E' morta Irene Joliot Curie vittima delle ricerche radiologiche

E' morta Irene Joliot Curie vittima delle ricerche radiologiche Wedele Uno all'ultima all'esempla dei due cete.brl genltari E' morta Irene Joliot Curie vittima delle ricerche radiologiche Calma, volitiva, equilibrata, trovò in casa la sua vocazione: volle studiare il radium che il padre e la madre avevano scoperto e battezzato - La collaborazione con il marito, celebre scienziato - L'organismo minato dalle radiazioni: a 58 anni aveva t'aspetto d'una donna finita (Dal nostro corrispondente) Parigi, 17 marzo. Irene Joliot Curie è morta la notte scorsa alle una e trenta, all'ospedale Curie, vittima delle ricerche scientifiche a cui si dedicava da 35 anni, in collaborazione col marito, il prof. Frédéric Joliot. Un mese fa, sfinita dalla stanchezza, passava ancora molte ore del giorno nelle ricerche di laboratorio all'Istituto radiologico; soltanto da pochi giorni si era lasciata internare. Da molto tempo le emanazioni delle sostanze radioattive, su cui compiva le ricerche, le avevano minato l'organismo. Era stata colpita da una anemia perniciosa, che la rendeva soggetta alle infezioni. Negli ultimi dieci annt aveva dovuto perciò interrompere spesso il proprio lavoro, ma lo riprendeva ogni volta con impegno sempre maggiore, appena ritorna va in condizioni di reggersi in piedi. Era una fatica massa cranio quella a cui si sottopo neva, e ne portava i segni evi (lentissimi sulla persona: a 58 anni Irene aveva ormai l'aspetto d'una donna finita. Il principe Louis De Broglie, segretario perpetuo dell'Accademia di Scienze, ha illustrato stamani la sita attività esemplare. < Irene Joliot Curie — ha detto — ha consacrato interamente la vita alla scienza. Ha proseguito col maggior impegno lo studio dell'atomo, nonostante la cattiva salute di cui soffriva negli ultimi tempi. Fino a pochi giorni fa ha continuato a lavorare nell'Istituto radiologico di cui era direttrice, insietne ai suoi numerosi allievi ». Figlia di due scienziati celebri e moglie di un Premio Nobel, anche Irene aveva avuto il Premio Nobel. Giovanissima, subito dopo la laurea, era entrata nell'Istituto radiologico come assistente della madre, Marie Curie. Durante la prima guerra mondiale aveva prestato servizio nella Croce Rossa, in prima linea, e subito dopo l'armistizio era ritornata alle sue ricerche. Nel 1986 sposò Frédéric Joliot, col quale ha avuto Cent'anni dì collaborazione scientifica. I Joliot-Gurie hanno combattuto valorosamente nella resistenza contro i tedeschi e, dopo la liberazione, Leon Blum affidò a Irene il Sottosegretariato alla Ricerca Scientifica nel suo Ministero. Insieme al marito militava nelle organizzazioni di sinistra; la sua azione, politica si svolgeva principalmente nel movimento della pace e nella unione delle donne francesi. Faceva parte anche del comitato di difesa degli intellettuali e in genere, non mancava mai di dare la propria adesione ad ogni manifestazione in cui si 'trattasse di opporsi a qualsiasi .minaccia di riesumazione fascista. Un omaggio ufficiale le era stato reso l'anno scorso alla Sorbona, dov'era titolare di una cattedra. Irene Joliot Curie far ceva parte anche di numerose accademie estere, fra cui quelle del Belgio, dell'India, e dell'Unione sovietica. S. V. tbeiCsnvrgctzdc La sciemiota Nella storia delle scienze Irene Curie ha legato il suo nome e, insieme con quello del marito Federico Joliot, alla scoperta della radioattività ar¬ tificiale. Nel 1935 fu assegnato ad entrambi il Premio Nobel per la chimica « per avere prodotto artificialmente elementi radioattivi ». La scoperta era stata fatta l'anno prima, lo stesso anno della morte della madre di lei, la grande Maria Curie. ' Adoprando una sostanza, scoperta appunto dalla madre, il < polonio », una sostanza radioattiva che emette particelle alfa, Irene Curie, insieme col marito, bombardò, con esse particelle, diverse sostanze: tra cui l'alluminio. Sotto questo invisibile martellamento di minuscoli proiettili, il metallo diventò radioattivo; e quel ebe più importa rimaee radioattivo anche dopo che il bombardamento era cessato. Si era in tal modo trasformata una sostanza stabile d'alluminio) in una radioattiva: operazione che doveva poi essere ripetuta innumerevoli volte, adoprando come proiettili altre particelle, elettroni, pro toni; e sparandoli, questi pro- iettili, con macchine speciali: i cosiddetti acceleratori che hanno assunto ai giorni nostri le proporzioni di giganti di acciaio, dotati di energie corrispondenti alle loro grandi moli. Subito dopo (negli anni 1934 1935) un buon numero di sostanze furono rese radioattive da Fermi e dai suoi colleghi della Scuola di Roma, adoprando come proiettile quel neutrone, di cui per poco (come ve dremo) Irene e Federico Joliot mancarono la scoperta. Oggi, come è noto,, di sostanze rese radioattive artificialmente se ne conoscono parecchie centinaia; e c'è un modo assai più comodo per ottenerne In quantità e varietà rilevanti: facendo cioè dimorare per qualche tempo le sostanze normali nell'interno delle pile atomiche: lì, assoggettate come sono all'intensissimo bombardamento nei neutroni che impregnano l'atmosfera di quelle fornaci, diventano radioattive; e ne vengoro estratte e adoperate in misura sempre più cospicua nel campo medico, biologico, industriale. Come abbiamo accennato, Irene Curie ebbe parte altresì nella scoperta del neutrone. Bombardando del berillio con le solite particelle alfa emesse dal polonio, essa e suo marito notarono che 11 berillio emet- eva a sua volta una certa non ben definibile radiazione, che ssi lì per li non riuscirono a dentificare, mentre l'inglese Chadwick doveva poi riconocerne la natura dì particelle non mai prima incontrate, prive di carica elettrica, che fuono chiamate neutroni. In seguito Fermi doveva dimostrare he i neutroni sono il più poente strumento di trasmutaione che esista; quasi nessun materiale ne subisce il bombardamento senza cambiar di naura; e ben sovente il prodotto che ne risulta è per l'appunto una sostanza radioattiva. Della donna che oggi è scomparsa si può ben dire che succhiò col latte la scienza: suo padre Pietro Curie fu un fisico llustre. Premio Nobel con la moglie Maria e con Becquerel per la scoperta degli elementi radioattivi, radium e polonio; a madre Maria aggiunse a quel primo un altro Premio Nobel per la chimica, e precisamente per aver isolato il radium allo stato metallico; il marito Federico Joliot fu ed è uno scienziato eminente. Bambina di sei anni, Irene giocherellava sul tappeto con la medaglia Davy che, premiando annualmente la più importante scoperta di chimica fatta in Europa o in America, era stata conferita ai suoi genitori. Aveva nove anni quando le toccò una grande sventura: ii padre perdeva la vita n una maniera tragicamente banale; travolto da un cavallo in una strada di Parigi, ebbe il cervello spappolato dalla ruota di un carro pesante. Ma Irene aveva una madre non meno eccezionale del padre: che seppe creare a lei e all'al» tra sorella che doveva diventare scrittrice un ambiente di eccezione. Nelle.vacanze, su per i monti della Svizzera con il sacco in spalla avevano tra- i compagni di gita Alberto Einstein, che tra un passo e l'altro esponeva alla signora Curie, come a una delle poche persone al mondo che le potessero capire, le sue teorie. Al mare, durante le vacanze in Bretagna, avevano la compagnia del fisico Perrin e del matematico Borei. Irene fu testimone delle accoglienze trionfali che la madre trovò in America; ammirò l'opera dì soccorso ai feriti da lei organizzata, la sagace preparazione dei posti per raggi X durante la prima guerra mondiale. Calma, volitiva, equilibrata, Irene trovò in casa la sua vocazione: volle come il padre e la madre studiare il radium che i genitori avevano scoperto e battezzato; e quel polonio che era stato cosi chiamato dalla madre in onore della sua terra natale, la Polonia. Appunto maneggiando questa sostanza, Irene doveva arrivare, a fianco del marito, a trovare quella radioattività artificiale, di cui oggi, a vent'anni dalla scoperta, si possono valutare le immense possibilità. Didimo 0Nintrmrmsplcvatiatssdtp Una recente fotografia della signora Irene Joliot-Curie