimasero, a un livello poetico europeo, spesso attratte dai tentativi — da lui considerati con prudente ma cordiale simpatia — delle avanguardie internazionali. Tornato a Milano, iniziò, subito notato, la sua attività di scrittore sul Convegno e l'Esame, poi su Pan, Pègaso, Solario, La Fiera Letteraria, e, trasferitosi a Torino, anche sui Baretti di Gobetti. Entrò poi nel giornalismo quotidiano e tenne la rubrica della critica cinematografica dal 1931 al '43 presso la Gazzetta del Popolo e fu come critico d'arte dal '46 al '53 a La Stampa dove in seguito gli fu affidato l'importante incarico di seguire le letterature straniere. Prequente ed apprezzatissima era la sua co!'-'-'»---, zlone al Afondo. Uomo d'ampie ed attente letture nelle quattro maggiori lingue europee, era guidato, nella scelta, da quella stessa sicurezza di giudizio che poi palesava nella scoperta di valori non ancora acquisiti alla nozione comune. La sua vera vocazione, il suo amore più scoperto agl'intimi, era per la pittura; e davanti a una tela cui affidare la delicatezza delle sue sensazioni, certo provò le sue gioie più intime. Altre ne trovò nel colloquio coi suoi autori prediletti: Poe, Conrad, Proust, Valéry, Defoe,- Meredlth, Joyce, ohe tradusse con rara penetrazione stilistica, con perfetta conoscenza linguistica e filologica Ma la sua maggior fatica fu la mirabile traduzione, pubblicata dall'Einaudi nel 52, dei Sonetti di Shakespeare accompagnata da un saggio introduttivo d'oltre 150 pagine, che la critica più rigorosa accolse con lodi unanimi. Nel grande inglese egli aveva scoperto quella fantasticante poe ticità, quella immaginosa e forte e tumultuante umanità che egli, per il pudore del suo temperamento, teneva celata, ma che in lui urgeva ogni volta che la presenza dell'arte la ridestava.

Persone citate: Alberto Rossi, Baretti, Defoe, Giampietro Lucini, Gobetti, Proust, Shakespeare

Luoghi citati: Induno Olona, Milano, Parigi, Pavia, Torino, Varese