la prima intervista di Dossetti dopo quattro anni di silenzio di Giovanni Giovannini

la prima intervista di Dossetti dopo quattro anni di silenzio A colloquio con il condidoto a sindaco di Bologna la prima intervista di Dossetti dopo quattro anni di silenzio "Afeli mi considero nomo di parte; all'assemblea di lunedì ripeterò chiaro che non sono iscritto nè intendo iscrivermi alla d. c.„ - "Non ci saranno grnpp' a me pia o meno vicini, non ci saranno patteggiamenti « destra od a sinistra; sarò o il sindaco eletto per il saccesso del centro, od an consigliere di minoranza,, (Dai nostro inviato apertale) Bologna, 16 marzo. Questa è la prima Intervista concessa dopo. quattro anni da Dossetti, una intervista di particolare interesse sia perchè avviene con tro giorni di anticipo sull'assemblea democristiana che lunedi prossimo 10 investirà ufficialmente della candidatura alla carica di sindaco di Bologna, sia perchè rompe il lungo silenzio, rigidamente osservato dal '62, di un uomo che, assurto giovanissimo alle massime cariche del suo partito, ebbe un ruolo determinante nelle più importanti e delicate vicende storiche del dopoguerra italiano, dalla soluzione del problema istituzionale alla creazione della Cassa del Mezzogiorno. L'opposizione al fascismo Del suo passato politico, Giuseppe Dossetti ha acconsentito a parlarmi a malincuore: c'è nel suo volto affilato, nel suo sguardo acuto, in tutta la sua persona, una espressione di sofferenza, nascosta appena da un senso di distacco, nel rievocare gli anni fra il '45, in cui il suo nome balzò di colpo in primo plano nella vita pubblica del Paese, ed 11 '52, quando, rinunciando al mandato parlamentare, dopo avere abbandonato tutte le cariche di parti to, volle allontanarsi il più quietamente possibile, senzariuscire però a impedire l'eco più clamorosa di commenti, di ipotesi, di vera emozione una eco accentuata proprio dal silenzio assoluto nel quale sino a stamane egli al era chiuso. Più facile con lui cominciare da cose più lontane e serene: l'origine piemontese della sua famiglia, il nonno colonnello di--fanteria a Torino, 11 padre farmacista, trasferì tosi e vissuto sempre a Ca vriago, a qualche chilometro da Reggio, dove la mamma di Dossetti è nata e vive ancora con 1 familiari. A Cavrlago. 11 professore — al quale gli avversari bolognesi già rimproverano d'essere ligure perchè nato durante' un brevissimo soggiorno del suol a Genova, nel 1918 — ha fatto le elementari; a Reggio, le medie. Poi ha Bcelto l'Università di Bologna, dove sarebbe rimasto anche dopo la laurea, se 11 suo maestro, 11 prof. Jemolo, non fosse stato trasferito a Roma. Va quindi a Milano assistente all'Universi tà Cattolica, ma al suo primo incarico è di nuovo in Emilia, a Modena, «ove ancor og gl è ordinarlo. Siamo nel 1942: Dossetti inizia la sua carriera accademica a ventlnove anni. Per quanto ogni interesse politico gli sia estraneo, tre fatti l'hanno portato alla rottura, all'opposizione oJl fascismo: l'Anschìuss, le persecuzioni razziali la guerra. Sono fatti rilevanti sul piano non tanto politico, quanto su quello morale e religioso, l'unico che conti realmente per lui. La materia che studia ed insegna — diritto ecclesiastico — dice di per sè quali siano 1 suoi prevalenti interessi: lo affascina 11 problema della grandezza, della autorità, degli ordinamenti della Chiesa. Non l'interessano affatto (è una distinzione da notare fin d'ora) le organizzazioni laiche o politiche dei cattolici; il suo nome è noto al massimo nell'ambito della parrocchia, è sconosciuto nell'A.C.I. o nella F.U.C.I. di allora. Il suo apostolato pratico quotidiano di cattolico egli lo conduce da isolato, da solitario. Quando, dopo il 25 luglio, esponenti reggiani lo invitano ad entrare nel partito di ispirazione cristiana, Dossetti rifiuta decisamente, anche perchè già ha la sensazione che non sì possa semplicemente riprendere le cose al punto in cui erano state interrotte dal fascismo, come se non fossero passati vent'anni, come se non occorresse tutto un ripensamento. Quel rifiuto gli permette, dopo l'8 settembre, di non essere sospettato dai tedeschi, di poter prendere le iniziative più singolari, cóme quella di riunire periodicamente e pubblicamente tutti gli uomini di Cavriago per organizzare ogni forma di assistenza. Ci vogliono tre mesi perchè il podestà del paese si accorga che l'assistenza serve solo ai perseguitati, e si deci da, ma sempre'senza sospetti, ad invitare Dossetti di smetterla. In montagna coi partigiani Il professorino, invece, viene messo alla testa — in una zona rossa, si noti —| prima del C.L.N. di zona, e pòi, dopo l'arresto di tutti 1 suol vecchi componenti, del C.L.N. provinciale. Continua per più di un anno a fare la spola fra Cavriago, Reggio e Modena, con la sua aria mite ed innocua, con la responsabilità di tutta la lotta partigiana nel Reggiano. Lo individuano solo nel febbraio del 1945, quando da alcuni giorni è salito in montagna fra le brigate combattenti, dove resterà Ano alla Liberazione, in attesa di tornare al suoi libri. Non tornerà tanto presto. Nei maggio '45, egli sente di dover rimanere al suo posto di presidente del C.L.N. per fare opera di moderazione e di giustizia contro gli eccessi; nell'agosto del '48, è lui ehe, al grande convegno del C.L.N. di Milano, si batte contro Sereni, Morandi, Lombardi; che blocca il tentativo d'una « Costituente », che difende lo Sta¬ ttpuPlstdtmdtdlsSvr<mmmGrguvmsvgNoersstt to tradizionale. « Quando di tanto in tanto — mi dice oggi, pensoso — ho il sospetto di una certa cristallizzazione del Paese, sento tutto li peso della responsabilità che mi assunsi allora, ma non c'era altra alternativa se non quella della sovietizzazione d'Italia ». Nel CL.N. Dossetti era stato il rappresentante della D.C., ma col partito ne prima nè dopo la Liberazione aveva avuto nulla a che fare: nel giro di qualche giorno, alla fine di luglio del '45, si trovò ad esserne uno del capi nazionali. Sorride nel rievocare quelle vicende delle quali dice di non rendersi ancora ben conto: < Un telegramma di Piccioni mi invita a partecipare al primo consiglio della D. C. a Roma; parto in macchina, a Grosseto ho un Incidente, mi ricoverano all'ospedale dove il giorno dopo ricevo la visita di un conterraneo, l'attuale arcivescovo ausiliare di Milano, mons. Pignedoll; sbalordito, sento da lui che il partito mi vuole designare alla vice-segreteria come < uomo del Nord»; a Roma ogni mia obiezione è vana e mi trovo eletto con Piccioni e Mattarella a collaborare con De Gasperi ». A 33 anni, quest'uomo nuovo alla politica si dedica al suo compito — non sarà inutile ricordarlo alla vigilia di queste elezioni — con una intensità ed una efficacia senza pari. Sul problema istituzionale fu forse Dossetti, per una esigenza di rinnovamento, l'uomo che più influì per ottenere dal congresso democristiano un voto per la Repubblica, un voto che — lo dimostrò l'esiguo scarto del plebiscito — fu probabilmente decisivo. Dopo il referendum, lasciata la vice-segreteria, Dossetti passò all'attività legislativa in sede di Commissione della Costituente, e sua fu la vittoriosa difesa dell'articolo sette. Nel 1948 « credeva che 11 suo compito fosse finito: 11 suo collegio emiliano lo''rimandò, invece, alla Camera con quarantacinquemlla voti di preferenza nel 1949; Je forze, specie giovanili, raggruppate attorno alle sue « Cronache sociali >, per poco non vinsero al congresso democristiano di Venezia contro tutte le altre correnti; nel 1950, di nuovo vicesegretario del partito con Gonella, otteneva nel giro di poche settimane l'approvazione della legge per la Cassa del Mezzogiorno, della legge per la Sila, della <Legge stralcio» Un anno dopo abbandonava ogni carica nel partito; due anni dopo rinunciava al mandato parlamentare. Ritorno al Vangelo Nell'affrontare 11 punto più delicato del suo lungo discorso, l'argomento sul quale ave va deciso, quattro anni addietro, di non parlare più, Dossetti si concentra, turbato; è evidente che solo il senso profondo di un dovere lo spinge a rivelare 1 motivi di un ritiro e di un ritorno. Gli è facile solo lo sgombrare il terreno dall'ipotesi, più frequentemente avanzata, che, cioè, il suo abbandono della vita pubblica fosse dovuto alla constatata impossibilità di affermare le sue idee in seno al suo partito. «E' vero, semmai, quasi il contrario — afferma — rischiavo ad ogni momento la rottura della Democrazia cristiana e mi accorgevo, al tempo etesso, di non avere strumenti, doti, mezzi adeguati alle possibilità che mi si offrivano, di non essere in grado di fornire i termini nuovi di un superamento». < Io non sono un politico — è quasi uno slogan che Dossetti mi ripete continuamente durante tutta la conversazione — veda Cronache Sociali: c'erano di buono certe intuizioni elementari come l'ispirazione alla repubblica, alla solidarietà popolare, ad una maggior dinamica economicosociale; ma c'erano poi tutte le incrostazioni libresche, culturali, gli equivoci di sinistrismo, le confusioni, il fatto stesso d'esser corrente, fazione, parte. < Io non sono un politico, questi erano 1 limiti miei e del miei. Il mio compito — mi convinsi — doveva essere un altro, quello di dedicarmi, in termini positivi ed a lungo termine, per il raggiungimento d'uno stadio più maturo da parte del mondo cattolico, per un futuro ceto cattolico, Un obiettivo che ha da esser raggiunto fuor di ogni complicazione Intellettualistica, nella pratica, nel costume, nella vita, che i cristiani ; devono' Intonare all'Evangelo, in se stesso, dine glossa. « Questo Impegno e il rinnovato ripudio della politica, mi sembrano non contraddire, ma conciliarsi perfettamente con la mia accettazione della candidatura alle elezioni amministrative, con l'impegno a servire Bologna, a realizzare un nuovo senso del convivio civico. Non mi considero uomo di parte: all'assemblea di lunedì mattina, ripeterò chiaro che io non sono iscritto nè intendo iscrivermi alla D.C., e che a maggior ragione non ci saranno gruppi a me più o meno vicini, e che, soprattutto, non ci saranno patteggiamenti a sinistra o a destra dello schieramento politico. Dossetti non sarà il sindaco di una qualsiasi maggioranza: sarà o 11 sindaco di Bologna, eletto per il successo del centro, o un consigliere di minoranza >. Sarà, quest'ultima, la parte che più Dossetti svilupperà lsbvadEqpfgcddvL lunedì mattina nel suo discorso all'assemblea — pubblica, in quanto sono stati Invitati 1 rappresentanti degli altri partiti e della stampa — del democristiani bolognesi. Egli risponderà inoltre a ogni quesito che gli sarà posto dai presenti, 1 quali dovranno Infine procedere, con voto segreto, a designarlo o no come candidato alla carica di sindaco. Sarà una Indicazione dal chiaro valore perchè proveniente direttamente dalla base: quanto al risultato, è pa¬ cussnDrsnsebad cifico prevedere fin d'ora una unanimità o quasi di consensi. L'assemblea di lunedì era stata fissata da una settimana; tre giorni addietro, anche Dozza ha deciso di convocare per domani una conferenzastampa e di illustrare ai giornalisti il programma comunista. Il sindaco sa il fatto suo, ed evidentemente ha pensato bene di correre alla parata, anticipando 11 primo < a fondo» di Dossetti. Giovanni Giovannini Il prof. Giuseppe Dossetti al suo tavolo di lavoro (Telef.)