L'operaio che gettò i figli dal ponte giorni fa era andato da un psichiatra di Gigi Ghirotti

L'operaio che gettò i figli dal ponte giorni fa era andato da un psichiatra Oggi i funcrati religioni delie quattro vittime di Bussano L'operaio che gettò i figli dal ponte giorni fa era andato da un psichiatra Roberto Mattinato soffriva da anni dì crisi nervose che si rìacutizzavano a primavera e temeva che i bambini fossero affetti del suo male - Le sue condizioni non erano sembrate allarmanti - Il pianto disperato della moglie: «Sei sempre stato buono con me, ti perdono...» (Dal nostro inviato speciale) Vicenza, 24 febbraio. Quattro macchie scure nel letto argenteo del Brenta. 1 bassancsi, affacciati a centinaia oggi al parapetto del Ponte della Vittoria — in vista del piùcelebre e vetusto ponte del < baiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiii cin d'amore » — osservavano in silenzio quelle orme scure disegnate sul greto sassoso: sporgendosi da questo parapetto, l'operaio Roberto MartinatOj di 38 anni, ha ieri scagliato tutte le sue creature nel greto sottostante, prima le due figliolette Roberta, di 8 anni, Rosanna di 6, e poi egli stesso si è lanciato senza un grido, tenendo tra le braccia il piccolo Oreste di un anno e mezzo. Sono morti tutti e quattro, Rosanna sul colpo, il padre appena giunto all'ospedale, Robcrtina poco dopo mezzogiorno. Oreste, precipitato sopra il corpo del padre, respirò fino alle 13,15. I medici sperarono che quella- fiammella non si spegnesse, la- madre Maria Caterina Bonotto, era giunta in tempo al lettino del suo piccino per alitargli sul volto un disperato anelito di vita. Ma nemmeno Orcstino riaprì gli occhi. Sua madre rimase a lungo seduta accanto a lìti. Poi volle scendere nella cella mortuaria, dove sui tavoli di marmo erano già composte le salme delle due bimbe e del marito. Non pianse, e questo dolore che la impietriva sembrò agli astanti presagio di una nuova tragedia. Maria Caterina aveva davanti a sè la sua famiglia distrutta: ma sembrava non vedere la morte su quei volti, parlava quietamente ora con uno, ora con l'altro dei suoi figli; al marito disse parole dolci, non di rimprovero: « Sei sempre stato buono con me. Ti perdono-*. Poi mormorò: < Quattro bare... quattro bare...». La portarono a casa. Non pianse nemmeno quando fu l'ora della preghiera della sera, che ella era solita recitare con i tre figlioletti accanto, in cucina, primo di condurli n dormire. I familiari temevano di perdere anche lei: non era forse troppo grande per il cuore di una mamma questa tragedia t Ma oggi, ora per ora, Caterina Bonotto ha riacquistato angosciosa memoria e coscienza degli affetti perduti. Erano le otto. < Roberta, allora, non andrà alla Prima Comunione t », domandò. Poco più tardi l'accompagnarono alla cappella dell'ospedale, dove un cugino sacerdote, don Andrea Battaglia, celebrò una Messa per le sue creature. Caterina Bonotto lo ringraziò e insieme scesero a rivedere quelle quattro salme. « Aspettate la vostra mamma — ripeteva la donna guardando i suoi tre figli in abito candido, con mazzi di fiori bianchi tra le mani giunte — aspettate la vostra mamma... ricomporremo la famiglia lassù*. Tornata a ca¬ sa, questa dolce Berenità si disciolse in un lungo pianto sommesso, e questo fu il segno che la donna aveva ritrovato nello sgomento del dramma il coraggio di riconoscere la realtà. Roberto Martinato non aveva ragioyii di lamentarsi della vita. Caterina e Roberto vivevano, sposi a/ticora amorosi e felici dopo nove anni di matrimonio, in un appartamentino ricavato nella torre civica di Bassano. Ma presto, in primavera, avrebbero traslocato in una casetta che ì suoceri andavano alzando a poche centinaia di passi nel cuore della città. Anche nel lavoro il giovane operaio non aveva che soddisfazioni e riconoscimenti. Proprio qualche settimana fa la sua ditta lo aveva promosso capo reparto; la busta paga era migliorata. Non c'erano preoccupazioni né vicino ne lontane; i figlioli sani e intelligenti, i parenti pieni di premure per la giovane famiglia che cresceva. Eppure qualche cosa si nascondeva nelle oscure profondità del sangue, in Roberto Martinato. Negli anni scorsi, all'aprirsi della primavera, lo vedevano spesso con gli occhi imbambolati, assorto, l'umore irrequieto. Oggi, quando sul letto di morte gli hanno sciolto gli abiti, gli hanno scoperto sotto il corsetto, ben cucita dalla parte del cuore, una piccola medaglia di Santa Rita, la € Santa degl'Impossibili», come la agiografia popolare l'ha definita. Era a Santa Rita che i coniugi Martinato ogni anno si rivolgevano perchè fugasse i tenebrosi ricorsi di un male inafferrabile e segreto. Nei giorni passati Caterina e Roberto avevano avvertito senza dubbio l'avvicinarsi di questa cupa primavera del sangue; entrambi si recarono a Vicenza per una visita neuropsichiatrica. Un valoroso specialista, il prof. Carboniero, compì gli esami del caso e diagnosticò: «.Sindrome depressiva»; prescrisse le cure necessarie, raccomandò di non sottovalutare ogni manifestazione di anormalità. Forse in futuro ci sarebbe stato bisogno di qualche applicazione più energica, ma per il momento si limitò a regi¬ aiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiM i l a i i e i a l i e r ¬ strare: «Condizioni non preoccupanti ». Ritornati a Bassano, i due sposi non trascurarono alcuna prescrizione medica. Ma soprattutto rinnovarono i loro voti alla Santa cui confidavano le segrete angosce. Ogni mattina, in ginocchio davanti al letto, recitavano la novena a Santa Rita. Ciò che sgomentava il Martinato era il rapido finire dell'inverno, il riaffiorare dei colori dei prati sotto la coltre di neve. Il suo male lo tormentava di ora in ora sempre più. Il suo mutismo diventava sempre più inquietante. I figlioli che gli giocavano. intorno o sulle ginocchia non lo rallegravano più. Forse nei loro sguardi egli coglieva l'ombra del suo stesso male. Ieri verso le 11, quando chiese a Caterina di rivestire a festa i suoi bimbi per portarli ad una passeggiata, quando nel salutare la moglie la stri7ise forte e la baciò, la povera donna ebbe una stretta al cuore. Anche Roberta, la maggiore, appariva inquieta e sembrava convinta di qtwll'improvviso mutare di umore nel papà e noti voleva staccarsi dalla madre. Ma Roberto Martinato insistette: si avviarono tutti e quattro verso il tragico ponte. Era un mattino diaccio, ma c'era un bel sole che rischiarava le montagne La mente dello sventurato era già perduta. Aspettò vicino alla spalletta che il ponte si facesse deserto. Poi, fulmineo, ghermì le due piccole e le sbalzò oltre il parapetto: precipitarono insieme. Poi, prima che un barcaiolo del Brenta poco discosto avesse il tempo di chiamare al soccorso, egli stesso con Orazio in braccio scavalcò il parapetto e si lasciò precipitare. Nient'altro che la follia può spiegare questo gesto. Il vescovo di Vicenza, mons. Zinato, ha reso oggi una visita di conforto alla sventurata iiedova e ne ha raccolto le lacrime pietose. Il presule ha pienamente riconosciuto le ragioni profonde e morbose di questo dramma e ha concesso i funerali religiosi che si svolgcianno domattina partendo dall'ospedale civile. Gigi Ghirotti Miiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiii Maria Caterina Bonotto, madre dei tre bimbi uccisi (Tel.)

Luoghi citati: Bassano, Vicenza