L'autore della strage di Pontoglio avrebbe agito con uno o due complici

L'autore della strage di Pontoglio avrebbe agito con uno o due complici Inll è stata contestata l'accusa di "correità» in triplice omicidio L'autore della strage di Pontoglio avrebbe agito con uno o due complici Una donna ha detto di aver visto la notte del delitto li pregiudicato Morandini con due nomini» di cui ne riconobbe ano - La magistratura non è convinta che l'eccidio sia stato compiuto per furto - Indagini su tre crimini oscuri Brescia, 10 marzo. La confessione di Vitalino Morandini viene attentamente controllata dall'autorità giudiziaria. Questa mattina il giudice istruttore Gammarano lo ha interrogato per due ore nel carcere di Brescia. Si presume che 0 detenuto abbia confermato la versione data la notte di venerdì, poche ore dopo il suo arresto. Dopo l'interrogatorio ti magistrato ha convocato nel suo ufficio U giovane Alessandro Breno, unico superstite della famiglia sterminata, e gli ha mostrato un anello d'oro con un piccolo brillante, che era stato rinvenuto in casa della mondana Franca Ganianini, assiduamente frequentata dal Morandini. Con commozione il giovanotto ha riconosciuto in esso l'anello che il padre era solito portare ai dito. Il sopraluogo nella casa del delitto, che si riteneva Denisse eseguito oggi alla presenza dell'accusato, è stato rimandato di qualche giorno: questo pomeriggio il giudice Gammarano si è limitato a com- (Dal nostro inviato speciale) 'piere una nuova ispezione nel a 'd'alloggio dei Breno e a inter¬ rogare l'oste Raccagni. All'osteria Raccagni, una settimana dopo il delitto, capitò Vitalino Morandini: in paese si svolgeva l'inchiesta per scoprire l'autore dell'eccidio, i giornali ne parlavano ampiamente, l'osteria era gremita di avventori, di carabinieri, di poliziotti; e tutti non parlavano che del delitto. Il Morandini si uni ai commenti degli avventori; scuotendo la testa disse: «Ah, quello R non lo troveranno. E' troppo furbo: ormai chissà dov'è andato a cacciarsi ». Non era un uomo furbo, come si è visto. A 19 anni si prese la prima condanna a un mese di carcere per un furtereUo di bestiame; poco tempo dopo, per un furto più grave, ebbe due anni di reclusione. Nel '46 rapinò un suo cugino, Giovanni Morandini, e fu condannato a quattro anni, che nel prò cesso di appello ebbe aumentati a sei. Nel carcere di Bergamo fu per vari mesi compagno di cella di Vincenzo Volsi, « ci soldatù » Nessun dubbio, dagli elementi di cui l'autorità giudi- ziaria oggi è in possesso, che la confessione resa al giudice istruttore risponda, almeno nelle parti essenziali, a verità, e che egli sia effettivamente l'uccisore di Cesare Breno, di sua moglie Colombina Vignane e della loro figlia Emilia. Una attenta analisi della confessione ha però rivelato alcuni punti deboli. Vitalino'Morandini ha affermato di avere agito da solo. Questo potrebbe esser vero nel. la parte strettamente esecutiva della strage, ma non in quella preparatoria.. L'autorità giudiziaria ritiene che egli abbia avuto almeno un complice: e infatti l'accusa contestatagli nel mandato di cattura 6 di correità in triplice omicidio. Il convincimento dell'esistenza di un complice è avvalorato da varie induzioni, e anche dalla testimonianza di una donna che abita in via Montonate, la quale afferma d'averlo visto passare, la notte del delitto, insieme con altre due persone, di cui ne riconobbe una. Nella sua confessione il Morandini ha dichiarato d'avere agito a scopo di furto. L'autorità giudiziaria non crede al furto come movente. Nel negozio c'erano quattrini e tabacchi, che non furono toccati. Perchè salire nell'alloggio dove dormivano tre persone di cui una armata e facile'a sparare t II movente sarebbe un altro: o la sottrazione di un documento che qualcuno avesse interesse a far sparire, o l'incarico preciso di sterminare la famiglia su ordine di un misterioso mandante e per una misteriosa vendetta. Ipotesi tuttora vaghe, e che l'autorità giudiziaria sta controllando. E così sta pure controllando un possibile rapporto fra Vitalino Morandini e tre oscuri episodi avvenuti alla fine dello scorso anno nel Bergamasco. Si è già accennato all'incendio di Adrara San Martino, il 20 novembre 1955, nel quale persero la vita la vedova Maria Valtulini e la nuora Angela Tiraboschi col figlioletto Fausto. Un mese dopo a Grone, sempre nella stessa zona, vennero uccisi, a colpi di piccone, i coniugi Battista g Caterina Oberti. Movente: il furto. Del delitto sono stati accusati una sorella e un nipote di Battista Oberti. Presso là casa delle vittime fu scoperto un sasso infilato in una calza, che tut¬ tavia non fu adoperato. I Breno vennero uccisi da un sasso infilato in una federa da cuscino. E infine, qualche settimana fa, in fondo a un burrone, è stato trovato il cadavere sfracellato di Giovanni Morandini. La morte fu attribuita a disgrazia. Ma dal cadavere era sparito il portafogli, e Giovanni Morandini era cugino di Vitalino Morandini, quel cugino che questi nel '46 aveva rapinato e per il quale reato era stato condannato. Giuseppe Faraci

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