Retroscena del 25 luglio

Retroscena del 25 luglio IL PROCESSO GALBlATi-TEOilQRANl Retroscena del 25 luglio Un maggiore dell'esercito arringava la folla da un balcone - "Perchè non lo metti dentro?,, domandò un gerarca al capo della Milizia - Galbiati gli offri una caramella con gesto di rassegnazione (Dal nostro inviato speciale^ Milano, 7 marzo. Non c'è pace tra i fedelissimi di Mussolini. Ancora stamane il presidente del Tribunale di Milano, dott. Jodice, ha esortato invano le parti a trovare un accordo in questa sciagurata bega di famiglia. Vanni Teodorani, nipote del duce e direttore dell'Asso di bastoni, accusa di pusillanimità e di inettitudine l'antico capo della milizia, Enzo Galbiati, per non avere < fatto qualcosa » il 25 luglio per liberare Mussolini dalle mani di Badoglio. Galbiati si querela per diffamazio-; ne e dichiara che in Roma erano poche e male armate le camicie nere, e destinate al massacro se avessero tentato di sfidare il corso degli avvenimenti. Il processo è giunto faticosamente alla quarta giornata. Alcuni testi sono stati cancellati dalla lista di comune accordo: Giuseppe Bottai, l'exsegretario di Mussolini De Cesare, Falcone Lucifero, De Marzio e De Marsico. Risultano ammalati i generali Cerlca, Carboni e Zanussi; anche Dino Alfieri sembra non potrà presentarsi. Rimangono la comparse, alcune delle quali hanno rievocato stamane, nel corso di una vivace seduta, la giornata del 25 luglio e 1 suoi tragicomici retroscena, c La città era in subbuglio: ricordo — dice il dott. Alessandro Paladini, generale medico della MVSN — che quel pomeriggio passando davanti a Palazzo Venezia vidi piovere dallo storico palazzo quadri e fotografie... Mi precipitai da Galbiati; questi si stupì e mi invitò ad andare per Roma a cercare notizie sulla sorte di Mussolini. Ritornai più tardi al comando della MVSN, più agitato che mai; dissi _ Galbiati di avere visto un maggiore dell'esercito che arringava la folla dal balcone del Messaggero. < Bisogna fare qualcosa >, insistei. Entrò in quel momento il sottocapo di S. M. della milizia, Contlcelli, che, udito il discorso, si rivolse a Galbiati cosi: c Perchè non lo metti dentro? E' un esal tato». Galbiati — continua il teste — ebbe un gesto di rassegnazione; tirò fuori dal cas setto una caramella e me la offrì... >. Crollava un mondo, incominciava il crepuscolo degli dei, e Galbiati a chi gli chiedeva di snudare il pugnale regalava mentine dissetanti: questo proprio non va giù al Paladini, c E' probabile che nel mio cassetto tenessi qualche caramella e sigarette; andavo molto in giro per gli ospedali, a trovare ammalati e feriti >, ammette l'ex-capo della milìzia, chiamato a confronto con il suo antico gregario. I due uomini si guardano con atteggiamento di sfida; un'ombra di tristezza c'è nel volto di Galbiati, il Paladini appare invece raggiante per avere scoperto l'ex-gerarca con le mani nel cassetto delle caramelle. < Ma insomma, che cosa avrebbe dovuto fare Galbiati quel giorno? », chiede il presidente ad un altro teste, Giorgio Pucci, un uomo tarchiato, spalle e mascelle robuste, insegnante di ginnastica ed ex-capo della < squadra presidenziale > di Palazzo Venezia.' < Secondo me avrebbe dovuto far suonare le sirene d'allarme, mobilitare la contraerea, ordinare la marcia su Roma della divisione « M » accasermata alle porte della capitale...'», spiega il teste. Tale progetto non doveva essere apparso molto ben fondato se — come si apprende — il generale Conticelli strabiliò nell'udirlo e definì il Pucci < un agente provocatore >. < La milizia è agli ordini del re e della patria», sembrano essere state le parole con cui Galbiati accolse la notizia dell'arresto di Mussolini. Si capisce come, alcuni mesi dopo, negli ambienti della repubblica di Salò un uomo tanto prudente si sia sentito a disagio. c II duce — testimonia un gerarca di quei tristi mesi, Franz Pagliani — diceva che Galbiati non aveva fatto nulla per prevenire il colpo di Stato. < Per me, ripeteva, è un uomo morto >. c Ignorarlo >, ordinò- poi Mussolini quando Galbiati, sulla fine del '44, as salito non si sa come dalla nostalgia degli stivaloni e dei teschi cuciti sul maglione nero, presentò domanda di iscrizione al PFR. Così testimonia il signor Giuseppe Battifoglia. capo dell'ufficio disciplina del tempo del fascismo lacustre, mentre il signor Giuseppe Pizzirani, vice-segretario del partito di Salò, conferma che Mussolini .gli confidava spesso il suo disappunto per la condotta del Galbiati nell'ora cruciale. Il processo continuerà 'unedì. Nel corso dell'udiev.. i di stamane i difensori di Te 18rani hanno spesso punzecchiato il Galbiati, definendolo < il generale delle caramelle >. Scuro in volto, l'ex-capo della milizia non ha reagito: soltanto quando uno dei suoi ex-gregari gli ha rinfacciato di non avere ordinato alle camicie nere di marciare su Roma, Galbiati con voce tonante ha ripetuto la parola d'ordine che lanciò in quei giorni: «Non provocate, rispondete con il fuoco al fuoco ». < Per fortuna — egli mormora tornando a sedere accanto al suo avvocato —, per fortuna non mi obbedirono, se no chissà che carneficina »

Luoghi citati: Milano, Roma, Salò, Venezia