Un pregiudicato è l'autore dell'eccidio nella tabaccheria

Un pregiudicato è l'autore dell'eccidio nella tabaccheria Padre, madre e figlia massacrati a colpi «fi pietra Un pregiudicato è l'autore dell'eccidio nella tabaccheria Scoperto dopo 45 giorni, l'assassino ha confessato: "Colpii prima l'uomo, poi sua moglie e la ragazza,, - Come si giunse all'identificazione - Il delitto fu compiuto per rapina: il bottino fu di mezzo milione in danaro e gioielli - Il criminale colpevole di altri delitti? (Dal nostro inviato speciale) Brescia, 9 marzo. Vitalino Morandini di Battista, nato 40 anni fa ad Adrara San Rocco in provincia di Bergamo, pregiudicato per furti e rapina, disoccupato, senza fissa dimora: questo è il nome e questa c la personalità di colui che la notte del 23 gennaio scorso, a Pontoglio, uccise Cesare Breno, sua moglie Colombina Vignoni, e la loro figlia Emilia. L'arresto di Vitalino Morandini è avvenuto ieri sera alle 22. Nel pomeriggio i carabinieri hanno perquisito la sua camera in via Montonale 26 a Pontoglio; hanno trovato la prova che egli era l'autore dell'eccidio; alle 20 il giudice istruttore ha firmato il mandato di cattura; due ore dopo, a Pontoglio, quasi davanti alla casa dei Breno, è avvenuto il suo arresto. E' stato luì stesso a farsi scoprire, l'incubo da cui era perseguitato lo ha tradito. Vitalino Morandini aveva una relazione con una donna di Brescia: Franca Camanini vedova Leali, abitante in via Borgondio, presso la quale egli ha trascorso le settimane che precedono e seguono il delitto. La mattina del 23 gennaio il Morandini si presentò sconvolto alla Camanini; disse che gli era morto un parente. Ma da quel giorno il suo umore divenne tetro e irritabile, dalla depressione passava facilmente all'ira. Aveva frequenti incubi notturni. Si mise a detestare il rosso, il colore del molto sangue da lui sparso, pretese che la donna allontanasse da casa ogni oggetto di color rosso. L'ossessione da cui era dominato lo stringeva sempre di più. Egli non faceva che parlare della strage di Pontoglio. Il pretesto era verosimile: aveva conosciuto i Breno, abitava nelle loro vicinanze. Ma dell'eccidio non parlava soltanto con la Camanini. Temeva la solitudine, e si circondava di numerose comitive di amici nell'osteria da lui frequentata a Brescia. A tutti offriva largamente da bere, e poi si metteva a parlare della strage di Pontoglio. Tanta insistenza, tanta ricchezza di particolari, una cosi minuziosa ricostruzione del triplice delitto, a qualcuno sembrarono strane e finirono per diventare sospette. L'eco dei suoi racconti giunse facilmente alle orecchie della polizia. Fu seguita, forse con inizialo scetticismo, anche quest'altra pista. Giovedì lu marzo, mandato di cattura contro Vincenzo Volsi, al quale viene data ampia pubblicità, e contemporaneamente carabinieri e polizia si recano a Pontoglio a interrogare la zia di Vitalino Morandini. Essi apprendono che egli va saltuariamente nella camera da lui tenuta in affitto; che vi era stato visto il 21 e il 22 gennaio; che la notte del 23 e fin quasi al mattino era stata notata la luce accesa: che dopo di allora egli vi era tornato ogni settimana. Attorno a lui, a Brescia, fu disposta un'adeguata sorveglianza; altri particolari vennero raccolti. Ieri fu presa la rlnL1 ;H mprIarabinieri si recarono al pom riggio a Pontoglio, forzarono la porta Jella camera del Morandini e la perquisirono. Furono trovate due borse nuove, di quelle usate dagli scolari, con ancora attaccato il ar'ellino del prezzo. In una di esse c'era un paio di calzoni. 'Iostrale alla signora Giuseppina Vignoni, ella riconobbe nei cartellini la grafìa della cognata ì mColombina. e riconobbe pure calzoni come apparteneiui Cesare Breno. Questa era la piova cercata Ora occorreva agire con pron- 1ctnlsdhU si erano momentaneamen-l tezza. Il giudice istruttore non; esitò a firmare il mandato ti cettura. Ma di Vitalino Moran-I te perse le tracce. Presso la Camanini non c'era. Però la donna riferì di aver saputo la luì stesso che egli quella sera contava di recarsi a Pontoglio. Esattissimo. Infatti egli fu rintracciato proprio mentre acquistava in piazza Vittoria 'I biglietto della corriera. Carabinieri furono immediatamente spediti al paese, altri seguirono la corriera partita da Brescia. Egli fu visto salire, ma non era quello il momento di arrestarlo. Vitalino Morandini scese a Palazzolo, che dista qualche chilometro da Pontoglio. Non volle fare la strada a piedi, e chiese un passaggio su una macchina. Alle ore 22 la macchina fermò in largo Diaz, quasi davanti alla casa dei Breno. Egli si guardò attorno e si avviò per via Montonale. Due carabinieri lo seguirono, altri due gli andarono incontro. Quan- go si vide nella trappola, ab- bozzo un tentativo di fuga, ma pistole e mitra puntati lo ri- condus^oanaragione. Si la-sciò ammanettare docilmente Un'ora dopo il giudice istruttore Cammarano, alla presenza del questore e del comandante dei carabinieri, ha cominciato a interrogarlo. < Lo sapete cosa volete da me, è inutile interrogarmi », è stata la sua risposta. A lungo rifiutò di parlare, poi negò di essere l'autore della strage. Gli mostrarono le borse e i calzoni sequestrati nella sua camera. < I calzoni sono miei, le borse no », disse. Gli furono fatti indossare i calzoni. Gli erano larghi e lunghi. Egli è smilzo e Piccolino, al contrario di Breno. Alle tre di notte gridò: «Ma si, dirò tutto. Però soltanto al giudice istruttore ». Usciti gli altri, Vitalino Morandini fece con voce gelida, indifferente, come narrando un fatto commesso da altri, il racconto della sua impresa terrificante. « Avevo bisogno di quattrini, pensai di prenderli nel negozio di Breno. Conoscevo la casa per aver lavorato nell'osteria Raccagni. La notte del 23 penetrai nel cortile dal retro che guarda verso la roggia. Attraverso il finestrino entrai in cucina. Andai nel negozio, ma non riuscii a trovare i quattrini. Allora salii al primo piano, entrai in camera dei Breno, cominciai a frugare nel cassettone. Cesare si svogliò; sapendo che era armato, gli balzai addosso e lo colpii alla teste con una grossa pietra avvolta in uno straccio che avevo portato con me. Al rumore si svegliò anche la moglie e si mise a gridare. Colpii anche lei. Intento nella camera attigua si era svegliate anche la figlia e aveva acceso la luce. Mi precipitai da lei, e la colpii mentre era ancora a letto. Ormai non capivo più nulla. Tornai nell'altra camera dove la madre gemeva, e la finii. Ma alle mie spalle scpraggiunse la figlia, barcollan te, che urlando si slanciò alla finestra e la aprì. Per tirarla indietro mi rimasero fra le mani 1 calzoni del suo pigiama. La colpii alla nuca, e finalmente tacque ». Vitalino Morandini ha aggiunto d'aver arraffato in un cassetto denaro e gioielli (200 mila dell'uno e per 800 mila degli altri) che chiuse in una delle due borse. Usci dal portone, buttò nella roggia la pietra (che però non.è stata tro- llllllllllllllllllllllllllllllllllllllillllllillllllllllll vata), si recò a casa, si cambiò d'abito, e al mattino prese la prima corriera, per Brescia. "Dopo la confessione, chiuso in camera di sicurezza, si è addormentato, e ha dormito placidamente. La confessione era stata forse la liberazione dagli incubi che da quella tragica notte avvelenavano il suo sonno. La sua confessione naturalmente viene sottoposta alla convalida delle prove obiettive. Alle borse si sono aggiun¬ ti altri oggetti pure apparte. nenti ai Bre rinvenuti neI. la perquisizione eseguita oggi in casa dJ Franca Camanini. Domani verrà forse compiuto, lui presente, un sopraluogo nella casa dei Breno. Si affaccia intanto un-altro interrogativo. Il 20 novembre dell'anno scorso in uh incendio trovarono la morte Maria Falconi vedova Valtulini, di 63 anni; la nuora Angela Tiraboschi, di 33, e suo figlio Fauste, di 5, ad Adrara San Martino presso Bergamo, oi disse a suo tempo che l'incendio era stato appiccato da un ladro sorpreso a rubare, ma esso non venne scoperto. Adrara S. Martino è a pochi chilometri da Adrara S. Rocco, il paese natele di Vitalino Morandini dove risiedono ancora dei parenti. L'autorità giudiziaria ora controllerà se egli non sia autore anche di quell'altro sterminio. Giuseppe Faraci Vitalino Morandini (Telef.)